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§ La vita affidata a un concetto antisistemico §

Creato il 04 giugno 2011 da Faith

Ridondanze.
Automatismi.
Trucco.

Tutto ne abbiamo per sopravvivere.
Dai più semplicistici ai più articolati.

La sopravvivenza è attraente. Tanto attraente che crea l'illusione di non poterci rinunciare.

Trucco: come creare un'illusione, di un posto confortevole, dentro cui sistemare te, la tua pazienza e la tua creatività appassionata.
Testare (e anche tastare) la sicurezza che starai lì e poi montanre un elastico da bunjie jumping.

Lontano, lontano, lontano, per un tempo che si allunga, si allunga, si allunga (e talvolta, silenziosamente, si spreca, si spreca, si spreca), per la regina della sopravvivenza dell'abbandono.

Così attrezzata, così abile, così elegante e quindi, così regina.

Come fare a resistere alla venerazione paziente?

D'altra parte, che cosa resta?
Un indecifrabile rebus.
O un banale trucco ben riuscito, quello in cui ti disarma di ogni possibilità umanamente conosciuta.

Parlare?
No, non mi va di parlare. Sempre le stesse cose!
Distraiamoci!
Ma no, non sono dell'umore adatto. (con te, of course)
Dolcezze di vario genere.
Eh no, eccessò sti cos?
Non ti cago.
Ma come mi tratti! Non è questo il modo!


Eh no, Elio non c'entra niente. E la vacca non disse al mulo oggi ti puzza il culo.

Fisso un soffitto rosa, un soffitto vero, non metaforico, e dormo in mezzo al letto, anche questo vero e non metaforico.

Penso che ti scopre ogni attitudine e poi ti spoglia di ogni attitudine.

(il letto? il soffito? un sottiteso, vero, metaforico o delirato?)

Fisso.

Come il punto in cui stai, dietro una porta socchiusa, contemplando e confidando nella luce fioca.

Ma la fifina fifona, saprà, vedrà, rischierà?
O metterà la sua borsa a terra solo perchè vorrà fingere che gli altri così saranno contenti e si accontentaranno, appunto, di non accorgersi di lei?

Fifona e più fifona ancora, è la regina delle intollerabili vicinanze, perchè è la regina degli angoscianti allontanamenti, per cui, ad esempio, hai voglia di arrabbiarti allo stridere dell'elastico e al disegno delle spalle, ti dirà che non le importa, ti lascerà fare finchè non la pianterai, col tuo capriccio.
Deve passare, come tutte le nottate che son passate.
In una borsetta, un coprispalle; solo più lontana, ma ci sei sempre stata.

Fifina fifona non vuole davvero cambiare; perchè se cambia e poi si sente uguale, come fa?

Un regno e una sopravvivenza scambiati con un concetto antisistemico.

La mia funzione è stare in mezzo al regno, eppure in un cantuccio. In mezzo ma così clamorosamente in disparte.

Ti dice - Grazie - e mai - Anch'io - .

Dice io-io, dopo essersi lagnata per mesi. E che pazienza, allora, fifina fifona!
La funzione è stare in mezzo al regno ma in disparte e il gioco è non far nulla oppure far tutto, ma senza che questo incida su qualcosa.
E' il terribile gioco della frustrazione. E anche dell'impotenza.
Nel trucco della finta indipendenza.

Fisso il soffitto rosa, in una stanza che ti avrei voluto raccontare, e penso che è un rosa che non ti avrei mai dipinto in una stanza che ti avrei voluto tirare su.
Penso che, dopo avermi adeguatamente minacciato, se viaggi nottetempo in mezzo al letto, io semplicemente alzo la testa dal cuscino, controllo che dormi, mi nascondo in un ultimo quarto. Si dovesse mai stare vicini un po' troppo, quell'attimo di troppo.

Frustrati e impotenti, come scassinare una valigia dove sono finite tutte le parole avanzate dai silenzi nascosti?
Banale, troppo, e sciocco anche, dirlo a me, dire semplicemente non farlo.
Eh no, non è proprio una faccenda di potere e nè di vincere.
La pazienza non è della guerra, ma della conoscenza.
La pazienza sa della verità, non può accontentarsi di vincere.

Metto in scena crimini.
Rubo, il tempo. (un furto inutile ed egoista).
Mento. Dico che è senso di colpa, ma non è per nulla vero.
Sono gli incantevoli resti, attraenti nelle mani che tirerebbero schiaffi.


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