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La Verità è che Twitter sta Costruendo un Walled Garden Alto 10mila Caratteri

Creato il 07 gennaio 2016 da Pedroelrey

Fermi tutti.

Potremmo essere finiti tutti fuori strada con la storia dei 140 caratteri. Mi è capitato di parlare, forse in modo avventato, di Twitter in crisi d’identità, in virtù di una soluzione che sembrava compromettere uno degli elementi fondanti della piattaforma stessa. In un periodo in cui Twitter stenta a dare innovazioni concrete, capaci di risollevarne sorti (e conti), l’improvvisa decisione di dire addio a uno dei rari tratti distintivi della piattaforma, mentre tutti i social sembrano omologarsi su certi standard, ci ha lasciato inevitabilmente perplessi.

La verità è che non è stato né palesato né colto l’obiettivo di questa che, finora, è ancora solo una dichiarazione d’intenti.

L’estensione del limite a 10mila caratteri andrà a costituire un walled garden.

Si lavora su logiche di ecosistema, come stanno pianificando di fare ormai da tempo Facebook e Google, con Twitter che entra a pieno titolo nel dibattito di Instant Articles e AMP. I  nuovi tweet dovrebbero presentarsi esattamente come i precedenti, così riporta Slate: 140 caratteri, come al solito, ma con la possibilità di essere estesi. Non muore il tweet, semmai muore l’url associato allo stesso.

Del resto, cosa rappresenta l’url che associamo a un tweet se non il proseguimento dello stesso?

La volontà non manifesta è quella di consentire agli utenti ulteriori livelli informativi senza uscire dalla piattaforma, andando così ad incidere sull’annoso problema  di Twitter: l’interazione. In questi giorni ne dibattevamo proprio su Twitter e Livia Iacolare di Twitter Italia ci ha restituito un dato che dice molto.

@PierluV @domitilla @pubblicodelirio @andreaspinopico @pedroelrey @leliosimi il 40% degli utenti di Twitter (nel mondo) non twitta ma legge

— Livia Iacolare (@liviacolare) 4 Gennaio 2016

Più che il decadimento o il peggioramento di una dinamica di utilizzo,  il tweeting  istantaneo, si va ad aggiungere a questo la possibilità di approfondire i contenuti. A questo punto, è tutto fuorché un rischio o un imbarbarimento della piattaforma. Siamo di fronte, probabilmente, al primo vero tentativo di risollevarne le sorti con un’idea non esattamente innovativa o rivoluzionaria, ma funzionale e rodata.

Si riesce addirittura a trovare tratti distintivi tra l’idea di Dorsey e le ormai note prospettive di Instant Articles di Facebook e AMP di Google. I Longtweets nascono senza la lunga trafila di contrattazioni e tavole rotonde con gli ambienti editoriali, perché non dichiaratamente annunciati come servizi per  gli stessi.

Va da sé che Twitter e l’informazione continuino ad essere strettamente interconnessi, delegando quindi eventuali partnership e possibilità di accordo a una seconda fase. E chissà che Twitter  non si dimostri più pronto e propenso ad aprire all’advertising all’interno di questi  nuovi contenuti, anche in virtù di una piattaforma Twitter ADS che continua a rappresentare non esattamente un’esperienza felice in materia di monetizzazione.

Lungi da me passare dai catastrofismi all’esaltazione.  Twitter resta un social con tutta una serie di problemi, che però stavolta potrebbe aver imboccato una strada interessante. Intanto da un altro versante continua a mostrarsi poco ricettivo. Piovono richieste diffuse da parte degli utenti di una semplice implementazione: consentire di modificare i Tweet.

Twitter sembra fare orecchie da mercante, forse per salvaguardare il valore dell’immediatezza della conversazione, con buona pace degli orrori grammaticali e le esternazioni impulsive. Intanto inizia a prender quota l’hashtag #EditTweet


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