Oggi ho
assistito ad una conferenza sulla ricerca della vita
nell'Universo.
Partendo
dal progetto ambizioso e forse un po' ingenuo chiamato SETI, quello
della ricerca di segnali radio che dessero prova della presenza di
vita intelligente, con l'esplorazione di diverse zone della nostra
Galassia tramite radiotelescopi, considerato che dopo più di 60 anni
il risultato è stato 'niente di niente' per dirlo con le stesse parole usate dal conferenziere, si è passati alla ricerca di
forme di vita elementare cercando pianeti o satelliti che orbitando
attorno alle loro stelle nelle zone 'che potrebbero permettere la vita' siano
candidati allo scopo.
Ad oggi
sono stati scoperti almeno 200 pianeti che essendo simili alla Terra
come condizioni fisiche, per presenza di acqua liquida, atmosfera e
temperatura non estrema, potrebbero ospitare la vita. Si pensa che nella nostra Galassia ce ne siano intorno ai 4miliardi. E si è stimato che nel nostro Universo dovrebbero esserci intorno a 5 mila
miliardi e forse più di pianeti abitabili..
Giustamente
bisognerebbe però mettersi d'accordo su cosa sia la vita, ma questo non è molto difficile. Il problema è trovarla, anche se
allo stato elementare. E credo che sarebbe più importante capire
che con questo termine non si può certo intendere la presenza del mattoncino lego di cui ha parlato il conferenziere, bensì di un
organismo capace di prosperare e riprodursi, anche se semplice
come un batterio. Che sia stato trovato qualche aminoacido
nell'acqua delle comete non significa necessariamente che questo sia
una prova di vita. Infatti per essa, almeno nelle forme anche più
semplici che conosciamo sulla nostra Terra, sono necessarie per lo
meno le proteine, che sono strutture molto ma molto complesse formate
con gli aminoacidi, e poi tutto il resto, DNA, cellule, e sistemi organizzati per uno scopo, quali gli organi di moto, ecc...
Ma oltre
a questo fatto mi veniva di pensare che il presupposto delle teorie
evoluzioniste atee, cioè quelle che escludono a priori ogni
possibile intervento divino nell'insorgere della vita, essendo del
tipo 'basta aspettare abbastanza tempo e se le condizioni ambientali
sono adatte, prima o poi dei mattoncini si assembleranno per caso e
faranno nascere una primordiale forma di vita da cui poi col tempo
deriveranno tutte le altre strutture più complesse', contiene in sé un
problema non risolto e cioè che la probabilità che questo succeda
per caso nel tempo di vita dell'Universo è risibile e
praticamente nulla, a meno che non esista una legge naturale che
favorisca questo assembramento spontaneo della materia inorganica
verso la materia organica e a forme più complesse, funzionanti e alla
fine vitali.
In
definitiva, ameno come detto dell'esistenza di questa ulteriore legge che rendesse probabile l'insorgenza spontanea della vita, ma che nessuno
degli scienziati atei ha finora però sentito l'esigenza di enunciare o sostenere, questa ricerca di forme di vita nell'Universo sembra che
non abbia presupposti logici e sia destinata a fallire, lasciandoci
con la delusione e la presa d'atto di essere completamente soli: infatti se la nascita della vita dovesse veramente essere basata solo sul caso
(fortuito) allora è molto probabile che noi potremmo anche essere
l'unica forma di vita di tutto l'Universo o, se volete, anche se fosse
spuntata qualche altra volta magari in una zona remota nello spazio o
nel tempo, la probabilità di trovarla sarebbe praticamente zero.
Paradossalmente
forse avrebbe più senso perciò una ricerca del genere partendo dal
presupposto che è stato Dio a creare la vita o le leggi che ne
permettono l'insorgenza: infatti la vastità dell'Universo porterebbe
subito dopo a far pensare che Egli, avendolo voluto così grande, non si sarebbe potuto limitatare
alla sola Terra per farla nascere.