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Le 10 parole che hanno segnato il 2014

Creato il 26 dicembre 2014 da Redatagli
Le 10 parole che hanno segnato il  2014

La vera domanda è: pezzi del genere piacciono al pubblico o piacciono alle redazioni? La seconda che hai detto.
Funziona così: ci si ritrova attorno a un tavolo (reale o virtuale, poco cambia) e si iniziano a sparare parole, avvenimenti, aneddoti e scenette. Dopo tre quarti d'ora di amenità di dubbio gusto qualcuno si scoccia e d'imperio seleziona il fatidico elenco.
Dunque, se tra tremila anni ci si chiederà quali parole hanno segnato il 2014, si potrà iniziare con...

1) SHSISH

Com'è che diceva quello là? Inglese, Internet, Impresa?
La terza è definitivamente andata a catafascio, mentre le prime due si sono accoppiate. Purtroppo, non proprio come desiderava il pubblicitario che si inventò le "Tre 'I' per far ripartire l'Italia".

È l'8 luglio, siamo a Venezia: il capoluogo veneto sta ospitando il forum Digital Venice, un’iniziativa sulle politiche per il digitale.
Matteo Renzi si lancia in un accorato discorso nella lingua di Churchill della durata di 28 minuti: tra balbuzie, mugugni, parole che proprio gli scappano e costruzioni fraseologiche raccapriccianti, Matteo diventa una volta di più idolo delle folle.
"Vice" gli dedica un pezzo geniale ("Il discorso di Matteo Renzi così come l'ha capito un inglese"), youtube si popola di video esilaranti che remixano il discorso del PdC sulle note di un rockabilly anni '60.
Irresistibile.

2) MARACANÀ

Ritornello odioso, sovrabbondanza di passaggi radiotelevisivi, un vago sentore che portasse sfiga: questo e altro era Maracanà, canzoncina-soprammobile prodotta dal rapper (rapper?) Emis Killa (Emis Killa? Ma il nome d'arte salta fuori da una sconfitta a Scarabeo?) in occasione della Coppa del Mondo di calcio.
Aveva tutti i crismi della musica di plastica: tamarra, insistente, col nome del committente bene in vista, nessun tipo di messaggio se non appunto quello pubblicitario.
Incredibilmente, la Rai era riuscita comunque a far peggio, decongelando per l'occasione Mina con un titolo ammuffito ("La palla è rotonda", mi pare di ricordare, ma non ci giurerei).

In ogni caso, Maracanà (la canzone) e Maracanà (lo stadio) hanno prepotentemente dominato l'aprirsi di un'estate che estate lo è stata ben poco. Resta indimenticabile il 7-1 della Germania in semifinale sul Brasile; se poi avessero perso in finale contro l'Argentina, creando lo psicodramma perfetto, sarebbe stato ancor meglio.

PS: ci dicono che in Brasile la frase "Gol de Alemania" sia diventata proverbiale, tipo "piove sul bagnato", ma anche "Incredibile!", oppure "Che sorpresa!". Insomma, un asso pigliatutto.
Non li facevamo autoironici, i carioca: grandissimi!

3) REFERENDUM

Il referendum che c'è stato e quello vietato ma celebrato lo stesso. Referendum veri, referendum farlocchi, referendum bulgari - anzi, ucraini.
William Wallace e Més que un club, con zio Vladimir a taroccarsi i referendum suoi.

Il referendum è uno strumento con cui si chiede all'elettorato di esprimersi su una certa questione. Questa definizione molto aulica e immateriale nel 2014 ha visto la Scozia fare pericolosamente sul serio per quel che riguarda l'indipendenza dalla Corona inglese (memorabile il "pensateci molto bene" di Betty II, sovrana capace di rimanere nelle righe del suo ruolo istituzionale e contemporaneamente lanciare un monito sibillino all'elettorato), ma anche una battaglia istituzionale tra la Corte Costituzionale spagnola e i rappresentanti della catalogna (i quali si son visti vietare in ogni modo il referendum secessionista: in spregio a qualunque divieto, i catalani hanno comunque organizzato un referendum "informale"), fino al drammatico referendum promosso dall'autorità filo-russa insediatasi in Crimea.
È stato un anno in effetti molto problematico per la politica internazionale: non solo l'invasione dell'Ucraina, ma anche un nuovo soggetto mediorientale con cui abbiamo imparato a fare i conti.

4) ISIS

Su Tagli abbiamo iniziato a parlarne da metà giugno, quando il califfato islamico ancora se lo filavano in pochini.
L'escalation di efferatezza ha infine imposto questa nuova realtà all'attenzione della cronaca internazionale: decapitazioni, deportazioni, massacri tanto spaventosi da rendere possibile la qualificazione di "genocidio", radicalismo religioso, tensioni nell'area di confine tra Turchia, Siria e Iraq - il tutto con le potenze mondiali a non saper non solo come arginare ma neppure come affrontare il problema.

La guerra civile ha mostrato la fragilità degli equilibri dell'area e pure la volubilità e la superficialità dei nostri giudizi di merito: se prima il conflitto siriano ci veniva presentato come "ribelli buoni contro Bashar al-Alsad cattivo", dopo che sono giunte in occidente prima le notizie e poi le immagini brutali abbiamo rapidamente sovvertito le nostre posizioni.
Evidentemente, è una nostra abitudine irrefrenabile quando si parla di guerre.

Al di là del sarcasmo, il medioriente si conferma polveriera del mondo: non bastasse, in molti per obiettivi di basso cabotaggio soffiano sul fuoco dello scontro di civiltà.
Impostazione fallimentare e abbruttente, ma tant'è.

