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La Vuelta, Contador e il manuale del ciclismo

Creato il 05 settembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Dice il manuale del ciclismo che, quando mancano 50 km al traguardo, un uomo di classifica non può attaccare. Dice il manuale del ciclismo che, quando il traguardo è su una collina dolce e nel mezzo ci sono discesa e pianura, un uomo di classifica ha ancora meno ragioni di attaccare. Ma, a volte, il bello del ciclismo consiste nella violazione di queste regole. Soprattutto se si ha a che fare con Alberto Contador e con una corsa, la Vuelta, veramente loca. Follia e genio, coraggio e intuizione, improvvisazione e tattica: il ciclismo è anche questo, Alberto Contador è anche questo. La tappa odierna prevedeva un arrivo insolito al Fuente Dé, altura posta a quota 1080 metri alla cui sommità si arriva dopo una lunga ma pedalabile salita (17.3 km al 3.9%). Prima però, molto prima, un GPM di seconda categoria, il Collado de la Hoz posto ad una cinquantina di km dalla conclusione: proprio lì, quando ancora non ci sono le immagini televisive, Contador compie qualcosa di straordinario.

Davanti ci sono una decina di atleti, ma proprio la Saxo Bank e la Katusha impediscono alla fuga di acquisire un vantaggio significativo. Così, contro ogni logica, Contador parte su quella salita molto lontana dall’arrivo: si viene a creare un gruppo di una dozzina di corridori in testa, tra cui il suo preziosissimo compagno Sergio Paulinho, il siciliano Paolo Tiralongo (che, da buon amico, non lesina aiuti al madrileno) e il toscano Rinaldo Nocentini. Valvedre e Rodríguez reagiscono, formano un plotoncino di 8 atleti che si getta all’inseguimento, prima in discesa, poi in pianura, infine sull’ultima salita. Sfruttando un traguardo intermedio, che ovviamente Contador fa suo conquistando i 6” di abbuono, lui e Tiralongo restano al comando da soli, ad una ventina di chilometri dalla vetta finale. La maglia rossa e Valverde scivolano a 1′, poi 1’30”, poi 2′ di distacco dalla testa della corsa: il murciano collabora poco, Rodríguez perde anche il compagno Losada e si trova a dover fare tutto da solo, su pendenze a lui non congeniali. Così, quando Valverde scatta ai -13, Purito si siede mestamente e non reagisce. Il confronto è impietoso: Contador sempre sui pedali, sempre a forzare, tanto da staccare il buon Tiralongo; Rodríguez con l’espressione cupa, la testa bassa, la pedalata pesante e, soprattutto, due Saxo Bank a ruota che non tirano un metro. Nel mezzo, Valverde recupera secondi su secondi grazie all’aiuto di Quintana e Intxausti, ma questo a Contador non interessa, perché ormai Purito è saltato. Sul traguardo, il madrileno esulta e sorride: è la prima vittoria dopo il rientro dalla squalifica, è la prima vittoria dopo tanti scatti e tante beffe, è una vittoria che vale doppio. Valverde è secondo a pochi attimi dal madrileno, davanti ad Henao, Verdugo e Nocentini. Rodríguez arriva a 2’38”, lontano, lontanissimo, Gesink e Froome ancora più indietro.  Ciò che non hanno fatto le pendenze verticali dei giorni scorsi, lo fa una tappa di collina alla quale nessuno, probabilmente, assegnava un ruolo da protagonista. Nessuno tranne Contador, ovvio, quel Contador che oggi ha riscritto il manuale del ciclismo, quel Contador che conquista meritatamente la maglia rossa di leader della classifica generale con  1’52” su Valverde e 2’28” su Purito. Portategliela via adesso, quella maglia.

Domani torneranno di scena i velocisti: frazione lunga (204 km) e poco mossa, per quanto ci si trovi sempre nella Meseta central, con traguardo a Valladolid. Ma lo spettacolo, in questa Vuelta, non è certo finito.

foto tratta da cyclingnews.com

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OA | Marco Regazzoni

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