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La stella di Scholz: l'astro che sfiorò il Sistema Solare 70000 anni fa

Creato il 18 febbraio 2015 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Un gruppo internazionale di astronomi ha calcolato che 70.000 anni fa, una debole stella recentemente scoperta deve aver sfiorato il nostro Sistema Solare, passando all'interno della Nube di Oort.

Il suo nome ufficiale è un po' difficile da ricordare, WISE J072003.20-084651.2, ma per fortuna è stata semplicemente soprannominata " stella di Scholz" dal nome del suo scopritore, Ralf-Dieter Scholz del Leibniz-Institut für Astrophysik Potsdam (AIP) in Germania che la individuò nel catalogo della missione Wide-field Infrared Survey Explorer ( WISE) a fine 2013.

E' una piccola e debole nana rossa, con massa dell'8% di quella del Sole, a 20 anni luce di distanza, nella costellazione del Monoceros (Unicorno), una costellazione del cielo invernale prossima all'equatore celeste. Fa parte di un sistema binario: la sua compagna è una nana bruna, con massa pari a circa il 6% quella del Sole.

Nello studio pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal Letters il team, guidato da Eric Mamajek dell'Università di Rochester, ne ha analizzato velocità e traiettoria stabilendo che, 70.000 anni fa, la stella deve essere entrata nella parte più esterna della Nube di Oort, la culla delle comete, passando a circa 52.000 Unità Astronomiche da noi, ossia circa 0,8 anni luce (8.000 miliardi chilometri).

La stella aveva inizialemte catturato l'attenzione di Mamajek durante una discussione con il co-autore Valentin D. Ivanov dell'European Southern Observatory. Scholz presentava un insolito mix di caratteristiche e, pur trovandosi a 20 anni luce di distanza, dimostrava un lento moto tangenziale, cioè un lento movimento attraverso il cielo (la velocità trasversale è la componente della velocità dell'astro perpendicolare alla visuale osservatore - astro.). Tuttavia, le misure della velocità radiale (ossia, la componente della velocità dell'astro lungo la visuale osservatore - astro.) rilevate da Ivanov ed i suoi collaboratori mostravano che la stella si stava muovendo a notevole velocità.

"La maggior parte stelle nelle vicinanze mostrano un moto tangenziale più grande", ha spiegato Mamajek, professore associato di fisica e astronomia presso l'Università di Rochester. "Il basso moto tangenziale e la vicinanza indicavano che la stella si stava spostando verso un futuro incontro ravvicinato con il Sistema Solare o si era avvicinata di 'recente' e si stava allontanando. Ma ero abbastanza sicuro, che le misurazioni della velocità radiale erano coerenti con un allontanamento e doveva avere effettuato uno stretto flyby nel passato".

Ivanov e colleghi hanno caratterizzato la stella attraverso lo spettro e velocità radiale via doppler, tramite gli spettrografi dei grandi telescopi in Sud Africa ed in Cile: il Southern African Large Telescope (SALT) e il telescopio Magellan presso il Las Campanas Observatory.
Messe insieme le informazioni, Mamajek ha lavorato con lo studente Scott Barenfeld dell'Università di Rochester (ora studente laureato presso la Caltech) per simulare 10.000 orbite della stella, tenendo onto della posizione, distanza, velocità, campo gravitazionale della Via Lattea, incertezze statistiche ed altri fattori. Il 98% dei risultati ha confermato che la stella di Scholz si stava allontanando da noi ed è passata attraverso la parte più esterna della nube di Oort 70.000 anni fa. Per fortuna, solo una simulazione ha portato la stella nella parte più interna, situazione che avrebbe innescato una consistente "pioggia di comete".

Fino ad ora, la candidata per il flyby più ravvicinato era la stella HIP 85605, che dovrebbe tornare verso il Sistema Solare tra 240.000 / 470.000 anni da oggi. Ma Mamajek ha anche dimostrato che la distanza di HIP 85605 era stato probabilmente sottostimata di un fattore dieci e non sarebbe passata più vicino di 200 anni luce, al di fuori dalla Nube di Oort.

In ogni caso, l'influenza del passaggio della stella di Scholz non deve aver avuto grandi conseguenze ma Mamajek sottolinea che "altre importanti perturbatori possono essere in agguato a causa di stelle vicine". Il satellite dell'Agenzia Spaziale Europea Gaia, lanciato di recente, determinerà le distanze e le velocità di un miliardo di astri e forse, tra quei dati, gli astronomi troveranno altre "stelle canaglia" che ci hanno fatto visita in passato o lo faranno in futuro.

Il team ha stimato che la stella di Scholz potrebbe aver raggiunto magnitudine 10 nel momento del flyby, circa 50 volte più debole di quanto può essere percepito dall'occhio umano ma, essendo magneticamente attiva, potrebbe aver avuto dei flare, diventando migliaia di volte più luminosa: è quindi possibile che i nostri antenati l'avessero notata 70.000 anni fa.

Riferimenti: -
http://www.rochester.edu/newscenter/scholz-star/

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