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La risposta è "salire"

Creato il 09 giugno 2013 da Bruno

La risposta è
Giovane: - Ciao Mondart, brutto tempo per la montagna quest' anno.
Mondart: - Speriamo che cambi. Per fortuna un vecchio amico mi ha voluto con sè a gestire un rifugio in alta montagna: una forma interessante, una sorta di autogestione di gruppo di una casa-rifugio che altrimenti sarebbe destinata a chiudere. Il gestore non ce la fa più a starci dentro, e il proprietario non può più esigere l' alto affitto che chiedeva anni fa. Così si è pensato di riunire una decina di persone che hanno lavorato nel turismo ma ormai non hanno più alcuna alternativa, anche data l' età, e gestircelo noi. E questa è una delle cose più positive ed entusiasmanti.
Ma gli aspetti interessanti sono molteplici: il fatto di potersi autogestire i tempi e dividere gli incarichi per esempio, eliminando la monotonia e ripetitività del lavoro come oggi concepito; il fatto di affrontare insieme tutta l' organizzazione, prendendoci carico sia della manutenzione dello stabile, che della cucina, che dell' animazione per i bambini, che di organizzare il soggiorno in genere ai gruppi ospiti. Insomma l' idea mi piace, speriamo bene.
G: - Certo, sarebbe un bello standard da adottare anche qui in generale, visto l' andazzo e le prospettive attuali. A proposito, penso di aver trovato la risposta al quesito con cui ci siamo lasciati l' ultima volta, sul perchè un gatto oggi sta meglio dell' uomo. Il fatto è che il gatto "fa" il gatto nella sua più ampia potenzialità concessagli dalla sua natura; l' uomo invece applica forse il 10% della sua potenziale completezza. Che ne pensi ?
M: - Bravo. E si risolverebbe anche l' annoso problema del sistema: se l' uomo cominciasse a pensare in tutto e per tutto come nel piccolo esempio fatto sopra, ecco che il sistema comincerebbe automaticamente a cambiare forma da solo. Al rifugio saremo solo una decina di persone a lavorare, ma è la mentalità che ci unisce ad essere diversa. Niente mansioni fisse e sempre uguali, ma intercambiabilità dei ruoli, nel rispetto della competenza a svolgerli e delle personali attitudini. E allora le cose si fanno con tutt' altro spirito. E se non si avrà il massimo della "produttività" estraibile dall' insieme chissenefrega, se posso estrarre il massimo in termini di umanità, reciproco rispetto, gioia di stare insieme e di lavorare in modo finalmente gratificante.

G: - Magari si cominciasse a ripensare un po' tutto con questa mentalità !
Se l' uomo riuscisse ad abbandonare l' attaccamento per l' accumulo di denaro, per l' ostentazione di uno status, per beni materiali spesso inutili, sovrabbondanti, il cui impiego effettivo è poi impossibilitato proprio dalla mancanza di tempo impiegato a produrli, potrebbe godere di meno cose ma usate meglio, di più tempo per vivere e pensare, più tempo per godere dello stare insieme, più tempo da dedicare ai contatti, ai rapporti, allo spirito.
M: - Già ... In montagna si è quasi automaticamente portati a sentire maggiormente anche la nostra parte spirituale, ad essere più in contatto con l' anima, in un certo senso. Senti che tra te e il cielo c'è un legame più profondo, e al tempo stesso tra te e gli altri. Non c'è paragone tra il tipo di falsa socialità che si instaura su una affollata spiaggia al mare, dove il fastidio reciproco è il sentimento che domina, e la solidarietà che si instaura in una faticosa camminata in montagna. Puoi avere pareri diversi, ma ne discuti con calma: anche per risparmiare il fiato, ma soprattutto perchè accomunati nel raggiungimento di un' unica meta. E' quello l' elemento principale a dar coesione al gruppo. E una volta arrivato in vetta come ci si accontenta di quel poco che è immenso: la soddisfazione del cammino svolto, la solidarietà nella comune stanchezza, un panorama terso, un panino e un bicchiere di vino ... Mai si litiga in tale contesto, mai c'è stizza in un gesto, mai c'è insoddisfazione.
G: - Mondart, ma per te cos'è esattamente l' anima, il divino ?
M: - Il sentire la massima corrispondenza, la massima empatia tra il "me" e il "fuori di me". Poco importa che si chiami Cristo, o Buddha, o qualunque nome gli si voglia dare. Io penso che siano tutti termini usati per esprimere la stessa cosa, peraltro molto difficile da esprimere a parole, ma molto facile da "sentire" se si riesce a mettersi nella giusta lunghezza d' onda. Lo percepisci guardando un panorama, conversando amorevolmente e senza sotterfugi con l' altra persona, creando qualcosa con le tue mani. La magia massima di questa unione la intuisci proprio nella creatività, nell' amore, nel dialogo sincero con l'altro. Tutto il resto, i troppi rumori di fondo, i comandi imperiosi, i rapporti interessati, il dialogo falso e ambiguo, la mancanza di sincerità non fanno che uccidere l' anima. E prima o poi portare inevitabilmente alla separazione, come sempre avviene in tali contesti.
G: - Quindi quel denominatore comune di cui parli spesso ?
M: - Esatto. Se c'è non hai bisogno di dargli un nome, lo senti e basta. Senza quello puoi fare gesti ripetitivi, puoi certo "lavorare" come oggi comunemente si intende, puoi certo "vivere" come oggi comunemente si intende. Ma non potrai mai costruire qualcosa di bello, mai arrivare a sentire quella creatività, quell' intensità di fusione tra te e lo spazio attorno, tra te e la persona che ami, tra te e l' opera che stai costruendo, tra te e l' amico sincero con cui ti stai confidando.
E una cosa preziosa, l' unica per cui valga davvero la pena di battersi, l' unica che vada costantemente difesa dai mille imbecilli che vorrebbero togliertela in centomila modi.
G: - Certo non è facile nel mondo di oggi ...
M: - Per niente. Chi arriva a goderne può chiamarsi davvero vivo e fortunato. In oggi maggioranza siamo tutti zombie, automi che "clic" schiacci un interruttore e corrono di quà, "clic" ne schiacci un altro e corrono in direzione opposta. E parliamo di bottoni mentali, come sempre.
Ed ecco che torniamo ancora a parlare di quel "centro di gravità" che solo può dare la VERA LIBERTA', la coerenza con se stessi, il costruire su basi di rapporto paritetico e reciproco rispetto.
Solo così si potrà non esser mai schiavi di nessuno. Solo così potranno cadere i muri mentali che ci imprigionano. E adesso dàì, alza il medio e saluta Zimbardo, che noi andiamo a farci una bella camminata in montagna.


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