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La tragedia della Gustloff

Creato il 17 gennaio 2010 da Paultemplar57
La tragedia della Gustloff


La più grave tragedia del mare verificatasi è anche una delle meno conosciute; avvenne 64 anni fa, il 30 gennaio del 1945, nel mar Baltico, al largo delle coste del porto di Gotenhafen. Provocò la morte di un numero di persone mai stabilito con esattezza, tra le 9000 e 11.000 vittime, per la massima parte civili, che sfuggivano da una Germania ormai stretta d’assedio dalle truppe russe. Gli unici numeri sicuri riguardano i membri non civili, ovvero i 918 ufficiali, i 173 appartenenti all’equipaggio, le 373 donne delle Unità Navali ausiliarie. In realtà il numero di passaggeri venne comunicato, dopo la tragedia, dalle autorità tedesche: 4425 persone, uomini donne e bambini che avevano trovato rifugio sulla nave. Ma questo numero è assolutamente aleatorio, perchè all’ultimo momento la nave caricò un numero imprecisato di persone dal porto di Gotenhafen, che premevano dalla banchina del porto per tentare una via di fuga che ormai era l’unica speranza per sfuggire alle armate russe, delle quali si mormoravano atrocità di ogni genere compiute ai danni delle sventurate popolazioni civili che le stesse avevano incontrato nella loro marcia di avvicinamento alla Germania.

La tragedia della Gustloff

La costruzione della Gustloff


La Gustloff era una nave impressionante, una delle più belle della flotta tedesca: duecento metri di lunghezza, quasi 29.000 tonnellate di stazza, ponti e cabine lussuose; in origine avrebbe dovuto chiamarsi con il nome del Fuhrer, Adolf Hitler, ma in seguito aveva preso il nome di Wilhelm Gustloff in memoria del capo della locale sezione svizzera del partito nazional socialista, ucciso durante un attentato da uno studente ebreo.
La sera del 30 gennaio del 45 era una delle peggiori, per mettersi in viaggio.
Il mar Baltico era sferzato da un vento molto forte, gelido, con una temperatura esterna che diminuiva a vista d’occhio, e che passò rapidamente a un meno 20°; come se non bastasse, nevicava, e sul pelo dell’acqua affioravano blocchi di ghiaccio, il che rendeva la navigazione quanto di più pericoloso si potesse immaginare. Il problema principale, tuttavia, era eminentemente militare: nelle acque del Baltico incrociavano sommergibili russi, a caccia di qualsiasi nave tedesca che incrociasse le acque. L’ordine era tassativo, per i comandanti delle unità sottomarine: affondare qualsiasi nave che uscisse dai porti tedeschi.

Il varo della Gustloff

La tragedia della Gustloff


Il comandante Peterson, sulla plancia di comando della gigantesca nave, guardava con i suoi ufficiali con occhi preoccupati verso il mare scuro e agitato; aveva dovuto salpare di corsa da Gotenhafen, con solo due navi vedetta di scorta invece delle tre previste. Durante la navigazione ne venne meno un’altra, che si era provocata un grosso squarcio in un fianco per la collisione con un pezzo di ghiaccio affiorante dalle acque. A fare da scorta c’era rimasta solo la Loewe, una torpediniera; troppo poco per sperare in un’efficace barriera difensiva da opporre ad eventuali attacchi nemici. Il rischio di avere una collisione con un grosso pezzo di ghiaccio era dunque elevato; la notte era buia, c’era neve, il mare in tempesta: fu così che il comandante Peterson dette ordine di accendere le luci, per cercare di guadagnare un minimo di visibilità esterna. Per fatalità, da Gotenhafen partì un messaggio di allerta, che indicava la presenza possibile di unità sottomarine russe, che non arrivò mai a destinazione, e per colmo di sventura, il sistema difensivo della Loewe, che avrebbe potuto intercettare il sottomarino, a causa del freddo polare smise di funzionare. Una somma di vari fattori negativi, quindi, portò la Wilhelm Gustloff ad essere un gigantesco bersaglio indifeso.

La tragedia della Gustloff

Vita a bordo prima della guerra

La tragedia della Gustloff

La Gustloff in crociera


Nel frattempo nelle gelide acque del Baltico incrociava un sottomarino russo S-13, ai comandi dell’ufficiale Marinesko; aveva, come ricordato agli inizi, il compito di vigilare e pattugliare quel tratto di mare, alla ricerca di carghi tedeschi che avessero staccato gli ormeggi, diretti in alto mare. Anche per il sottomarino russo c’erano gli stessi problemi della nave tedesca: la visibilità era praticamente azzerata, per cui quando il comandante Marinesko avvistò la grossa preda, con una decisione molto pericolosa ordinò l’emersione, per controllare da vicino di che tipo di nave si trattasse.
Un sottomarino in emersione è come un bimbo con le mani nella marmellata; il rischio era davvero enorme, sopratutto se i russi avessero trovato di fronte una nave armata.Ma la fortuna, per il comandante russo, quella sera, girava dal lato giusto. Senza essere visti, i russi poterono controllare la loro preda, tanto che il comandante Marinesko diede ordine di girare attorno alla Gustloff, in modo da mettersi tra la stessa e la riva, in posizione ottimale per il lancio dei siluri. Alle 21 e 16 Marinesko ordina il lancio dei siluri: quattro testate cariche di esplosivo si dirigono simultaneamente contro la nave tedesca.

