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Lavorare per vivere o lavorare per morire?

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

“Chi guadagna da vivere non guadagna da morire”. Così cita una canzone di Caparezza.

Lavorare per vivere o lavorare per morire?

Ne hanno parlato in molti, del crollo della palazzina a Barletta che ha causato la morte di cinque ragazze; e c’è qualcosa dentro me che da giorni mi spinge a farlo, forse perché le sento così vicine -non solo geograficamente ma anche a livello umano- che riesco quasi  a toccare  con mano le loro storie.

Quattro di queste ragazze lavoravano nello stesso edificio in cui hanno perso la vita per 3,95 euro l’ora e oggi qualcuno ha avuto il coraggio di dire che infondo non se la passavano così male sul posto di lavoro, avevano anche le zanzariere.

In Italia si muore di lavoro, e il crollo di quella palazzina non è stato che l’ennesimo caso di condizioni lavorative disumane.

Questo episodio ha dato uno schiaffo a tutta quella gente che diceva che infondo di donne che muoiono sul lavoro ce ne sono poche.

Si avete capito benissimo, il nostro paese è questo. Un tirarsi continuo di numeri, di lotte tra poveri.

Ora sono morte anche delle donne. Con questo bruttissimo episodio forse possiamo dimostrare a questa gente che anche noi donne lavoriamo? Ecco come lavoriamo!  In un palazzo fatiscente pieno di crepe a 3,95 l’ora, in nero e senza un briciolo di assicurazione,  il tutto per sopravvivere.

Perché assicurarle? Stiamo nel profondo sud e infondo c’è ancora la mentalità che il salario della donna sia supplementare o che infondo le donne che hanno bisogno di un lavoro sono solo o le disperate o coloro che non hanno marito.

 Come se avere un marito fosse per noi una rendita, una garanzia. Come sei noi donne fossimo ancora le uniche a dedicarsi alla casa e alla prole.

Le donne che muoiono sul lavoro sono pochissime vero? Beh mi sembra ovvio la metà delle donne in Italia non lavora, e moltissime hanno smesso anche di cercarlo il lavoro.

Ma oggi con questo pezzo non voglio fare divisioni, tra sessi o  generi – in realtà non ne facciamo mai, in questo blog lottiamo solo per le pari opportunità e per riappropriarci della dignità che spesso ci viene negata-, oggi quasi nessuno ha portato un pensiero a queste donne che sono morte per  vivere.

Oggi, nell’ultimo saluto a queste donne, molti di noi avevano già dimenticato, non pensavano più a questa tragedia e parlavano del “partito della gnocca” : l’ennesimo buffonata del tizio che ci governa . Stiamo facendo il suo gioco!

Gli antiberlusconiani che si riempiono le bacheche e i blog dell’ultima pagliacciata detta del vecchietto farneticante alla fine si comportano come lui vorrebbe che tutti noi ci comportassimo.

 Perché per i rivoluzionari antiberlusconiani le pari opportunità non esistono. Loro si dissociano da lui, gli dichiarano parole di odio e guerra, ma quando si tratta di agire come persone migliori e come esseri con una mentalità meno patriarcale, maschilista e gretta guarda caso gli assomigliano tutti un po’.

Voi parlate pure delle sue gaffes, delle bruttissime figure che ci fa fare a livello mondiale, delle escort, dei suoi soldi e delle sue magagne. Noi ci dissociamo.

Lavorare per vivere o lavorare per morire?

Noi oggi – e SEMPRE- parleremo delle storie come quella di  Antonia Zaza, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Concetta Tina, (Maria Cinquepalmi):cinque donne morte per la negligenza, l’ egoismo e la disumanità di chi ha la pancia piena, di chi dei diritti umani , delle condizioni dei lavoratori e delle donne se ne sbatte.

Faby



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