Se son rose … fioriranno!
Sono passati cinque anni da quella riforma, cinque anni durissimi in cui ho disperatamente cercato di costruire un percorso dignitoso per una materia ridotta ad avere il peso di una zanzara nel curricolo di uno studente/essa di biennio di un tecnico commerciale.
Naturalmente mi dà un fastidio fisico pensare che, ogni anno, una marea di giovani esca dalle nostre scuole senza avere un’idea di chimica, fisica e, credetemi, di matematica.
E’ inutile che mi diciate con quel sorrisino sulle labbra che non avete mai capito un fico secco di chimica e avete vissuto benissimo. NON E’VERO. Semplicemente non sapete quello che vi siete persi, VOI, ma lo sa l’intera nostra società perchè l’ignoranza scientifica degli italiani ( politici in prima fila) si ripercuote rovinosamente sulle scelte operate dalla classe politica, in ogni settore.
Ma basta lagne. Dicevo che ho tentato di costruire un piccolo itinerario per rendere queste 66 ore ( 0,0075% delle ore a disposizione di un individuo che raggiunga i 100 anni) un po’ meno inutili. Come prima cosa ho voluto dare ampio spazio al laboratorio ( impresa titanica per assenza di ITP, e presenza delle strettissime norme di sicurezza che hanno spogliato i laboratori scolastici della gran parte dei reagenti chimici. Ho detto basta lagne).
Da una piccola indagine, che sto facendo nelle mie classi ( che cosa ti è piaciuto di questo anno di chimica e cosa butteresti dalla torre ) emerge interesse e curiosità per le attività di laboratorio e una fortissima tentazione di buttar dalla torre le relazioni che seguono tale attività. Ecco alcuni frammenti delle impressioni raccolte.
” Ogni esperimento mi ha insegnato qualcosa, anche se potrebbe sembrare insignificante, ma sicuramente oggi so dire qualcosa di più su questo campo e soprattutto non farò più la faccia da pesce lesso dicendo che non me ne intendo”
“Inoltre ho anche imparato come si lavora in un laboratorio, avendo purtroppo rotto un cilindro, sicuramente mi sono resa conto di quanto bisogna stare attenti con tutto quel vetro! Sono esperienze anche queste …”
” Però non ci sono solo aspetti positivi, ma anche aspetti negativi:
la Relazione, perchè questa relazione era noiosa, lunga e davvero fastidiosa, più che altro per il modo in cui la relazione andava fatta, troppi punti da rispettare e non era raro dimenticarne uno”
“A me non fa impazzire la chimica, oserei dire che non mi piace, le cose divertenti si svolgevano in laboratorio, ma poi arrivava la parte tartassante, la relazione. Nelle relazioni non veniva valutato giustamente l’impegno.”
” Mi è piaciuto fare gli esperimenti, ma a volte nelle relazioni scagliavo le conclusioni perchè lei voleva che capisssimo da soli, ma a volte non le capivo”
” Le lezioni più interessanti e “meno pesanti” addirittura piacevoli sono state quelle svolte in laboratorio, un po’ meno le relazioni da svolgere a casa e le interrogazioni”
Conclusione:due cose sono piaciute poco, le relazioni e “la manica stretta” nelle valutazioni.
Capisco perfettamente i loro punti di vista, ma sentite il mio. E’ vero la relazione è noiosa , ma è ll modo che ha il chimico per raccogliere le idee e valutare i risultati dell’esperimento.
Purtroppo presuppone capacità, che non sono innate, ma che si devono acquisire con il tempo. Capire perché si è fatto un certo esperimento, usare tabelle per descrivere materiali e reagenti (chiamandoli con il nome giusto), costruire tabelle per raccogliere i dati, saper sintetizzare le fasi dell’esperienza ricordando che la lingua ufficiale è l’italiano, è già molto complesso; osservare, mettere in relazione i dati, fare grafici, fare delle ipotesi e concludere è fantascientifico. Lo so. Questo percorso è però irrinunciabile: almeno una volta nella loro vita scolastica gli studenti devono misurarsi con la logica e la riflessione e smettere di agire per inerzia o sfruttando automatismi!
Già da qualche anno consento ai ragazzi l’uso di cellulari e tablet per fotografare, riprendere e registrare le esperienze di laboratorio: i risultati sono migliorati per quanto riguarda l’impostazione della relazione, ma le osservazioni lasciano comunque a molto a desiderare. ( bellissimi, invece, i selfie con camice e occhiali da protezione!).
Perchè? Nei percorsi didattici pregressi e attuali la fase dell’ osservazione e descrizione non esiste e questo rende molto carente la capacità di ragazzi di raccontare ciò che vedono. Sarebbero dei testimoni pessimi! Inoltre il terribile vizio di studiare in modo mnemonico, rende quasi impossibili i collegamenti tra teoria e pratica.
E quindi? Quindi non riesco a dare valutazioni alte, anzi, a volte mi sembra di esagerare in voti di incoraggiamento e premi per la buona volontà.
La percezione degli studenti è ovviamente opposta e considerano la relazione “tanto lavoro per nulla”.
Così, come esperimento, per vedere se riuscivo a migliorare un po’ la situazione, ho proposto la video relazione.
L’ultima relazione dell’anno hanno provato a farla in coppia e, invece del solito cartaceo, questa volta ho richiesto un video.
I pareri sono stati discordanti: alcuni studenti si sono divertiti molto e hanno apprezzato, per altri è stato difficilissimo. I risultati hanno ancora una volta evidenziato le carenze illustrate prima, ma in generale c’è stata maggior attenzione nella fase di laboratorio e qualche collegamento in più.
Vedrò di progettare meglio il percorso e riproporlo l’anno prossimo … cercando di non essere così intransigente con le valutazioni!
Ho sperimentato la nuova tecnica con una dimostrazione da cattedra ( i raggi catodici) e un’ esperienza fatta dai ragazzi in laboratorio ( il reagente limitante)
eccone due esempi.
Alice e Chiara Bertelli: I raggi catodici
Evelyn Fabbri e Dick Julian Ray: Il reagente limitante
Se son rose … fioriranno!