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La Storia in una storia: quella di Alessandro Da Soller

Creato il 30 dicembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

Alex_02_bnScrivere e terminare un libro come mezzo e non come fine ultimo,  soprattutto se il libro è il primo in una lunga vita spesa a praticare arti e mestieri tra i più diversi. Alessandro Da Soller colpisce anche e soprattutto per questo, per il suo animo blues che si esprime anche con la musica attraverso il suo sassofono che coglie note di vita sofferta, in quanto alla continua ricerca della sua essenza più vera.

Ecco in poche parole, semmai fosse possibile,  spiegato il modus vivendi di un autore, sì, ma anche e soprattutto amante e studioso appunto della vita, che egli dichiara essere il suo interesse più grande. Sarà perché ha figli a cui tiene insegnarla al meglio, sarà perché è metodico e profondo di suo, Alessandro ha molte cose da dire che arrivano dal profondo.

1) Alessandro, partiamo proprio dall’ associazione mentale tra il tuo essere padre e l’uso che si fa dei social network: promozione, confronto, arricchimento… O che altro? E’ Facebook per esempio un fedele spaccato di ciò che troviamo nella vita, o cos’altro per te? Cos’ha a che fare davvero con l’arte? 

I social network agli inizi forse erano una piattaforma di confronto ed arricchimento. Oggi invece sono inevitabilmente scaduti nella sola visualizzazione delle immagini. Molto poco si legge di quello che ognuno di noi posta per informare, condividere o urlare. Il popolo dei navigatori, riversa la sua attenzione alle foto patinate, che fanno spesso breccia nell’animo degli amici che ognuno ha nel profilo. Diceva bene Asimov 35 anni or sono, quando descriveva nei suoi libri il futuro della Terra. Ritengo che nel prossimo futuro, vivremo in colonne di cemento che ci culleranno dalla nascita alla morte impedendoci di vedere oltre. Un social come Facebook è però un ottimo mezzo di comunicazione. Se da una parte ci ha tolto dalla frequentazione di piazze e strade, dall’altra ci permette di ingerire tonnellate di informazioni, quindi fa conoscere arte e artisti

2) L’editoria è morta con l’avvento di internet, dice qualcuno. Tu che ne hai viste tante, che impressione hai?

L’editoria non è ancora morta con l’avvento di internet, che ricordo essere nato come progetto militare per trasferire e incamerare informazioni, ma di sicuro si deve velocemente adeguare. Oggi le persone hanno meno voglia e meno tempo per passeggiare e fare shopping. L’acquisto di un libro su un web shop come Amazon risulta conveniente ed economico. Le case editrici stanno capendo inoltre, che un autore non può essere pagato con delle percentuali decisamente irrisorie rispetto al self publishing che sta prendendo sempre più piede.

3) Tu hai scelto di pubblicare da indipendente tramite se non erro un’associazione culturale: perché?

Ho aperto un’ associazione perché volevo gestire il tutto in prima persona

4) Hai avuto un maestro (Gian Franco Lami, ndr) che ti ha insegnato non solo la storia, ma anche l’amore per essa: cosa può insegnare la Storia trattata nella narrativa, ad esempio nei romanzi storici? Ha ancora una sua utilità con questo utilizzo, a tuo avviso?

La Storia insegna al di fuori di quello che potrebbe essere un contesto narrativo. Quando studiavo Geografia all’università, fui costretto a dare uno dei primi esami proprio in Storia. Scelsi la contemporanea e scoccò il fulmine. La storia insegna quasi tutto. Ti fa capire i passaggi, le trasformazioni, ti permette di addentrarti nei cambiamenti mentali e sociali di una generazione, di un popolo, di un Paese. Se poi infine, la vuoi prendere come spunto per un romanzo, ti permetterà a quel punto di poter spaziare a 360 gradi. La conoscenza di tale materia esula e travalica il romanzo storico, ma può tranquillamente essere inserita anche in un romanzo d’amore, per esempio ambientato nel dopoguerra italiano.

5) La Storia, i tempi che cambiano, l’amore per la vita: come esce l’immagine della donna, ma anche dell’uomo mi vien da dire, dalla moda impazzante dei romance che, se vogliamo proprio vedere, è sempre esistita? Intendo sia come soggetti che ne fruiscono, sia come oggetti di narrazione. E sarà poi vero che mancano di spessore umano?

