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La tramontana dei Santi Martiri di Otranto (il mare sa come fare)

Creato il 14 agosto 2015 da Cultura Salentina

La tramontana dei Santi Martiri di Otranto (il mare sa come fare)

14 agosto 2015 di Redazione

di Lorenzo De Donno

lapide

Grandi spruzzi, oggi, sotto al faro della Palascia,  che chiude a sud la suggestiva  Baia delle Orte, per una bella tramontana estiva  che asciuga presto il sudore della lunga camminata. La “tramontana dei Santi Martiri”, così la definivamo da ragazzi.

Sapevamo che sarebbe arrivata,  più o meno sotto ferragosto, con le sue sequenze di sette/otto onde alte e schiumose ed un momento di calma fra una serie e l’altra.  Quella tramontana metteva paura perché la leggenda, ancora viva e indiscussa fino agli anni 70, voleva che ogni 14 di agosto il mare – in occasione della festa – volesse per sé almeno una vittima sacrificale.  E, in effetti, capitava che qualche bagnante fosse colpito da un malore o addirittura  affogasse in quei giorni sulla costa est. Una spiegazione logica, ad integrazione  del  semplice calcolo di probabilità, me    la sono data. Nelle epoche precedenti alla motorizzazione di massa chi  abitava l’entroterra salentino,  e non aveva la disponibilità di mezzi propri  di locomozione, si recava al mare solo una  volta l’anno, per rendere omaggio ai Martiri, facendo un  lungo viaggio con i carri trainati da cavalli che iniziava all’alba oppure, più recentemente, con il trenino sferragliante della Sud Est. Arrivati  alla spiaggia, i pellegrini  mangiavano e bevevano per rifocillarsi. Poi, accaldati ed a pancia piena, facevano il  bagno, rischiando una congestione. Inoltre, in pochissimi sapevano nuotare o mantenersi a galla, non essendo quello sport ancora entrato nel business e nei consigli dei medici che, al massimo, del mare consigliavano una fruizione passiva (iodio e sabbiature). La tramontana faceva il resto…

Ricordo che questi “Santi” (perché, per noi, i Martiri, “santi” lo sono sempre stati, ancor prima della loro ufficiale canonizzazione) che si presentavano in forma di scheletri stipati nelle teche della Cattedrale e poi facevano, per un’inevitabile ed un po’ perversa associazione di idee,  anche affogare qualche malcapitato, ci mettevano un po’ di inquietudine…

Domenica scorsa, sempre alla Baia delle Orte, una signora romana invitava una sua amica, molto titubante,  a tuffarsi senza paura.

– Il mare è fatto di acqua, un elemento naturale, non devi temerlo, non ti farà del male! Lasciati andare! – Continuava  a ripeterle, con tono ipnotico, come se fosse un mantra,  mentre l’amica, bianca come un latticino, annaspava fra gli scogli perdendo l’equilibrio  ad ogni passetto.

– Mi sa che abbiamo sbagliato tutto – mi son detto –  noi che aspettiamo le due ore e mezza  canoniche per bagnarci, che da ragazzini abbiamo fatto sempre  il fioretto il 14 di agosto, giocando a carte sotto l’ombrellone perché non fossimo noi le vittime sacrificali predestinate, che usiamo scarpette di gomma  per non scivolare sugli scogli e stiamo attenti, da sempre, alle correnti, ai fondali sconosciuti,  alle spine di riccio ed alle meduse urticanti… Uno spreco di precauzioni inutili!

Spero che l’anziana signora sia sopravvissuta ai consigli sconsiderati dell’amica, l’assenza di notizie stampa contrarie conferma  che il bagno non le è stato fatale e che il mare è stato clemente (per questa volta). I colori  della  Baia delle Orte comunque  rimarranno,  ne sono certo, uno dei più bei ricordi della sua estate.

Questa mattina sembrava che fosse uno specchio, nel gomito  al riparo della Punta Facì,  mentre la tramontana schiumava furiosa a largo, rendendo irregolare la linea dell’orizzonte e  sospingendo masse d’acqua verso l’iconico faro bianco del Capo d’Otranto. Poi, di tanto in tanto, grandi onde di risacca, inaspettate e  contrarie al vento stesso, turbavano quella pace apparente, riempiendo i vuoti fra gli scogli e ripristinando le vie di uscita ai piccoli pesci impazziti rimasti imprigionati nelle conche, a riequilibrare la situazione.

Il mare sa come fare …


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