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Le avventure di un povero blogger che tenta di recensire il primo giorno di sfilate parigine per l'AI 2013-2014

Creato il 31 luglio 2013 da Hermes

L'estate a Roma è appena arrivata, e forse era meglio che se ne rimanesse dovèera. Incuranti della cappa di 40 gradi che copre la nostra città, i negozianti cominciano a stoccare le collezioni AI. Chè, per carità, i maglioni sono tutti bellissimi, ma:
1) Che caldo che viene, solo a guardarli!
2) Che palle, devo recensire le sfilate di Parigi (e quelle di Milano per la PE 14, e poi ancora Parigi, ma stica, quelle verranno in un futuro remoto).
Decido quindi di lasciarvi in bellezza (me ne parto per una settimana in Grecia, toh!)con le mie personalissime recensioni del primo giorno della FW parigina (AI 2013-2014), che sicuramente non vi renderanno più colti, non vi faranno scoprire qualcosa in più sulle vostre marche preferite, ma io mi sento in colpa se non le faccio, quindi amen, ve le beccate comunque.
La prima cosa da fare è controllare il calendario della
Fédération Française de la Couture du Prêt-à-Porter des Couturiers et des Créateurs de Mode (ohibò che nome). Con mio grande sollievo, i primi due eventi del giorno sono Lucien Pellat Finet e Alibellus+, che non mi sembrano niente di che. Sono confortato dal fatto che non siano neanche sul sito di Vogue, e vado avanti. Il terzo, Julius, non lo trovo neanche su nowfashion.com. E ciò è grave, davvero. A quel punto mi viene un dubbio: controllo, vedo Haider Ackermann in calendario, e realizzo che sono zompato una stagione avanti sul sito della Fèderation. Troppo bello per essere vero. Maledico lo stesso sito, su cui non c'è traccia dei calendari precedenti, che trovo dopo aver spulciato la loro noiosa pagina facebook e, incredibilmente, è pressochè identico a quello di giugno.
Proseguo, allora. Julien David neanche è su Vogue: do una sbirciatina allo show su nowfashion: semplice, tutto basato su capi estremamente allungati: la giacca è quasi un cappotto, il bomber arriva alle ginocchia. I tessuti sono morbidi, danno idea di soffice: segnalo una non meglio identificata "crazy wool", mentre il capo che merità è un cappottone blu, ultima uscita, che sembra di spugna (ma credo sia alpaca).

Le avventure di un povero blogger che tenta di recensire il primo giorno di sfilate parigine per l'AI 2013-2014

(Immagini rubate da Nowfashion, ma il collage è mio, eh? -disse come se non fosse chiaro che non era stato fatto da un nerd photoshopper)Notare il maglione con chela (ispirazione schiaparelliana?), i tessuti cocoon della giacca allungata (che non si vede che è allungata, ma fidatevi) e della camicia, che sembra quasi tricot, e il bell' accappato cappotto blu.

Saltando show meno meritevoli, troviamo Carven, che un po' m'inquieta. E sento di dover dire qualcosina su questa sfilata. Sedetevi, ché è meglio.

1) Il pinocchietto? D'inverno? Caro signore che disegna per Carven di cui ora mi sfugge il nome, non pensare di aver rivoluzionato il mondo della moda con questa cretinata. Probabilmente non sei il primo (né, ahime, l'ultimo) a farlo, quindi non hai neanche creato qualcosa di nuovo.

2) Il punto due era un insulto molto divertente, ma, ahimè, l'ho scordato.

3) Il peggio è che, probabilmente, c'è qualche scemo che se li metterà anche per farsi fotografare, alle settimane della moda di febbraio, e che ci sarà qualche fotografo cretino (eh sì, ho fatto il climax) che li immortalerà pure.

