Magazine Diario personale

La solitude ça n’existe pas ( o sì? )

Da Mizaar

20140305_193128Passi vent’anni della tua vita – o giù di lì – a districarti tra pannolini, poppate, pianti diurni e notturni, poi di seguito scuola materna, scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado, compiti a casa, Hai fatto i compiti? compiti in classe, Ti sei preparato per il compito in classe? Fammi sentire la lezione, Andiamo in palestra! in piscina, Ro’ abbassa il volume chè devo studiare, Ecchecavolo in questa casa non si può neppure ascoltare musica! Ma che musica senti?!? Ho fame, Ho freddo, Hai la febbre? Hai la febbre!! Andare dal pediatra, andare dal medico di ” famiglia “, fare le vaccinazioni, fare i richiami delle vaccinazioni, andare al cinema a vedere i cartoni animati, ridere insieme per i cartoni animati visti al cinema, guardare tremila volte lo stesso film – Hook – fino all’infinito e oltre e sapere a memoria tutte le battute. Imparare insieme tutte le poesie di Natale, di Pasqua, di Carnevale e poi fingersi stupite quando le stesse vengono recitate in pubblico, accompagnarli alle feste di compleanno, alle feste di carnevale, a casa dell’amico, a casa dell’amica, uscire a comprare i grembiulini per la scuola materna, la scuola primaria e stop – meno male. Fa freddo, compriamo la giacca nuova, Fa caldo compriamo le nuove magliette e le canotte per il mare, Voglio i Pokemon, Voglio i fumetti manga, Voglio le carte dei Pokemon, comprare i colori a matita, i pennarelli e le gomme! – ma le gomme se le mangiano, a scuola? spariscono sempre! conservare attaccati al frigo i messaggi d’amore a mammona, i pizzini, le minacce, Ro’ mi prepari il ciambellone da portare a scuola? preparare i dolci per festeggiare il compleanno a scuola, portare la Coca Cola a scuola e le caramelle a metà mattinata. Chiedere un’ora di permesso al lavoro per portare torta, bevande e caramelle a scuola del nano. E un pomeriggio, dopo tutto, niente. Un pomeriggio, come questo, la casa è silente di suoni e tu provi lo smarrimento di non saperli più dipendenti, ma fuori dal mondo. Pensi al tempo che hai passato faticando – tutta la fatica fisica che hai messo per tirarli su – e a desiderarli adulti, a desiderare una solitudine quasi irraggiungibile. Ed è arrivata la mancanza: ti manca una voce, nel pomeriggio. Sono io, sono a casa. Ecco, la voce di mio figlio, è a casa.


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