5) SCISSIONE

Dalla tragedia torniamo alla farsa, e guardacaso si parla di Partito Democratico: ha fatto più finte Pippo Civati in questi 365 giorni che Luis Nazario da Lima per gli amici Ronaldo in tutta la carriera. Vado, non vado, ci separiamo, no ma alla fine scherzavo, a questa proposta proprio non ci possiamo stare, ma sai che c'è? Alla fine in un modo o nell'altro ci stiamo.

Pare che di tutta la filmografia di Nanni Moretti - che il simpatico Pippo si dovrà essere sorbito, come impongono le tradizioni - l'unico messaggio definitivamente introiettato sia l'emblematico "mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?".
È dura proporsi come nuova declinazione dell'ortodossia se non si ha manco il coraggio di rischiare un all-in.

6) EBOLA

Il primo caso di ebola è stato registrato nel 1976: inserirla nelle "parole del 2014" dice più di qualcosa sul genere umano nel suo complesso.
L'ebola è una malattia virale con un tasso di mortalità attorno al 50%: finché era una delle dodicimila sciagure che martoriavano un pezzo di Africa, poteva abbondantemente passare in cavalleria; l'espansione del contagio ha invece puntato i riflettori sull'Africa occidentale, in particolare Guinea, Libera e Sierra Leone.

Migliaia di medici, scienziati e reporter svolgono il loro lavoro in quelle aree complicatissime, chi per salvare vite, chi per documentare la situazione e sollecitare risposte organizzate da parte della comunità internazionale. Qualcuno di questi muore sul campo, e a noi piace chiamarlo eroe.
Ogni tanto sarebbe bello avere il numero verde dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per chiedere "Scusate, fino al 2013 che lavoro avete fatto?".

7) HOUSE OF CARDS

Un monumentale Kevin Spacey, una Robin Wright shakespeariana, un intrigo continuo: è la serie tv evento dell'anno, la cui seconda stagione ha inchiodato al divano finalmente anche gli spettatori italiani.
Narra della carriera folgorante del capogruppo alla Camera dei democratici americani Frank Underwood (Spacey), spietato politico capace di ogni machiavellica macchinazione per accumulare sempre più potere.

A riguardo, spiccano due citazioni: la prima di Barack Obama, che ha commentato "La mia vita non è così eccitante"; la seconda dell'autore inglese Michael Dobbs, sul cui romanzo si basa la trasposizione americana: informato del fatto che Matteo Renzi aveva acquistato una copia del suo lavoro, si è premurato a specificare che "Non si trattava di un manuale di istruzioni".
A livello di british humor, siamo su vette inesplorate.

Le 10 parole che hanno segnato il  2014

8) 80 EURO

Ruffianata pre-elettorale? Certo. Primo provvedimento timidamente espansivo e di redistribuzione della ricchezza? Anche.

Definire "sospetto" il tempismo con cui il governo ha ficcato un po' di soldi in più nelle tasche del ceto medio (qualche giorno prima delle elezioni europee) è del tutto riduttivo. E in molti giurano - probabilmente con ragione - che il 40,8% ottenuto dal PD sarà assolutamente irripetibile alle politiche.
Ma il rapporto causa-effetto è stato deflagrante, e in fin dei conti si è trattato di soldi veri. Chi se ne lamenta, a questo punto, si guadagna sul campo la patente di...

9) GUFO

Sconfinano dall'ambito zoologico e calcistico ed entrano in politica: il gufo è, metaforicamente, colui che tifa contro.
Per estensione, anche menagramo e iettatore. Insomma, quanto di peggio.

I "gufi" sono una creazione di Matteo Renzi - o meglio, sua è l'estensione politica della locuzione. Descrive benissimo sia un innegabile astio da parte della vecchia guardia diessina, pronta a ballare amorevolmente sul cadavere del toscanaccio, sia una nemmeno troppo velata sindrome da accerchiamento dello stesso Pibe di Pontassieve, che dall'uno contro tutti trae enormi benefici: indebolisce gli avversari, si rinnova, sta sempre sulle prime pagine.

Le 10 parole che hanno segnato il  2014
 

10) #ICEBUCKETCHALLENGE

In quindici giorni, mezzo mondo si è tirato una secchiata d'acqua in testa. Non è stata la fiera globale del cretinismo (o forse sì), ma una fortunata campagna di sensibilizzazione per favorire le donazioni alla SLA.
Ovviamente non sono mancati i gufi (cit.) secondo i quali è stata una pagliacciata esibizionistica e basta: non è vero, le donazioni sono aumentate vertiginosamente.
Come momenti salienti ricordiamo:

  • due amministratori di Tagli che rischiano la polmonite [eccessivamente simpatico il primo, che nomina il secondo perché "Ha cercato di fare l'indiano" (traduzione: passare inosservato). La pagherà, prima o poi].
  • Sir Patrick Hawes Stewart, ossia il Comandante Picard di Star Trek, che dimostra di possedere stile a vagonate staccando un assegno e restandosene asciutto a sorseggiare il suo scotch.
  • Marianna Madia a metà tra l'ebete e l'interdetto che si tira un secchiello d'acqua in testa senza sapere perché né proferire verbo.
  • Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, per ovvi motivi.

Occasioni perse:

  • Matteo Renzi che si fa la doccia gelata e nomina tre sfigati di cui manco ci ricordiamo.
    "Nomino Mario Draghi, la Regina Elisabetta II, Angela Merkel e al-Baghdadi": era tanto difficile?
  • Matteo Renzi che si fa la doccia gelata e dopo qualche mese taglia 100 milioni di euro al "Fondo per le non autosufficienze". L'opinione pubblica lo manda giustamente a stendere (dopo essersi bagnato, ci sta) e lui ritorna sui suoi passi. Sarà meglio.

Umberto Mangiardi 
@UMangiardi

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