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La Spina del Diavolo

Creato il 22 marzo 2013 da Giuseppe Armellini
La Spina del DiavoloMannaggia.
Vidi La Spina del Diavolo circa 5,6 anni fa in condizioni davvero limite (dvd molto rovinato con tanto di annessi e connessi). Malgrado la visione un pò disturbata ne serbavo un ricordo molto positivo. Ero reduce da quella meraviglia di The Orphanage e volevo conoscere meglio questo Del Toro, mecenate di tanti giovani e bravi registi spagnoli e sudamericani (a proposito, ma Del Toro con i bambini e i fantasmi-o similia- ha una vera e propria ossessione eh, penso a La Spina del Diavolo e a Il Labirinto del Fauno-da lui diretti-, a El Orfanato e al recentissimo La Madre -da lui "scelti" e prodotti- ma anche al pessimo Non aver paura del buio che oltre a produrre ha, ahimè, scritto).
Ieri Rai 4 me lo mette in prima serata, per una volta lascio perdere il calcio (cazzarola, l'unica partita divertente dell'Italia me la sono persa) e decido di rivederlo. Grande delusione.
L'ambientazione è davvero suggestiva, un vecchio e "sporco" orfanotrofio sperduto nelle colline spagnole. Siamo nel 1939, alla fine della guerra civile spagnola. Davvero particolare come il suo vero capolavoro, l'immenso Il Labirinto del Fauno sia in questo senso quasi un sequel essendo ambientato negli anni del regime franchista cominciato per l'appunto nel 1939. Questo "metodo" di unire la Storia al mondo fantastico -i fantasmi qua, tutto l'universo horror-favolistico del fauno di là- sarà un marchio e un merito che Del Toro si porterà dietro per sempre. Anche se, e qui dovremmo essere tutti un pò più critici, il regista messicano ha forse più fama di quella che merita vista la filmografia. Ma tant'è.
La storia è molto semplice, un bambino fu ucciso nell'orfanotrofio, il suo fantasma vaga nello stesso aspettando la sua vendetta. Il problema del film, oltre a un taglio molto televisivo (a un certo punto mi pareva di vedere una soap ambientata in Sud America) è che non riesce mai ad esplodere definitivamente, rimane interessante e discreto dall'inizio alla fine. Nessuna particolare sorpresa, nessuna genialata in fase di sceneggiatura, nessuna scena particolarmente riuscita. E' un pò come quella bomba inesplosa piantata sul cortile dell'orfanotrofio, sta lì, sempre lì, ma non esplode mai. Sembra avere personaggi molto interessanti-la direttrice, il giovane custode, lo stesso fantasma- e misteri altrettanto affascinanti -la bomba appena citata, il delitto nel passato, la questione dell'oro- ma alla fine ogni personaggio, ogni vicenda si risolve in modo prevedibile e abbastanza banalotto. Resta una pellicola importante perchè praticamente vi si trovano tutte le possibilità poi esplose nel fauno, perchè Del Toro mette il cuore nei propri personaggi, perchè l'originalità di base c'è tutta ma l'elettroencefalogramma rimane piatto, non sul punto di morte, tutt'altro, ma piatto. E anche il tentativo di cercare empatia per il giovane protagonista (o per il bambino fantasma) non riesce pienamente.
Forse non avrei dovuto rivederlo, mi era piaciuto così tanto...
( voto 6,5)

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