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La talpa di WikiLeaks sotto tortura in carcere

Creato il 13 marzo 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

La talpa di WikiLeaks sotto tortura in carcere

Bradley Manning, 23 anni, ex analista dell’esercito statunitense, è da oltre 200 giorni rinchiuso in una prigione a Quantico, nel Virginia, a pochi kilometri da un’importante base dei Marines. Secondo gli inquirenti, è stato Manning a passare all’hacker Julian Assange i documenti diffusi da WikiLeaks.

Tra i capi di imputazione, il più grave è di intelligenza con il nemico: infatti nei cablo rivelati c’erano anche i nomi di diversi informatori e infiltrati che la fuga di notizie ha messo  in pericolo di vita. Il reato è punibile con la pena di morte, ma pare che non si voglia arrivare a tanto. Le prove, secondo l’accusa, sono schiaccianti e comprendono le mail del soldato a un cyberpirata in cui confida le sue gesta. 

Vista la mannaia che pende sopra di lui, Manning è tenuto in isolamento sotto strettissima sorveglianza: c’è paura che si possa suicidare. L’obiettivo dei magistrati, invece, è quello di farlo cooperare in modo da avere abbastanza elementi per poter condannare Assange.

Il trattamento riservato all’ex analista sfiora la tortura, come lui stesso racconta in un documento di 11 pagine reso noto dal suo legale. Viene svegliato alle 5 e può dormire solo dopo le 20 e non può dormire durante il giorno. Ogni 5 minuti deve rispondere all’appello delle guardie. Nella sua cella, non ci sono lenzuola e cuscini: solo una branda. Può guardare la tv, ma solo 3 ore al giorno. Può leggere un libro e una rivista alla volta, ma ciò che legge deve essere approvato dalle autorità. Esce dalla sua cella solo per un’ora al giorno, per andare in palestra. Qui può solo camminare facendo un percorso a otto, flessioni, piegamenti e altri esercizi sono vietati. Può avere colloqui al sabato, ma esclusivamente con il suo avvocato e il suo psichiatra. Un amico che ha avuto modo di vederlo attraverso il divisorio ha evidenziato un costante declino fisico e mentale.

Non mancano episodi di coercizione e umiliazione. Ad esempio per qualche giorno gli sono stati tolti gli occhiali facendolo vivere nell’oscurità. Oppure spesso viene costretto a dormire o stare in piedi parecchi minuti completamente nudo.

Il padre, Brian Manning, per la prima volta lo difende:

Le accuse nei suoi confronti sono false, è impossibile che potesse avere sotto mano così tante carte, era da poco nell’esercito. Nulla comunque giustifica ciò che sta vivendo oggi. Ho grande rispetto per la giustizia, ma ciò di cui sono a conoscenza è talmente scioccante che non si può tenerlo nascosto. Stanno davvero esagerando.

Dopo il racconto di Manning, l’Onu ha aperto un’inchiesta per stabilire se si tratti di tortura, tesi appoggiata da Amnesty International. Ha condannato il trattamento anche PJ Crowley, portavoce di Hillary Clinton, che l’ha definito ridicolo, stupido e controproducente per il Dipartimento della Difesa.

 


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