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Laurea non c’è

Creato il 16 marzo 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

marta-grande

Che bisogno c’è di vantare titoli? La domanda sorge spontanea nell’apprendere che dopo il Trota, Giannino e Crosetto pure l’enfant prodige del neoeletto Parlamento, la grillina Marta Grande, non è la superlaureata che sapevamo e che lei stessa, in più occasioni, ha tenuto a raccontare tradendo la soddisfazione di chi se l’è sudata. Fino alle 13:43 di ieri, infatti, Wikipedia riportava per lei una «Laurea in lingue e commercio internazionale» che poco più di un’ora dopo – magia! - s’è tramutata in «Bachelor of Arts in Foreing Languages and International Trade»; tanto di cappello naturalmente, ma un conto è una laurea riconosciuta in Italia, un altro è il corso biennale che la Grande ha frequentato fra il 2007 ed il 2009 a Huntsville, in Alabama.

Nessun processo preventivo alla brillante neodeputata e alle sue capacità, ci mancherebbe. Però il problema comincia ad essere serio e trasversale, c’è l’epidemia politica dei laureati non laureati, la volontà dei già buoni di presentarsi migliori. L’origine del virus potrebbe essere il governo tecnico, e cioè l’idea – falsa ed ampiamente confutata sia dalla teoria che dalla pratica –  che basti un curriculum di qualità per fare politica di qualità, che tra le aule universitarie e quelle parlamentari vi sia un collegamento diretto, che il buon professore sia per forza un buon presidente. Invece non è così, perché la politica, comunque la si pensi, non è assemblea ma trincea, non ricerca ma scelta. E soprattutto, ricordiamolo, qui c’è un Paese che va a picco: che bisogno c’è quindi di vantare titoli?



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