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Le adozioni gay annullano le rivendicazioni femministe

Creato il 08 febbraio 2013 da Uccronline

FemministeDiversi articoli online criticano la puntata di Domenica 27 gennaio della trasmissione “Così è la vita”, condotta da Lorella Cuccarini. Il tema era l’adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali e secondo i critici si sarebbe svolta con tesi precostituite e in maniera squilibrata a favore delle tesi gay.

Tra gli ospiti e i filmati c’è stata l’intervista a Francesca Vecchioni (figlia del famoso cantante) e della sua compagna Alessandra. Entrambe si sono recate in Olanda, perché Francesca potesse ricorrere alla fecondazione eterologa, e l’operazione ha avuto successo dando al mondo due gemelline. La conclusione dell’intervista sarebbe stata (circa) questa: “Non esistono il padre e la madre perché ognuno/a di noi ha dentro di sé i ruoli materno e paterno”.

Su internet ho poi trovato un’altra intervista della Vecchioni, realizzata nella trasmissione condotta strafaziosamente da Maria Teresa Ruta. Una puntata da studiare come esempio di giornalismo partigiano, per l’abilità del montaggio della regia, per gli ammiccamenti, le imbeccate e i sorrisi della conduttrice, e per le inquadrature con le espressioni giudicatrici degli ospiti. Ho trascritto la parte del testo in cui la Vecchioni esprime la sua idea del ruolo paterno e materno: “L’aspetto genitoriale prescinde assolutamente dal sesso. La capacità genitoriale, questo noi lo abbiamo appurato, apposta prima di fare il percorso noi volevamo essere sicure che non ci fossero problemi per le nostre bambine, i nostri figli. Sappiamo oggi che l’aspetto che noi spesso confondiamo con paternità e maternità, in realtà è più legato alla capacità normativa e alla capacità affettiva che comunque sono presenti in entrambi i sessi. Ossia esistono figli di genitori single, o di madri o di padri da soli, che coniugano sia l’aspetto normativo che quello affettivo che sono per noi spesso confusi con l’essere maschio o femmina, ma non è a realtà dei fatti. La realtà dei fatti è che si è genitori indipendentemente dal proprio sesso”.

Che dire? Che con queste idee vanno a farsi friggere decenni di contestazioni femministe per rivendicare un ruolo proprio per le donne. I due sessi non hanno niente di specifico che possano rivendicare e condividere. Fine della complementarietà. Il compito materno e paterno secondo la Vecchioni si riduce a quello “normativo e affettivo”: come se i padri non possano baciare, coccolare, abbracciare e le madri non possano indicare, sgridare, guidare i loro figli. Il fatto è che ognuno di questi sessi, oltre ad essere e fare ben altro, vive quegli atteggiamenti ma lo fa da uomo o da donna. Un bacio del padre è diverso da quello della madre, proprio perché il padre è un “sistema olistico” diverso dalla madre.

Accettare quei presupposti ideologici significa sentirsi ininfluenti e non necessari, sia come padri che madri. Chi ha fatto esperienza prima di tutto di figliolanza e poi di genitorialità capisce subito quanto sia banale e superficiale quella tesi appiattente. Mio padre mi ha dato cose che mia madre non mi ha dato. Io sono e dò, come padre, cose diverse da mia moglie. Se penso a mio padre non lo vedo solo come superego e a mia madre come zucchero filato. Ben altro. E comunque se anche i due ruoli fossero riducibili a “normativo” e “affettivo”, il fatto che siano distribuiti in due persone diverse vorrà dire qualcosa? Come si distribuirebbero all’interno della coppia omosessuale? Se ognuno dei due li impersona entrambi allora si creerebbe un cortocircuito (la stessa persona sia normativa che affettiva) che in natura invece sarebbe disgiunta (uomo-donna). È un vantaggio? L’identificazione dei due ruoli nella stessa persona per il bambino può creare un conflitto schizofrenico che fa sembrare favolette, tanto sono semplici, le teorie dell’identificazione mediante fase edipica. Quali contorsioni si devono supporre. Se invece i due ruoli sono impersonati separatamente da ciascuno dei due omogenitori, e ammesso che questo processo sia stabile nel tempo, a parte la conferma che l’omosessualità surroga anche nella dimensione affettiva l’assenza dell’altro sesso, ci si può legittimamente chiedere se questo escamotage funziona, se è la stessa cosa.

Essere padri e madri va ben oltre dall’essere depositari di due ruoli relazionali, essendo questi compresenti nei due sessi ma vissuti in maniera specifica e unica in ciascun genere. Sono sì imitabili e surrogabili, ma un esperto sa riconoscere per es. se una borsa Vuitton è falsa. E un bambino è esperto di figliolanza: sa benissimo chi è e cos’è il padre e la madre e ha bisogno di entrambi, fino a soffrine se questi mancano.

Quanto alla Ruta iperpartigiana forse ha dimentica la canzone L’altra metà dell’uomo che ha cantato con Nilla Pizzi (mia compaesana) come si legge nel curricolo del suo languido sito ufficiale: www.mariateresaruta.tv. E’ interessante una strofa della canzone “donnista”: “Noi, sempre noi, solo noi, siamo l’altra metà della mela che l’uomo non ha”. Appunto, Ruta, nella prossima intervista ricorda alla Vecchioni e a chi la pensa come lei che voi donne siete la “metà della mela” che “noi non abbiamo”. Entrambi unici, necessari e reciprocamente complementari: sia in amore, che nel concepimento, che nell’educazione. Più che l’arcobaleno, che valorizza le reali e specifiche differenze, a questo mondo piace la tinta unita, l’omotinta.

Massimo Zambelli
www.orarel.com


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