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La violenza è cacca

Creato il 16 dicembre 2010 da Demopazzia
La violenza è brutta. Cacca. Pussa via. Un gran numero di “intellettuali” si è esercitato nel dare una forma leggermente più letteraria a questo concetto. Due su tutti, Saviano e Telese. Lo spunto ovviamente è quello degli scontri di martedì avvenuti a Roma durante il voto di fiducia al governo Berlusconi. Ma ci si può spingere un po’ oltre il banale e cercare di capire che succede. Si può andare oltre al rituale di incidenti - strumentalizzazione del governo -  condanna unanime - nessuna comprensione del fenomeno?
Londra brucia, Atene brucia, Roma brucia, Reykjavík brucia, Parigi brucia. E tutto quello che sanno scrivere gli intellettuali de noantri è che la violenza è cacca. Bello sforzo.
Una riflessione sul perché ciò stia avvenendo e si stia diffondendo in tutta Europa sarebbe forse chiedere troppo? Toccherebbe interrogarsi sui meccanismi di rappresentazione e su come questi taglino fuori ogni voce dissonante. Se i partiti perdono la loro funzione di mediazione tra società civile e istituzioni, quale spazio rimane per far sentire la propria voce a chi è già tagliato fuori anche da tutto il resto?
La violenza è cacca. Ma né Saviano né Telese si chiedono quanto sia violento non vedersi rinnovato il contratto dopo 4 anni di apprendistato, quanto sia violento vedersi sottratta ogni prospettiva, quanto sia violento inviare centinaia di curriculum senza ottenere una risposta, quanto sia violento veder passare sulla propria pelle riforme sulle quali non si ha neanche diritto di parola, quanto sia violento vedersi togliere i diritti che i nostri padri hanno avuto. Loro non se lo chiedono perché il diritto di parola lo esercitano dalle colonne dei giornali, dagli studi televisivi, dalle pagine dei libri, dai microfoni di una radio. Non sanno cos’è la frustrazione perché appena hanno qualcosa da dire ce lo vomitano addosso sicuri di essere ascoltati. E se hanno paura di non essere ascoltati ne sparano una un po’ più grossa. Non lo sanno nemmeno quelli del Giornale che si divertono a sfottere chi manifesta (a distanza di sicurezza però) senza rendersi conto che le loro parole sono più violente di una sassata ad un bancomat.
La violenza è cacca. Forse però per arginarla sarebbe necessario comprenderla. Se ci si limita ad inveire contro dei ragazzi di vent’anni senza un futuro da dietro la scrivania della redazione di un giornale o se gli si da un’amichevole pacca sulla spalla da fratello maggiore dicendogli che non capiscono un cazzo non si migliora certo la situazione.

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