La tragedia della Gustloff

Una delle rare immagini prima della tragedia

Nel frattempo, a bordo della Gustloff, l’atmosfera era quasi rilassata. Come testimoniato dai superstiti, molti erano tranquilli, perchè finalmente avevano lasciato la zona di guerra, ed erano carichi di speranza per il futuro. Si rideva, si scherzava, si canticchiava. Il tutto venne interrotto dalla prima, gigantesca esplosione, che colpì la nave tedesca; il primo siluro squarciò la nave sulla parte anteriore, quella dove erano situate le cabine e gli alloggi delle sventurate Ausiliarie. Il secondo, pochi secondi dopo, centrò la parte dov’era situato il ponte E, con la sua magnifica piscina. Il terzo colpì in pieno la sala macchina, nella quale non c’erano solo i membri dell’equipaggio deputati al funzionamento della nave, ma anche tanti profughi, in maggioranza donne e bambini. Le tre esplosioni, quasi simultanee, strapparono dal sonno per portarli alla morte almeno metà delle eprsone viaggianti. Ufficiali, donne, bambini, anziani, tutti condivisero la terribile sorte della morte istantanea. Ma fu davvero una morte pietosa, perchè molti altri ebbero, per qualche ora, l’atroce illusione di essere scampati alla morte. A bordo scoppiò l’inferno, con scene d’eroismo e scene di basso egoismo, come quella raccontata da una superstite, che ebbe la fortuna di salvarsi assieme alla sorella, e che narrò come un ufficiale dovette sparare su un uomo che voleva ad ogni costo salire su una delle scialuppe di salvataggio, riservate viceversa a donne e bambini.

La tragedia della Gustloff

Obiettivo agganciato

La tragedia della Gustloff

La Gustloff affonda

Furono moltissimi quelli che non trovando posto sulle scialuppe, scelsero di tuffarsi in acqua: ben presto trovarono la morte per ipotermia nelle gelide acque del Baltico, che permettevano una sopravvivenza di due- tre minuti al massimo. Molti risucirono a salvarsi grazie alla generosità di persone che rischiarono a loro volta l’affondamento delle scialuppe pur di tirare su qualche naufrago. L’agonia della Gustloff durò meno di un’ora; sessanta minuti drammatici, con gente che continuava ad urlare e a gettarsi fuori dalla nave, morendo quasi all’istante, con altri invece che si uccidevano buttandosi sui ponti inferiori. Altri, pur caricati a bordo delle scialuppe, morirono ugualmente per gli abiti bagnati, che congelavano e diventavano un freddo sudario. L’alba del giorno dopo illuminò un paesaggio spettrale: scialuppe che galleggiavano con il loro carico di umanità disperata, migliaia di corpi che galleggiavano a pelo d’acqua, mentre altre migliaia erano ormai in fondo al mare, custoditi da una bara d’acciaio. Una nave tedesca incrociò quella zona; aveva raccolto l’ultimo sos lanciato da bordo, e il suo comandante, rischiando la vita personale e di quella del suo equipaggio, riuscì a trarre a bordo oltre mille eprsone, fra le quali c’era il serafico comandante Peterson, in uniforme e senza un graffio.

Le straordinarie immagini del relitto

La tragedia della Gustloff

La tragedia della Gustloff


Aveva scelto di vivere, evidentemente, senza condividere il destino della sua nave.Probabilmente le vittime furono 10.000, non si è mai avuto altro che un conteggio molto approssimativo delle vittime. Il comandante del sottomarino russo S13, Marinenko, uomo dedito all’alcool e alle donne, ma lucido e spietato quando combatteva, affondò un’altra nave civile e alla fine della guerra reclamò per se l’onoreficenza di eroe dell’Unione Sovietica. Che gli venne accordata dopo un soggiorno in Sberia, per cause sconosciute; la citta russa di Kaliningrad gli dedicò un monumento bronzeo.

La tragedia della Gustloff
Alexander Marinenko, comandante del sommergibile russo


L Germania nazista, ormai avviata alla disfatta, non amplificò l’episodio; la propaganda ormai non serviva più, non poteva cambiare più nulla ne orientare in qualche modo il pensiero di una popolazione che, stanca delle vuote promesse del suo Fuhrer, ormai aspettava con rassegnazione la definitiva capitolazione, e che cercava disperatamente di salvare il salvabile.
Così sulla Gustloff cadde l’oblio; una tragedia di proporzioni immani, molto più disastrosa di quella del Lusitania, del Titanic, del Doria e della Goya messe assieme. I russi furono i primi a cercare all’interno del relitto della nave tedesca, probabilmente alla ricerca di prove che testimoniassero come la Gustloff in realtà fosse adibita al trasporto di truppe e materiale bellico.

La tragedia della Gustloff

Il mare restituisce alcuni corpi

Oggi il nome della sventurata nave da crociera tedesca, affondata nel Baltico con il suo carico di sventurati è tornato alla ribalta grazie a Günter Grass, il cui libro Im Krebsgang (Il passo del gambero), edito nel 2002, ha riesumato la tragedia, con particolari inediti e per molti versi agghiaccianti, come i ricordi di alcuni superstiti. A marzo del 2008 la rete televisiva Zdf ha trasmesso uno sceneggiato in due puntate, Die Gustloff, dedicato alla tragica storia; alla presentazione della prima era presente anche il cancelliere tedesco Angela Merkele, commossa e silenziosa.


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