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La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile

Creato il 30 luglio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile

Esistono opere, nel vario corpus dei classici della letteratura mondiale, che hanno trasceso la dimensione iniziale del testo letterario per immergersi e contaminarsi a pieno titolo in svariati campi delle arti. Nel caso che andiamo ad analizzare partiamo da lontano, vale a dire più di un secolo e mezzo fa. Un romanzo, nella Francia di metà Ottocento, colpì l’opinione pubblica ed entrò a far parte in breve tempo della ristretta cerchia di libri che ebbero un lungo e risuonante successo: parliamo del capolavoro di Alexandre Dumas figlio, La signora delle camelie (La dame aux camélias, 1848, da noi letto nella traduzione di Francesco Pastonchi). La celeberrima storia d’amore nota ai più fra la cortigiana Margherita Gautier e il borghese di provincia Armando Duval, ambientata in una desolante e spietata Parigi, ha emozionato e commosso generazioni di lettori. Le dolorose pagine, rigate di sangue e bagnate dalle lacrime dei protagonisti, sono raccontate con maestria da una trinità narrativa che ha il merito di spostare progressivamente la visione della vicenda da un occhio all’altro, rendendo l’intreccio vivo e pulsante. Una sorta di critica all’abbietto perbenismo borghese che aleggia come un’ombra asfissiante su tutto l’ambiente dell’epoca cade alla perfezione nel concitato momento storico in cui è pubblicata l’opera, alimentandone forse il successo. Dato il grande consenso di pubblico che incontrò in quel frangente, fu lo stesso Dumas ad operare su questo romanzo il primo documentato tentativo di Intersezione fra media diversi.

una immagine di Maria Callas interpreta Violetta ne La traviata diretta nel 1958 da Franco Ghione 223x300 su La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile

Il “padre” della Gautier decise di traslare la vicenda dalla pagina scritta al palcoscenico, quattro anni dopo, tentando di rendere in carne ed ossa i tormentati personaggi della sua storia. La pièce teatrale omonima, La signora delle camelie (La dame aux camélias, 1852, edizione italiana ISU Diritto allo StudioUniversità Cattolica, tradotto da Marisa Verna), figlia naturale del suo teatro del dramma a tesi, cerca di compendiare in cinque atti la lunga vicenda. Ebbe un grande successo anche questa riduzione per il palcoscenico ma, nonostante ciò, si avverte una sostanziale perdita della densità emotiva che caratterizzava il testo originale. I personaggi, adesso presentati nelle proprie vestigia e non ri-mediate da narratori di qualsivoglia tipologia, si descrivono al pubblico da soli non essendo ancora capaci di camminare sulle proprie gambe. I tre narratori dell’epos su carta scompaiono, impoverendo l’intreccio che è stato incredibilmente arricchito da questo geniale artificio. Il dramma è importantissimo comunque perché nei casi che andremo adesso ad elencare il più delle volte sarà esso il punto di riferimento su cui basare l’intera stesura. A queste due opere s’ispirerà Giuseppe Verdi per La Traviata (1853, libretto Francesco Maria Piave, edizione Ricordi), che spingerà il modus operandi dell’adattamento al variopinto e deformante mondo del melodramma. Sarà qui che i protagonisti, che saranno rinominati rispettivamente Violetta e Armando, canteranno, sfogheranno ed urleranno appieno i propri patemi d’animo, la desolazione di una società inaridita che soffoca l’affetto più sincero dietro una cortina di gretto materialismo. Le celeberrime arie e le possenti, ed allo stesso tempo romantiche musiche, pongono l’imprint ad una delle più famose opere cantate in tutto il mondo.

una immagine di Greta Garbo nel film di George Cukor Margherita Gautier Camille 1936 300x224 su La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile

Un fenomeno che nei tempi moderni ha portato a film musical come Moulin Rouge che però esulano dalla nostra disamina attuale. Bisogna andare avanti invece quasi di un secolo per continuare nel nostro viaggio nel tempo. È il Cinema, quello con la C maiuscola del periodo classico hollywoodiano degli anni ’30 in cui c’imbattiamo. Margherita Gautier di George Cukor (Camille, 1936) interpola un’altra voce al nostro diario dei rimandi nel tempo. Il film, interpretato con scioltezza dalla diva Greta Garbo è allo stesso tempo una rielaborazione ma anche un vero e proprio explicit di un’epoca, quella di un’America uscita dalla crisi del ’29 ma che si proietta quasi con anticipazione dei tempi sugli orrori di una guerra. La Parigi decadentemente borghese, gretta e infima, sembra quasi essere specularmente comparata a quei “ruggenti” anni ’20 in cui l’eccesso, lo sfarzo ad ogni costo, il mastodontico mostro capitalista che ingloba ogni aspetto della vita senza ritegno sono il pane quotidiano della nuova aristocrazia divistica. La critica al perbenismo di comodo borghese diventa su pellicola efferata e spietata. Prudence, Olympia e tutti gli altri avvoltoi del salotto di Margherita rubano, lucrano e spolpano senza scrupolo. I due amanti vivono in una società delirante in preda a raptus compulsivi di cattiveria. La logica dell’interesse e del sentimenticidio sfrenato imperano. Dunque degna di nota l’opera di Cukor per il suo velato ma corrosivo sdegno anti-borghese. Con l’avvento della televisione il soggetto inventato dallo scrittore francese non tarderà ad invadere il piccolo schermo con vari rifacimenti. Il servizio pubblico televisivo italiano, la RAI, baserà buona parte della sua esistenza su questo tipo di sceneggiati, e l’avventura dumasiana non tarderà a farne parte. È il caso de La signora delle camelie targata Vittorio Cottafavi (1971). Alla Garbo si sostituisce Rossella Falk nella sua personale interpretazione dell’(anti)eroina romantica ottocentesca. La sceneggiatura di questo teatro televisivo è desunta quasi totalmente dall’opera teatrale del 1852.

una immagine di Greta Garbo e Robert Taylor nel film di George Cukor Margherita Gautier Camille 1936  300x225 su La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile

Eppure il montaggio e gli interni su cui si fonda l’illusione teatrale rendono bene l’angusto e soffocante spazio degli ambienti. Il gioco migliore viene offerto dalle inquadrature varie sui personaggi, soprattutto durante i soliloqui, in cui la recitazione buca lo schermo come non potrebbe mai fare in una classica arena. Chiudiamo infine con un’opera che, in sostanza, cancella le parole dalla messa in scena affidandosi totalmente allo spirito dionisiaco della danza. Die Kameliendame (1978) di John Neumeier è un film balletto che avvicina, dati i numerosi flashback, il suo Zeitgeist a quello del romanzo originale, sulle intense musiche di Frédéric Chopin. Ma la struttura propria del prodotto è piuttosto debole, affidandosi soltanto all’emozione indotta dal ballo e preoccupandosi ben poco di tenere desta l’attenzione dello spettatore. Uno show decisamente prolisso e a lungo andare irrimediabilmente tedioso. Un’occasione mancata per introdurre il tormentato mondo delle Camelie al di là della consueta rappresentazione. Abbiamo visto quanto ed in quale modo qualcosa che è legato semplicemente alla letteratura è potuto diventare non di rado qualcosa di diverso. La nostra è stata solo una carrellata esemplificativa di alcuni titoli, visto lo smisurato catalogo di artisti che hanno attinto a questo doloroso amore per rifare qualcosa di nuovo ricavando ispirazione da un classico. Dumas potrebbe essere orgoglioso oggi. La sua opera narrativa più considerata è quasi immortale. Fin quando ci sarà qualcuno che cercherà di rinnovare e di riportare in auge una vecchia opera, difficilmente questa cadrà nell’oblio. È questa la potenza, anche a secoli, talvolta millenni di distanza, la forza della parola scritta. Nessun libro morrà mai se si avrà la perseveranza di farlo conoscere, in un modo o nell’altro, persino imparandolo a memoria. Ray Bradbury nel suo Fahrenheit 451 docet.

una immagine di Copertina delle book de La signora delle camelie Mondadori 2012 su La Signora delle Camelie: le Tante Anime di un Amore Impossibile


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