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Le avventure di TinTin - Il segreto dell'Unicorno

Creato il 08 novembre 2011 da Filmdifio
Le avventure di TinTin - Il segreto dell'Unicorno
Un film di Steven Spielberg genera, quasi sempre, un misto di curiosità e attesa. E con "Le avventure di Tin Tin" non poteva che essere così. L'ultima creatura del regista americano arriva dopo una gestazione di quasi vent'anni, con il supporto recente alla produzione di Peter Jackson. Ma gli sforzi non sono stati vani e l'opera finale soddisfa le attese della vigilia.Spielberg sembra voler tornare indietro nel tempo, portando in auge un personaggio che più di una volta (nel film e non nel fumetto) strizza l'occhio al mitico Indiana Jones. Il quarto episodio della saga dedicata all'avventuroso archeologo aveva divertito i malinconici, ma non era ai livelli delle prime tre pellicole. Con Tin Tin, Spielberg si riscatta e se le mille peripezie del giovane reporter non arrivano ad eguagliare in coinvolgimento ed empatia quelle di Indiana, vi si avvicinano molto. Tin Tin ha spirito di avventura, è saggiamente incosciente e si ispira ad un evidente spirito di giustizia universale. Incrocia nel suo cammino il Capitan Haddock che affronta la vita e la memoria con una bottiglia di rum sempre pronta in tasca e con quell'allure da "perdente" cosmico che non può che far simpatia. Un misterioso modellino di un veliero è all'origine della storia che si svolge tra Europa e Marocco e il ritrovamento un tesoro preziosissimo è il motore che muove tutta l'azione. Ci sono pirati e sultani, deserti e maledizioni secolari. L'inizio va a rilento, ma dopo poco il ritmo incalza e si entra in pieno nel vivo dell'avventura. Una chicca l'intervento dei due poliziotti Dupont e Dupond. L'animazione, poi, in motion capture raggiunge livelli altissimi.Peccato che negli ultimi anni i film non debbano mai finire e per portare il pubblico nelle sale oltre alle promesse del 3D, si spinge a realizzare saghe senza fine. Anche qui il film non finisce e si rimandano bimbi e adulti al prossimo capitolo. E', ripeto, un peccato perchè è come se non si volesse dare fiducia ad un'opera finita, sottraendo così la sua stessa compiutezza e autonomia. 

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