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La torre di Uwe Tellkamp

Creato il 04 ottobre 2010 da Robomana
La torre di Uwe TellkampOggi esprimerò un partito preso e segnalerò un libro che non ho letto di uno scrittore che non conosco. Capita, a volte, magari quando un risvolto di copertina ti seduce, quando ti incuriosisci per il racconto di un amico o, come in questo caso, quando leggi una recensione entusiasta. Così è successo sabato scorso, quando ho letto sull'Espresso questo articolo di Mario Fortunato su La torre di Uwe Tellkamp. Per Fortunato - che lamenta il fatto che nessuno tra i critici italiani si sia occupato del libro, uscito da Bompiani a inizio estate - quello di Tellkamp (ecco chi è) è "un autentico capolavoro. Un libro straordinario, vertiginoso, che pare chiudere i conti con la grande letteratura novecentesca, da Musil a Mann a Proust, e insieme aprire un varco verso il nuovo". La storia è ambientata nella Dresda degli anni '80, ai tempi della DDR, tra gli abitanti della Torre, un quartiere residenziale che sembra fuori dal tempo, tra ville fatiscenti e personaggi che grazie all'arte e alla cultura cercano di sfuggire al grigiore del sistema socialista. E' lungo 1303 pagine, ha il sapore di una sfida, parla di famiglie allo sfascio, racconta gli anni del comunismo agonizzante, l'ultimo sospiro di modernismo dopo l'inizio del postmoderno: insomma, sembra avere tutto per essere davvero un gran bel romanzone, di quelli che alla fine sai che hai fatto un bel po' di strada e non sei stanco. Lo consiglio, a scatola chiusa: poi al massimo faccio una rettifica.

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COMMENTI (1)

Da luciano.comida
Inviato il 17 ottobre a 22:12
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Mi piacciono molto, questi gesti di generosità. Anch'io ne avevo sentito parlar molto bene (Mario Fortunato sull'Espresso, Luigi Forte sulla Stampa...), con toni entusiasti che inneggiavano al capolavoro assoluto degno di Musil Mann Doblin e così giorni fa l'ho comprato pregustando una grande lettura. Non l'avessi mai fatto: dopo quaranta pagine di teutonica e impenetrabile noia, 40 pagine in cui non succede nulla di nulla di nulla di nulla di nulla di nulla di niente, per di più descritto con uno stile da panzer acciaioso, ho dovuto chiuderlo, riporlo, guardarmi allo specchio e domandarmi: "ma perchè?" Perchè ci sono cascato? E sì che le recensioni (a ben leggerle) davano qualche indizio di una mattonata. Se qualcuno è tentato di prenderlo, legga almeno le prime due pagine: lo lascerà lì. Mandando un pensiero solidale a questo sottoscritto triestino che si è sacrificato, per risparmiare una delusione e 25 euro.