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La sedia della felicita'

Creato il 06 maggio 2014 da Kelvin
LA SEDIA DELLA FELICITA'(id.)
di Carlo Mazzacurati (Italia, 2014)
con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giueppe Battiston, Katia Ricciarelli
durata: 94 min.

Carlo Mazzacurati se n'è andato lo scorso 22 gennaio, a soli 57 anni. La sedia della felicità esce quindi postumo, e vedendolo si ha proprio la sensazione che il regista fosse consapevole che questo sarebbe stato il suo ultimo film: sia per la dedica (ben visibile nei titoli di testa) a Marina ed Elena, ovvero moglie e figlia, ma soprattutto per il commovente numero di 'camei' che gli amici di Carlo hanno accettato di girare pur di essere presenti, anche per pochi secondi, nella sua ultima pellicola: in pratica tutto il cinema italiano gli ha reso omaggio, da Antonio Albanese a Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio, Roberto Citran, Milena Vukotic, Raul Cremona, Natalino Balasso, tutti insieme per un ultimo saluto non solo a una persona perbene ma anche a un ottimo cineasta, capace di raccontare in maniera sempre brillante, ironica ma mai superficiale il 'suo' mondo: quel nord est e quel suo popolo così pieno di pregi e contraddizioni che è sempre stato il vero protagonista delle sue storie.
LA SEDIA DELLA FELICITA'Per questo è davvero difficile per il sottoscritto essere obiettivo nel giudizio: è chiaro che per quanto mi riguarda l'aspetto emotivo conta molto perchè Mazzacurati era un regista che amavo, proprio per quel suo modo di fare cinema sempre in punta di piedi, con stile garbato, surreale, mai sopra le righe, raccontando perlopiù storie di gente semplice e tratteggiando benissimo i personaggi (guardatevi il suo ultimo documentario, Sei Venezia, e vi sfido a non darmi ragione...) La sua tragica dipartita mi ha commosso profondamente, non posso negarlo. Tuttavia, non credo di esagerare dicendo che La sedia della felicità è un gioiellino di film, una favola moderna, bizzarra eppure molto attuale, e che non assomiglia proprio a un film-testamento, anzi: il tono è gioioso, propositivo, ottimista, per niente malinconico. I due protagonisti sono, al solito, due personaggi comuni che trovano forza nelle loro difficoltà, un bel messaggio nell'italietta complessata di oggi.
LA SEDIA DELLA FELICITA'Mazzacurati sceglie ancora una volta (l'ultima, purtroppo) le zone che conosce bene e in cui si muove più a suo agio: siamo a Jesolo, profondo nord est appunto, dove due giovani non più giovanissimi finiti lì chissà per quale motivo (Valerio Mastandrea e Isabella Ragonese, romano lui, siciliana lei, molto bravi), dirimpettai con i loro rispettivi negozi che cercano di portare avanti nonostante i debiti e la crisi, si mettono alla caccia di un presunto tesoro che una nobildonna veneziana in disgrazia (Katia Ricciarelli, matronale nel ruolo) rivela loro di aver nascosto in una sedia della sua villa ormai abbandonata... peccato che la sedia, insieme ad altre sette tutte uguali (e tutte orribili, di un kitsch ripugnante) siano state sequestrate e vendute all'asta ai migliori offerenti. Si scatena così una ricerca per tutto il Veneto alla ricerca delle preziosissime sedie, che ovviamente si trovano tutte in posti diversi e sono tutte di proprietà di personaggi surreali ed esilaranti, che vi faranno spanciare dalle risate. Aggiungete poi che sulle loro tracce si metterà anche un parroco malato di videopoker e indebitato fino al collo (Giuseppe Battiston), e il cerchio si chiude...
LA SEDIA DELLA FELICITA'La sedia della felicità è un toccasana contro la depressione, che consente al regista di imbastire una galleria di macchiette assolutamente comiche e rappresentative di un tessuto sociale ben noto. Ce n'è per tutti i gusti: ristoratori cinesi, pescivendoli burberi e incomprensibili, collezionisti sui generis, fiorai cingalesi, medium attempate, pseudo-maghi impostori, tele-imbonitori di croste, pittori naif d'alta montagna... un road-movie attraverso il Veneto che diventa un pretesto per scoprire un mondo sommerso mai neppure immaginato, e per godersi tutto un susseguirsi di situazioni farsesche davvero irresistibili.
Per essere un film d'addio, è un gran bel modo di salutare. Ci mancherai, Carlo.
 

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