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La triste storia di Robert Swift, sedotto e abbandonato dalla NBA

Creato il 11 marzo 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Chi si ricorda di Robert Swift, centro di 213 cm scelto al draft dai Seattle Sonics nel 2004? In pochi, sicuramente. Capelli lunghi rossi, grandissima energia, molto acerbo su un campo da basket, ragazzo davvero sfortunato e ora in bancarotta. Questa potrebbe essere una descrizione sufficiente per spiegare cos’è stato Swift in campo e cos’è ora fuori. Nato e cresciuto a Bakersfield, scelto come detto al draft nel 2004 con la 12esima scelta da Seattle, è uno dei tanti ragazzi convinti a fare il salto direttamente dal Liceo alla NBA, che però non ha avuto fortuna, bruciandosi molto velocemente e finendo nel dimenticatoio. 18.8 punti, 15.9 rimbalzi e 6.2 stoppate di media alla High School erano bastati agli scout per convincersi che questo lungagnone potesse avere un futuro nella Lega, grazie alla sua energia e al suo dinamismo; in pochi si erano preoccupati che la sua conoscenza del gioco e i suoi fondamentali fossero piuttosto “limitati” e andassero allenati per davvero, così da tirarne fuori le cose migliori.

La prima stagione ai Sonics lo vede in campo col contagocce (72 minuti in 16 partite) poi Bob Hill gli da una chance e lui risponde anche decentemente, in due stagioni gioca 21 minuti di media con 6.4 punti, 5.6 rimbalzi e 1.2 stoppate. Poi il primo grande infortunio: in una partita di pre-stagione del 2006 rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, che lo costringe a saltare l’intera stagione. Al rientro è completamente un’altra persona, anche esteticamente: il passaggio ai capelli lunghi e corpo totalmente tatuato lo rende piuttosto visibile anche in NBA, ma in campo nelle due stagioni successive gioca appena 34 partite anche a causa di un altro infortunio, la rottura del menisco del ginocchio destro. I Thunder (che nel frattempo hanno sostituito i Sonics) lo tagliano il 22 dicembre 2009 e la carriera NBA di Swift si interrompe ad appena 23 anni.
Ci prova con i Bakersfield Jam della NBA D-League, gioca anche 2 partite in Giappone per i Tokyo Apache allenati dal suo ex mentore Hill, ma non funziona e dal 2011 non ci sono più notizie.

Fino a poco tempo fa, quando lo stato di Washington l’ha sfrattato dalla sua casa di Sammamish per i mancati pagamenti del mutuo, nonostante gli 11 milioni di dollari guadagnati nella sua seppur breve carriera. La scena apparsa al nuovo inquilino della casa però è da film horror: muri distrutti, spazzatura (cibo e non solo) ovunque, casa completamente abbandonata a se stessa, munizioni e fucili, una situazione veramente grottesca.
In un bidone dentro casa sono state ritrovate anche le lettere di reclutamento di alcune delle più prestigiose università degli Stati Uniti (Kansas, Duke e Washington), disponibili a dargli una borsa di studio, ancora chiuse e mai aperte.

Una carriera e purtroppo come spesso succede anche una vita gettate nel cestino. Di storie come quelle di Robert Swift lo sport americano ne è zeppo, sedotto troppo giovane dalla NBA e poi abbandonato in fretta per i suoi evidenti limiti, ma ogni volta che le si legge fanno pensare, soprattutto quando si vedono immagini come queste:


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