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La scrittura trasloca

Creato il 09 luglio 2011 da Tiziana Zita @Cletterarie

La scrittura traslocaPapiri, pergamene, libri e infine ebook. La scrittura ha fatto un lungo viaggio. Lettera dopo lettera, parola dopo parola, in fila indiana continua il suo cammino tranquillo e inesorabile fino all’ebook. Lascia la materia che l’ospitava per trasferirsi su un nuovo supporto, dove si sono già spostati film, musica e serie tv. E’ un mondo in cui le righe si dispongono sempre l’una dopo l’altra, ma non stanno ferme. Cambiano le dimensioni dei caratteri e dunque la pagina diventa come un metro che si allunga e si accorcia a seconda di quello che ci devi misurare.
Quello degli ebook è uno dei mutamenti più profondi che la nostra società si trova ad affrontare. La parola scritta sono le istruzioni con le quali è costruita la civiltà umana. “Su questa abbiamo costruito case, città e stati”. Ecco perché l’argomento suscita forti reazioni: c’è tutto un portato emotivo legato ai libri. E’ peggio del passaggio dalla lira all’euro!
La scrittura traslocaAlcuni “affermano che il libro di carta sia troppo comodo e troppo intriso di sentimenti e abitudini, che non lo abbandoneremo mai”: scrive Mauro Sandrini. Ma sono gli stessi che un secolo e mezzo fa avrebbero detto che le donne erano troppo affezionate ad ago e filo per passare alla macchina da cucire, o che preferivano lavare a mano piuttosto che in lavatrice. 

“E’ ovvio che ogni innovazione tecnica è potenzialmente distruttiva di ciò che le preesiste, che cancella una parte delle abitudini delle persone”. Ma a questo dobbiamo rassegnarci, anche perché, come sostiene Francesco Cataluccio, tra non molto: “avanzerà una generazione di persone abituata a lavorare con i libri immateriali e che non avrà nessuna nostalgia della carta per il semplice motivo che non avrà avuto l’abitudine a maneggiarla”.
Nel libro Elogio degli e-book, Mauro Sandrini analizza ogni aspetto di questo cambiamento epocale. Il testo è stato autopubblicato a gennaio scorso e messo in vendita a 99 centesimi, in formato rigorosamente digitale. Ma non pensate che Sandrini sia un nerd fanatico dell’Hi-Tech perché “la tecnologia” per lui “è un buco nero” in cui non si sente mai del tutto a suo agio. Ciononostante un giorno ha guardato i suoi libri e si è sentito così:
“Guardo le mie librerie e penso che sono troppo pesanti… Di gran parte di questi libri mi voglio alleggerire… La loro funzione materiale non è più necessaria… Tutti questi libri mi stancano, mi appesantiscono, è come andare in giro col cappotto a ferragosto”.

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Ed ecco che magicamente l’ebook diventa il mezzo per alleggerirsi e svuotare gli scaffali, senza perdere i libri che ci sono dentro.
“La tecnologia è violenta e indolore come la ghigliottina quando piomba sulla vita delle persone. In un attimo recide il passato dal futuro e riduce il presente alla durata di un lampo. Quel che era non ci sarà più”. Ora l’ebook va di moda, ma tra qualche anno diventerà normale leggere sulle tavolette elettroniche. L’oggetto alla moda scompare e viene incorporato nei nostri gesti quotidiani. “La ghigliottina della tecnologia non sparge sangue, ma cancella abitudini mentre ne crea altre”.