Leggevo giorni fa il romanzo di un’amica specializzata in opere rosa ovvero libri romance. Potrei aprire un discorso che durerebbe diverse decine di ore, ma sintetizzo per non essere prolisso. Si potrebbe partire dal tempo degli imperatori romani che davano al popolo panem et circenses per anestetizzare. Oggi, cosa è cambiato? Ovviamente non andiamo al Colosseo per osservare i gladiatori uccidersi tra loro. Ma ci vogliamo comunque divertire. Tutti si vogliono immedesimare in storie a lieto fine, perché sanno che la loro forse non lo è. I romanzi d’amore sono inoltre più facili da leggere, differentemente da un trattato di economia, o di un romanzo giallo. Come l’acqua, anche gli esseri umani scelgono la strada più comoda da percorrere. Stimolare l’intelletto non è interesse primario delle persone, quindi spesso si sceglie una lettura semplice, romantica, strappalacrime, che permetta di rifugiarsi tra le pagine di un libro, per scappare alla noia di una vita sentimentalmente travagliata. I periodi di crisi economica e sociale, come quello che stiamo ormai ahimè attraversando da molti anni, accrescono le vendite dei surrogati di vita quotidiana, perché illudono di far stare bene chi li legge. I romance si potrebbero definire così. Surrogati romantici di vite che vorremmo vivere.

6) Cosa non ti piace dell’editoria italiana di oggi e perché? C’è chi dice tra l’altro che è una casta…

Tutto è casta, anche la vendita del prosciutto crudo. Dove ci sono interessi, denaro e potere, nulla è lasciato al caso. Torniamo indietro negli anni, al panorama musicale internazionale del dopoguerra. Musicisti come John Coltrane, Jimi Hendrix e Janis Joplin poterono intossicarsi in tranquillità senza che nessuno li riuscisse a fermare. Erano gli esordi della produzione discografica e le piccole etichette, che poi si trasformarono in major, accettavano tutti i capricci delle stars, perché erano stars. Oggi, in musica come nell’editoria, se diventi famoso ti trasformi in una macchina fabbrica-soldi. Difficile che si possa permettere ad una macchina del genere di potersi autodistruggere. Le case editrici sono molto attente al sell-out, controllando le scelte e le esigenze dei lettori. Alcune di esse, forse, cercano addirittura di influenzare l’interesse di chi acquista i libri. Non ci scordiamo, che l’eccellente melting pot statunitense, ha permesso che sceneggiatori di alto livello, partorissero le soap opera solo per accendere l’attenzione di un pubblico medio che vegetava davanti alla televisione, e che sperava di potersi immedesimare in qualcuno che non poteva essere. Li rincoglionivano, e poi li costringevano ad acquistare lo sciacquamorbido.

7) Da studioso, che preparazione umana manca secondo te negli autori emergenti di oggi, se manca?

Io direi più esperienza, che preparazione umana. E l’esperienza la si fa in mezzo agli altri, ma anche sui social. Quindi cari colleghi, andate in giro per il mondo a prendere spunti per le vostre opere senza tralasciare i tre punti cardine di un libro. Ovvero la struttura in tre atti, gli archetipi e l’idea.

8) Una domanda che vorresti ti facessero un domani i tuoi figli sulla tua arte, e perché?

Papà come hai fatto a studiare così tanto senza che mamma ti cacciasse di casa?

Dunque, i romanzi rosa come panem et circenses e le soap per rincoglionirci affinché si compri lo sciacquamorbido. E anche lui, dice che la rete ci costringerà a cambiare modo di vedere i libri, influenzando talvolta i  nostri acquisti: la discussione è sempre più aperta.

Chi è Alessandro Da Soller:

Interessato alla vita, ha studiato ragioneria, ottica, scienze politiche e geografia rendendosi conto in  età matura che quello che lo interessava di più era invece la storia contemporanea.  Allievo di Gian Franco Lami, ha approfondito negli anni i trattati sulla Storia della scuola di Francoforte ma anche gli scritti di Voegelin, per passare poi allo studio dell’ideologia che permise la nascita delle varie formazioni terroristiche italiane degli anni settanta, e del complottismo internazionale.

L’autore del romanzo “Il segreto del Torrione” è appassionato di musica e studia quotidianamente uno strumento musicale più per una crescita interiore che altro. Allievo di Roberto Ottini,  ma anche di Stefano Cogolo e Roberto Quattrini, ha seguito il corso di studi del biennio del conservatorio, rendendosi conto con piacere che “il blues è più divertente della classica…”



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