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LA RIVOLUZIONE GIOIOSA (un QUASI manifesto).

Creato il 22 giugno 2011 da Nina
Io ascolto Life Gate, dal web. Si non c'ho la radio, ecco. Oggi quando ho aperto la pagina mi è caduto l'occhio su un articolo che si intitola "La rivoluzione gioiosa". Parla di Patch Adams e in sè per sè, premetto, non c'entra una beamatissima ceppa con quello che sto per scrivere. Però è stato il LA, diciamo così, la nota che ha smosso e portato a galla quello che in me si agitava da tempo. Soprattutto questa frase:
"Empatia, compassione e generosità, ecco la ricetta per cambiare il mondo ".
Vengo al dunque che sennò mi perdo da sola oggi, già lo so.
In questo blog parlo di infertilità (mavààà) e raccolgo le esperienze di donne che, come me, ci fanno o ci hanno fatto i conti. Tocco temi delicati, affronto questioni che spesso sono intime e personali in modo aperto e pubblico, invito e coinvolgo chi mi legge a confrontarsi e condividere. Sono cose di cui difficilmente si parla: infertilità, fecondazione assistita e tutto quel che comporta vivere sulla propria pelle lo sconforto di certe scoperte, farci i conti quotidianamente, cercare una via d'uscita.
Argomenti seri e impegnati, quindi, che spesso sono considerati tabù dalle masse.
Pensate soltanto ai malintesi che si creano quando parli di fecondazione assistita (perchè tu ne parli?), all'ignoranza e all'insensibilità dilagante con cui ci troviamo a fare i conti solo perchè la gente, la massa intendo, è abituata a considerarci come una minoranza, difettata e magari anche depressa o fissata e non conosce minimamente i retroscena, non capisce che difronte hanno donne e uomini che, problemi riproduttivi a parte, conducono una vita normalissima, coltivano le loro passioni, si divertono, sanno anche essere leggere e frivole all'occorrenza, sono inserite nella società e sono portatrici sane di consapevolezza e voglia di amare e vivere.
Perciò alla faccia di certi pregiudizi e del fermarsi alle apparenze, io qui sto tentando di aprire la nostra realtà all'esterno, sto cercando di far conoscere cosa significa desiderare un figlio e non riuscire ad averlo, quali montagne siamo costretti a smuovere e a superare: la PMA, l'adozione, l'insensibilità degli altri, la solitudine.
Le difficoltà, certo...ma anche tutto il resto. Per questo ne parlo in un modo diverso, insolito se vogliamo, provando anche a ironizzandoci sù, risvegliando l'auto-critica e l'auto-ironia.
Perchè c'è come una specie di omertà che ci impedisce di parlarne serenamente, di rispondere senza sentirci in colpa, senza vergognarci a chi ci chiede:
- E voi? Figli niente? -
- No. Abbiamo dei problemi e non riusciamo ad averne -
E siamo lì a rimuginare su cosa ci manca, cosa non abbiamo, visto che le diverse siamo noi, visto che tutto il mondo è incinto, tranne noi. E vi assicuro che più di una donna mi ha confidato che pensava di essere una delle poche, l'eccezione, la mosca bianca. E invece no, siamo in tante, magari ci conosciamo pure, ci sfioriamo ogni giorno in ufficio o al supermercato, ma ognuna di noi è chiusa nel suo segreto inconfessabile, che difende con ostinata determinazione.
Eppure noi tutte sappiamo che se di infertilità se ne parlasse così come si parla  di tutto il resto, al di fuori dei canali medico-scientifici (cosa che contribuisce non poco a creare malintesi come fecondazione assistista = manipolazione genetica), questo non accadrebbe, ci sentiremmo meno sole, meno sfigate, meno frustrate e alienate.
Che razza strana è questa? Donne che non accettano i limiti della natura e vogliono superarli, che sono disposte a tutto pur di fare un figlio, maniache ossessionate! Che se la natura ve lo impedisce...ci dovrà essere un motivo!
Vi sembra un'esagerazione? Pensateci bene e poi rispondetemi sinceramente: non vi è mai accaduto, nemmeno per un attimo, di pensare che se non riuscite ad avere figli, forse in fondo in fondo ve lo meritate? Che la colpa è vostra?
Si, vi è capitato, come capita anche a me.
Siamo subito pronte a mettere in discussione noi stesse invece di sentirci orgogliese di quello che siamo, di andare fiere di questo folle amore che ci anima, ci incendia l'animo e ci porta ad affrontare qualunque cosa pur di raggiungere il nostro obiettivo. Diosolosa il coraggio e la forza che ci mettiamo. Robba che ci dovrebbero fare un monumento, altro che stronzate! Ce li vorrei vedere loro (i saccenti), che giudicano  senza sapere, ce li vorrei vedere a combattere ogni giorno col nostro stesso senso di impotenza! Ci sarebbe da ridere, allora.
Ecco non so voi, ma io è da tempo che mi sono rotta le palle di questa storia del merito e del senso di inadeguatezza che ne consegue. Perchè dovremmo sentirci sbagliati? Perchè mai ci assale il dubbio che sia una punizione?