Su quanto tempo ci impiegherà la ghigliottina tecnologica è difficile fare previsioni perché ci sono troppi fattori in ballo e la situazione cambia da paese a paese. Ma tutto sommato la previsione a breve termine è poco interessante.  C’è un punto in cui piove e un punto in cui non piove più. Che senso ha mettersi a indovinare dov’è il confine? Basta sapere che il mutamento in atto è irreversibile e che tra vent’anni tutto sarà compiuto.
Secondo il giornalista e ricercatore Frederic Martel, è proprio questa accelerazione, che ci impedisce di prevedere il futuro, a generare l’ansia nella quale viviamo. Oggi tutto va molto veloce ed è difficile stare al passo coi tempi. Due anni fa non avremmo parlato di Twitter, 5 anni fa non avremmo parlato di Facebook e di Youtube, 10 anni fa non avremmo parlato di Google e Wekipedia. D’altro canto, sembra rispondergli Sandrini, questo è un tempo affascinate proprio “perché permette di immaginare il futuro e iniziare a costruirlo”.
Esaminiamo allora cosa cambierà nello spazio, pensando per un attimo alla musica che ha già attraversato questa fase. Se “i nostri scaffali sono vuoti di cd e di dischi” scrive Mauro Sandrini: “le nostre giornate non sono vuote di musica”. Anzi, il consumo di musica è aumentato.
Grazie alla loro immaterialità, gli ebook non dovranno più essere venduti in libreria, ma ovunque. “Il negozio online è come una bancarella che può essere piazzata nei punti giusti, quelli dove passa più gente”, sostiene Antonio Tombolini di Simplicissimus: in cambio di uno spazio e di un link in una determinata pagina della rete, vengono date percentuali sulle vendite. Insomma nella bancarella virtuale, pubblicità e vendita del libro coincidono.
Col digitale non ci sarà più il macero delle rese e delle eccedenze. “La nostra editoria e le nostre librerie soffocano per una sovrabbondanza di offerta (in Italia ci sono 2900 case editrici che pubblicano 61.000 titoli l’anno). E questo anche se 6 titoli su 10 non vendono praticamente una copia: spiega Francesco Cataluccio nel suo libretto Che fine faranno i libri? Nel mondo oggi si vendono 3 miliardi di libri l’anno, il che comporta l’abbattimento di circa 9 milioni di alberi. Dunque il risparmio di cellulosa lascerà più spazio alle foreste.

