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La sfortuna ci vede benissimo: come combatterla in poche semplici mosse

Creato il 10 novembre 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Programmi Scena film fantozzi

Published on novembre 10th, 2014 | by radiobattente

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La fortuna è cieca, si sa, ma la sfiga, rivisitazione in chiave moderna della iella, ci vede benissimo. Lo conferma perfino la scienza.
La nuvoletta di Fantozzi, preludio di grottesche disavventure, esiste davvero.
Vittime predilette di quella nuvola carica di pioggia sono quanti, alla stregua del caricaturale personaggio interpretato da Paolo Villaggio, si lasciano trascinare passivamente dal corso degli eventi. La vita, a detta di Richard Wiseman, psicologo dell’Università inglese dell’Hertfordshire, andrebbe invece presa di petto. Viene da lontano, da un passato solo apparentemente svuotato di significato, l’idea per cui l’uomo sarebbe artefice del proprio destino.
E non è certamente un caso che in tempi remoti i termini destino e fortuna venissero usati indistintamente. Sarebbe il nostro atteggiamento, molto più di qualsiasi congiura celeste, a orientare gli esiti della sorte. “Se guardi il mondo sorridendo, il mondo ti sorriderà”, potremmo dire ancora attingendo a quella saggezza popolare intrisa di sano ottimismo che sbaglia difficilmente. E di ottimismo è, del resto, intriso il celebre verso con cui Bobby McFerrin invita a non preoccuparsi e ad essere felici. Quel “don’t worry, be happy”, andrebbe infatti ripetuto come un mantra da quanti si credono perseguitati dalla cattiva sorte.

Sii positivo, afferma insomma Wiseman, che si è premurato di stilare un vademecum utile a chi non è stato baciato dalla fortuna. Assumere un atteggiamento positivo nei confronti della vita significherebbe cogliere una morale edificante anche da quelle esperienze che vorremmo soltanto dimenticare. “Tutte le battaglie nella vita ci insegnano qualcosa, soprattutto quelle che perdiamo” si legge spesso in Rete.

Un altro comandamento dettato dallo psicologo inglese potrebbe compendiarsi nella massima di oraziana memoria che invita a cogliere l’attimo. Il carpe diem, chiave di volta di un film illuminante quale “L’attimo fuggente”, pare inequivocabilmente confermare una verità che perfino la scienza si è premurata di appurare: cogliere le occasioni, soprattutto quelle ignote, orienterebbe positivamente la sorte. La fortuna, va detto, non agirebbe ”a caso”, ma andrebbe ad attecchire in soggetti rilassati e aperti alle novità.

La buona sorte, sempre secondo Wiseman, sarebbe, infine, prepotentemente e scientificamente influenzata dal punto di vista, fattore vulnerabile ed estremamente soggettivo, e l’esempio che propone sembra chiarire perfettamente il senso del suo parlare. Lo psicologo inglese istituisce un paragone tra lo stato d’animo degli inquilini del secondo e del terzo gradino del podio di una competizione sportiva. Il vincitore dell’argento si sentirà bistrattato dalla sorte: con un pizzico di fortuna in più sarebbe arrivato primo. Il terzo classificato, al contrario, sarà grato alla sorte: se non avesse avuto quel pizzico di fortuna di cui il secondo si sente privato, non sarebbe neppure arrivato sul podio. Insomma, è vero, “non vediamo le cose per come sono, ma per come siamo”. Ancora una volta i detti popolari non sbagliano.

Clelia Incorvaia

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