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Lavoro, i disoccupati sono più di quanto dicono le statistiche

Creato il 26 febbraio 2014 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Nel articolo seguente viene spiegato come a dispetto delle statistiche, già molto negative, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese sia in realtà più preoccupante. Questo divario tra la realtà dell’occupazione e le statistiche ufficiali è dovuto a un motivo meramente contabile: il calcolo statistico include solo coloro che hanno attivamente cercato lavoro nelle 4 settimane precedenti e sono disponibili a cominciare nelle 2 settimane successive. A differenza quindi dei 19 milioni di disoccupati ufficiali, secondo uno studio effettuato dalla società d’informazione finanziaria Bloomberg, il numero dei disoccupati in Italia salirebbe a 31 milioni.

Rispetto quindi agli annunci di prossima ripresa, basati su di un anemica crescita del +0,1% del Pil – la percentuale di ricchezza prodotta in Italia – rilanciati dal passato e dal nuovo governo, la situazione dell’economia reale del nostro Paese è ancora molto grave.

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Il nuovo Governo Renzi si è insediato da pochi giorni e nel suo operato sono riposte le speranze di crescita di molti cittadini, come la garanzia del mantenimento degli impegni presi da parte della Ue. Sempre che le cose possano coesistere.

Il Governo nasce in una fase economica a prima vista migliore rispetto a quella dei suoi predecessori. Come abbiamo già sottolineato in un precedente articolo la, seppur anemica, ripresa del Pil che registra un +0,1% dopo trimestri di segno meno, inducono molti osservatori e politici a rilanciare gli annunci di una prossima ripresa, sempre “dietro l’angolo”.

Il dato che stona e che fa riflettere su quanto in realtà la crisi economica sia ancora nel vivo e ben lontana dalla sua fase finale è quello sulla disoccupazione.

OCSE, DISOCCUPAZIONE IN ITALIA A DOPPIA CIFRA PER MISURE DI AGGIUSTAMENTO DEI CONTI

Il tasso di disoccupazione nel nostro Paese, a gennaio, si attestava al 12,7%. Ancor più grave e preoccupante è il dato che riguarda l’occupazione giovanile, che ha ormai toccato la percentuale record del 41,6%. Proprio pochi giorni fa, l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, proprio nella persona del ministro dell’Economia del nuovo Governo ed ex capo economista dell’Ente sovranazionale, Pier Carlo Padoan, scriveva nell’aggiornamento del report “Going for Growth”: ”Il rischio di una elevata disoccupazione strutturale potrebbe materializzarsi in paesi come quelli del sud dell’Europa”.

L’Ocse, per quanto riguarda più in dettaglio l’Italia, rileva che per effetto della crisi e delle misure di aggiustamento dei conti pubblici il tasso di disoccupazione in Italia é ”a doppia cifra”, e non si scorgono segnali di rapida ”inversione” della tendenza. Il report sottolinea come in particolare la disoccupazione di lunga durata in Italia (oltre un anno) riguarda il 53% dei senza lavoro nel 2012, oltre un punto in più rispetto all’anno precedente.

Ma purtroppo, quelli che già sembrano dei numeri estremamente negativi, non fotografano la drammatica situazione reale in cui si trova il Paese.

IN ITALIA PIU’ DISOCCUPATI NON REGISTRATI CHE IN SPAGNA E GRECIA

Un recente articolo apparso sul sito d’informazione finanziaria Bloomberg titola in maniera inequivocabile: “I dati ufficiali della disoccupazione europei non raccontano tutta la storia, perché gli Italiani rinunciano (a cercare lavoro, ndr).” All’interno dell’articolo viene esposta la fallacità di come viene calcolata la disoccupazione nell’eurozona. Le cifre ufficiali infatti, quelle del 12% di disoccupati, circa 19 milioni di persone, escludono dal loro calcolo una fetta importante della popolazione; in particolare i calcoli di Bloomberg alzano l’asticella a 31,2 milioni di persone perché aggiungono nel calcolo le persone che vorrebbero cercare lavoro ma non ci sono possibilità e quelli che hanno rinunciato del tutto a cercarlo.

Il tasso di disoccupazione ufficiale dell’eurozona risulta falsato per un motivo meramente contabile: include solo coloro che hanno attivamente cercato lavoro nelle 4 settimane precedenti e sono disponibili a cominciare nelle 2 settimane successive. A differenza di questo, il tasso di sottoutilizzazione calcolato da Bloomberg, calcolato attraverso dati Eurostat, per il terzo trimestre include sia disoccupati ufficiali sia coloro che vorrebbero lavorare ma hanno rinunciato a cercare e quelli che non sarebbero immediatamente disponibili: “Tra i paesi dell’eurozona, l’Italia ha il più grande gruppo di potenziali lavoratori che non appaiono nelle statistiche ufficiali di disoccupazione. Il divario tra il tasso di sottoutilizzazione del paese, che comprende le persone tra i 15 e i 74 anni, e il tasso di disoccupazione, è più di due volte quello della Spagna e più di cinque volte quello della Grecia”.

OCCUPAZIONE  FEMMINILE PIU’ BASSA D’EUROPA.

In questo cupo scenario un discorso a parte merita l’occupazione femminile. Il nostro Paese, al 2012, con un tasso del 47,1%  risultava il più basso nell’UE dopo Grecia, Malta e Croazia e sotto la media del 58,5 per cento della regione. Questo pessimo risultato può essere visto dietro la scelta di molte donne di stare a casa soprattutto per scoraggiamento e per badare ai figli e ai familiari non autosufficienti, confermando come la carenza di welfare sociale e assistenziale per le famiglie rappresentino un enorme freno ad un ingresso nel mercato del lavoro.

Come abbiamo visto le rosee aspettative di molti osservatori per la ripresa della crescita economica italiana a fronte di un misero +0.1% di Pil, sono molto lontane dalla realtà dei fatti. Questo Paese ha bisogno di riforme, serie riforme, gli italiani, anche quelli che non compaiono nelle statistiche, non possono aspettare oltre.

@MarioGrigoletti


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