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Ma di cosa vivranno gli scrittori? Lo spettro del libro gratis tormenta i loro sonni. E come biasimarli se quello che viene messo in discussione è proprio la proprietà intellettuale?
D’altro canto è difficile andare contro la natura e la filosofia di internet, per cui l’informazione è gratuita, scrive ancora Cataluccio: “Chiunque tenti di far pagare ciò che passa in rete viene rifiutato, o emarginato, o violato”.
Da una ricerca fatta da Cerioli e Re Franceschi dell’Università Cattolica, risulta che il 46 per cento dei titoli più venduti in libreria è disponibile in versione pirata e che i libri più piratati sono quelli che non esistono in formato digitale, o che hanno un prezzo alto.
Comunque il prezzo degli ebook si ridurrà drasticamente, grazie alla scomparsa dell’intermediazione di editori, tipografi e librai. L’editoria digitale è praticamente a costi zero. Se il libro costerà meno, la percentuale che andrà all’autore sarà più alta. Forse questa può essere una soluzione per chi scrive best seller, ma gli altri come faranno a campare?
Sandrini osserva che il mercato discografico è crollato con l’arrivo dell’mp3 e ora che la gente non compra più i dischi, la maggior parte dei musicisti vive grazie ai concerti. Chi ci rimette in tutto ciò sono i discografici. La musica diventa un mezzo per vendere i concerti e non viceversa.
Questo ribaltamento rivoluzionario è difficile da digerire, ma anche Cataluccio è d’accordo che: “gli scrittori e i saggisti non guadagneranno più con la vendita dei loro testi (che circoleranno sempre più gratuitamente in una rete vetrina del loro talento), ma con letture pubbliche e conferenze a pagamento. Si tornerà alla pratica degli aedi, dei “sublimi cantastorie” come Omero o Ariosto, che declamavano le loro opere a corte o nelle piazze, e non vivevano certo dei diritti sui testi”. Chissà, forse il proliferare di festival letterari, alcuni dei quali anche a pagamento, è un primo passo in questa direzione.
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Non so se davvero gli scrittori torneranno a fare i cantastorie, ma di certo il rapporto fra autore e lettore sta cambiando. Se finora stavano su strade parallele che non si incontravano mai, ora si incontrano e possono sviluppare un rapporto diretto e più paritario. Basta dare un’occhiata a quello che accade su Facebook e altri social network, per accorgersi che lo scrittore “diventa amico” dei suoi lettori, li informa di ogni iniziativa che lo riguarda, ci dialoga, fa vedere le foto dei suoi viaggi. Il campo relazionale acquisisce nuovo valore: la comunità dei simili dialoganti è la nuova lobby. Tanto più che non avendo limiti fisici, l’offerta digitale si prospetta oceanica: ci vuole qualcuno che scelga, che selezioni, che si faccia garante della qualità. E oggi conta più un messaggio su Facebook, un tweet, o il post di un blogger, che il giudizio di un critico letterario. Ci si fida di chi si conosce, di chi fa parte della propria community.
Con l’ebook non c’è più il problema della lunghezza minima. Un libro non deve essere lungo almeno un certo numero di pagine (che non ci sono più e quindi i romanzi finiscono all’improvviso perché non ti rendi conto di quando stai arrivando alla fine). Si possono vendere anche racconti brevi, o capitoli, o poesie: un po’ come quando su iTunes si vendono singoli brani musicali.
Altra caratteristica che il libro elettronico eredita da internet (essendo fatti della stessa pasta) è che può essere sempre ritoccato e modificato. Non solo c’è la possibilità di correggere i refusi, ma si possono fare trasformazioni radicali e aggiunte, senza costi. Questo, a giudizio di Cataluccio, cambia la natura del libro che da opera chiusa diventa un’opera aperta e modificabile.
Poi, grazie a internet, l’opera può anche  diventare collettiva. Secondo Piotr Kowalczyk, esperto di self-publishing, la cosa più interessante che riguarda l’autopubblicazione non è la gente che lavora da sola, ma i gruppi che lavorano insieme: la comunità di scrittori che si aiutano l’uno con l’altro. Ad esempio An Indie Call To Action è un servizio per cui si  mette online il proprio testo e altri scrittori ne faranno l’editing, paragrafo per paragrafo. Si crea così una gerarchia con in testa quelli che hanno fatto più interventi. Oppure, su Twitter, c’è Friday Flash che serve a incrementare la visibilità di chi scrive. Ogni venerdì gli scrittori mettono in comune brevi storie. Quelli che stanno in testa alla lista di Friday Flash sono anche quelli che scrivono le storie migliori. Ad esempio Joanna Penn, prima di pubblicare il suo libro, per due anni ha aiutato a scrivere altri scrittori. In seguito questi, grati, l’hanno aiutata a vendere il suo. Il risultato è che quando, a febbraio, ha pubblicato Pentecost, dopo 24 ore era nella classifica dei 1000 best seller dello store di Kindle.
Ma questa sembra la catena di Sant’Antonio degli scrittori! Senza la selezione di un editore non c’è il rischio di una sovrapproduzione di vanity book, ovvero di libri a pagamento creati per la smania di prestigio letterario? No, dice Kowalczyk, perché internet fa la selezione e solo i testi migliori vengono comprati, o scaricati.

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Dunque internet non è il paradiso terrestre e l’autopubblicazione non è la soluzione a tutti i problemi perché poi i libri bisogna venderli. Ma, dice Mauro Sandrini, persino la vendibilità non è più un criterio. Non era un criterio esclusivo neanche per l’editoria cartacea, visto che spesso accanto al best seller, l’editore pubblicava libri di qualità, meno adatti al grande pubblico. Su internet ogni libro può avere il suo piccolo e grande mercato. Si possono vendere poche copie di tantissimi libri,  il che equivale a venderne molte di uno stesso titolo. Su internet anche l’argomento più astruso trova un suo pubblico. Come sostiene Antonio Tombolini: non esiste fuori catalogo, un ebook è per sempre.


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COMMENTI (2)

Da federico mascagni
Inviato il 13 luglio a 17:53
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Ho tentato un commento/analisi passo a passo di questo articolo... una specie di risposta. Ma mi vergogno a dire dove, potrebbe sembrare pubblicità indiretta. Le risposte soffieranno nel vento :|

Da Sara
Inviato il 11 luglio a 15:16
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...So che non è il punto della questione, ma lavare a mano anzichè utilizzare la lavatrice ha una serie di implicazioni sociali (non da ultima la liberazione della donna)"leggermente" diverse rispetto a quelle implicate tra il leggere un libro cartaceo e il leggere un e-book :-D