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La riforma Caravaggio

Creato il 25 aprile 2012 da Simodisordina @simodisordina

La riforma CaravaggioNegl’ultimi 20 anni in Italia si sono autegenerate due categorie politiche tipiche della presunta democrazia americanbritish che, in salsa mediterranea, sono ancora peggio del modello base. Sto parlando di  riformisti e conservatori. In Italia la variante è che tutti si autodefiniscono riformisti e quelli che la pensano diversamente sono i conservatori. Quindi sono tutti riformisti. Hanno fatto pure un giornale che si chiamava il Riformista e che simbolicamente chiude in questi giorni dopo avere venduto 10 copie in 10 anni e beccato tanti milioncini di fondi pubblici per l’editoria. In 20 anni tutti i principali politici italiani hanno così voluto firmare almeno una riforma: la Gelimini, la Gelmini, la Moratti, la Moratti, Berlinguer, la Berlinguer, solo restando nel settore della formazione. Queste tre, andando al succo, sono delle riforme tutte uguali, spesso fatte tanto per fare qualcosa, non c’era e non c’è un progetto. Dico io, se tu centro destra dopo che hai fatto la riforma Moratti 5 anni prima, vieni rieletto e fai la Gelmini significa davvero che hai le idee poco chiare sul concetto di riformismo (un po’ alla cazzo di cane?). Le cose però stanno cambiando lo stesso. il Governo Monti sta mettendo in campo una svolta netta ed epocale, nel senso che molte famiglie se la ricorderanno per decenni. Con questa svolta si sta toccando, cioè demolendo dei diritti acquisiti dopo anni di lotte, concertazione e confronto poltico. Ma questi diritti vengono raccontati dai riformisti de noartri come un retaggio dell’era delle ideologie e dello spreco, della corruzione e non vanno più bene. Così oggi chi difende questi diritti è un conservatore, un infame, un traditore della patria, dello spirito europeo… insomma non è un riformista. Ma facciammo un esempio. Se io ho un Caravaggio messo male, con la pittura che si stacca dalla tela devo darmi subito da fare per conservarlo, restaurarlo, metterlo a posto, renderlo bello come quando il maestro diede la sua ultima pennellata. Così, anzichè pensare, ad esempio, allo statuto dei lavoratori come a un retaggio del passato si potrebbe pensarlo e trattarlo come si tratta un Caravaggio, averne cura. La politica deve essere cura delle cose e non cambiamento costante in nome di un’idea di progresso soltanto economico e non civile, sociale, culturale. Avere cura significa identificare per ogni problema piccolo o grande una soluzione inerente, adatta, azzeccata e per far questo non sempre si deve esclusivamente cambiare e nemmeno esclusivamente conservare. Si deve osare con la possibilità di fare la cosa giusta che spesso è la più semplice. Tipo: per risolvere il problema del lavoro per i giovani non ha senso incentivare ulteriormente la flessibilità per rendere più facile licenziare i pochi che lavorano e hanno dei diritti. Mi sembra una via un po’ tortuosa, non sarebbe più semplice invece pensare a un reddito di formazione che abbia cura, appunto, dei giovani studenti e lavoratori sino a che non trovano una sistemazione più stabile? Mi sembra che questa sia una buona riforma per la quale chiunque sarebbe bollato da tanti riformisti come un infame conservatore, un amico dello spread, tuttavia, nonostante ciò, io la chiamerei la riforma Caravaggio.


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