Perchè quando, difronte all'ennesima domanda scomoda, capitoli e fai outing, poi la gente ti guarda con pena e commiserazione, come se fossi marchiato da un'onta, giudica le tue scelte, cambia opinione su di te? Le colpe di cui ci accusano sono:
- Fa l' inseminazione artificiale! Fa la Cura (e che so malata?)! Usano gli ovuli e gli spermatozoii di sconosciuti! Ma adottassero con tutti i bambini bisognosi che ci stanno! -
Cosa c'è che non va? Manca qualcosa, è evidente e si chiama informazione, conoscenza.
Ma io oso di più, mi spingo oltre e affermo che tanto dipende anche da noi. In questo mondo, se vuoi farti sentire devi gridare. Siamo in tanti e non c'è spazio per tutti, non lo stesso almeno. Se vogliamo spazio e voce dobbiamo conquistarceli, uscire noi allo scoperto e mostrarci per quello che siamo, senza più vergogna. Dobbiamo pretendere quello che ci spetta: sensibilità, rispetto e che chi parla lo faccia con cognizione di causa. Non ad minchiam.
Sono giorni che con Nicoletta Sipos e Angelica, attraverso la pagina facebook dedicata al libro "Perchè io no?", stiamo riflettendo proprio su queste tematiche: come e cosa fare per diffondere e divulgare una nuova sensibilità, una nuova cultura che informi in modo chiaro e diretto? Affinchè si smetta di vedere in coppie come noi l'eccezione, la bizzarrìa, l'anomalia? E la risposta oggi l'ho trovata nelle frasi che ho letto "per caso":  
Rivoluzione Gioiosa L' Empatia, la Compassione e la Generosità sono la ricetta per cambiare il mondo.
Io ci scherzo, è vero, sdrammatizzo, cerco di far uscire il lato comico e grottesco della realtà che viviamo non per gusto dissacratorio o perchè sono un'indomita cazzona (si forse un po' anche per quello), ma perchè credo fermamente nel potere terapeutico della risata. La gente ha paura di ciò che non conosce, così come della sofferenza e del dolore altrui.
Ne siamo circondati, a volte sopraffatti, perciò quando c'è puzza di guai gira alla larga:
- Ahaaaa eccone un'altra che mi sbatte in faccia le sue sfighe, come se non mi bastassero le mie, come se non avessi già i miei problemi, le mie croci! -
Le mie Vignette non sono fini a se stesse, non hanno il solo scopo di alleggerirci delle nostre pene.
Io ci vedo molto di più, un potenziale, diciamo così.
Sarò un'illusa, un'idealista senza speranze, ma mi piace pensare che tutto questo piccolo movimento che si sta creando, fatto di blogger, come me e voi, che hanno scelto di uscire allo scoperto e parlarne, di libri come quello di Nicoletta e Angelica, delle mie vignette, delle mie scenette e dei miei post ironici, di tutte quelle mamme, di donne e uomini sensibili che si interessano alle nostre problematiche, anche se non li toccano in prima persona, insomma tutto questo humus, questa sottocultura ricca e fertile, sia un po' come quella Rivoluzione Gioiosa di cui parla Patch Adams.
L'approccio che ci permetterà di incuriosire le persone, di avvicinarle al nostro mondo, di mostragli che non è così orribile e spaventoso, ma somiglia molto al loro perchè non è fatto di analisi e provette, manipolazioni contro natura e bio-genetica. Ma è un universo fatto di Donne e Uomini che lottano per un sogno, che si mettono in discussione per non perdere di vista se stessi e la relazione, che inseguono e cercano la realizzazione e la felicità, proprio come chiunque altro.
Che hanno voglia di vivere e ridere e sentirsi una famiglia, non conta se in due o in tre, se con un figlio naturale, con uno adottivo o con l'aiuto della PMA. Persone semplici, umane, comuni. Come tutti.
Eppure esiste, forte e radicata, l'idea che si interessa alla questione infertilità, sostiene le sue ragioni, soltanto chi la vive in prima persona. Ma perchè? Dove sta scritto? Perchè esiste l'equazione "se ti leggo, se ti condivido allora poi la gente pensa che c'ho problemi pure io"? Che vuol dire che noi siamo una setta e seguirci equivale a farne parte, da qui il senso di vergogna? Cioè se io condivido e diffondo post o articoli che parlano di droga, sono una drogata? Oppure articoli che raccontano esperienze di donne sul baby blues, allora pure io sono una mamma e soffro di depressione post partum?
Non capisco scusatemi. Non vedo il nesso.
E dovrebbe dirla lunga, invece, il fatto che, quando le cose vengono raccontate in un certo modo, anche chi non è diversamente fertile, chi un figlio già ce l'ha o non gliene può fregar di meno di averlo, finisce con l'immedesimarsi, col riconoscersi in certe dinamiche, in certe stati d'animo, nella ricerca di un senso altro, nella voglia di andare oltre le apparenze. Questo accade semplicemente perchè siamo esseri umani e le emozioni sono universali e parlano a tutti la stessa lingua. Non mi riconosoco nelle differenziazioni e nelle etichette, che mettono confini, separano, escludono. Di nessun tipo.
La diversità è una ricchezza inestimabile e va difesa.
Perciò parliamone, raccontiamoci, convidiamo, facciamoci spazio, diamolo e pretendiamolo.
Cominciamo anche noi la nostra Rivoluzione Gioiosa, ognuno di noi, non solo chi è coinvolto.
Non solo chi è diversamente fertile!
Questo è il futuro e io ci credo.
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