4) Neanche la pelliccia colorata se po (OT: si scrive "po" o "pò"? Romani doc, aiutatemi) vede'. E poi mi ricorda qualcos'altro, ma sono le 2.33 e non riesco a capire cosa. Immagino Prada o Marni.

Comunque sia, belli i maglioni, i blazer, i passamontagna. Se avessi letto un comunicato stampa, probabilmente avrei già parlato di "un ibrido di sportwear e workwear formale blabla", ma non l'ho fatto e questa osservazione la leggo solo ora su style.com (avete visto quante belle fonti che cerco per le recensioni!?). Sempre di Style.com, vi copincollo questo pezzo qua, così tentiamo di dare una ragion d'essere a quei mutandoni:

There was cause to wonder, though, if the Carven guy is growing faster than his clothes. His suit pants tended to end just below the knee, in a length you could only call capri. Henry explained that this was a traditional ski-pant length in the fifties-they'd be worn with high, woolen socks-which itself made a kind of cosmic sense, as Carven's first heyday was in that decade".

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("Dai, sorridi, su...". Bella l'idea di farli sfilare in una sorta di ufficio vetrato. Le foto sono ancora di Nowfashion e Style.com ).

Ora, essendo le 4 di mattina, decido di andare un po' più veloce, salto qualche sfilata e arrivo ai tre (due e mezzo, forse) big che mi rimangono: Walter Van beiqualcosadimpronunciabile, Valentino e Raf Simons.

Partiamo dal Walter (la Litizzetto qua riderebbe di gusto, se solo mi leggesse). Tante belle figure di glitter a fulmine o alla Mirò, anche se l'ispirazione dichiarata è David Bowie, sparse su giacconi, blazer, camicie e cravatte. Arrivano poi i leggins di pelle e, al finale, vestaglione superscintillanti. Tutto immettibile ma divertente. Fantastici gli orecchini (mi pentirò di aver detto anche questo...).

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Passiamo a Raf, e teniamoci per ultima Valentino.

Questa è una sfilata da festeggiare, perchè è la prima che mi piaccia del designer belga per l'eponima etichetta (in verità anche la FW12/13, se non fosse stato per quelle sorte di criniere di cavallo sparse dappertutto). Ho trovato interessante questa allure molto vagamente anni '70, quest'idea di confusione/rilassatezza generale, con polsini aperti, cappotti con strani nodi... Le referenze per il lavoro di Simons sono molte, e vanno da Bowie agli anni '90 (e qualche suo vecchio show). I materiali, invece, sono appositamente classici, naturali. Bella perchè sembra molto spontanea, rilassata e, in un certo modo, un po' Pradesque (stessa osservazione la fa Style.com).

Però vi prego, mangiate figli miei!

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(notare la carineria delle stampe, in particolare la prima in basso a sn., e quanto siano fantastici i passanti con bottoncino incorporato. Sempre voluti. Foto, da Vogue.it e Nowfashion, as usual).

Valentino è l'esatto contrario della rilassatezza di Simons. La collezione pensata da C&P è perfetta, rigorosa, studiata. Tremendamente vendibile, aggiungerei. Non che sia un male, anzi, nel menswear non lo è proprio. Si coglie, insomma, quel modo di lavorare molto razionale e meticoloso che gli viene dal loro passato di designer di accessori (credo di aver già letto da qualche parte questa cosa, mi ha convinto molto e fatto mio). Stesso background da designer che li porta ad essere, alcune volte, un filino ripetitivi. 2) I capi sono proprio come li penso io. Spiego: ogni tanto mi viene da immaginare a qualche pezzo d'abbigliamento, gioco a fare il piccolo stilista, come ogni
Ma le mie parole non vi traggano in inganno. La collezione è magnifica, e anzi, sono arrabbiato con i due perchè:
1) Sfilano a Parigi,
(Intanto continuo a pentirmi di non aver comprato fascionblogghe che si rispetti (Ferracne docet. Ahimè). Ecco, i pezzi di Valentino sono proprio quelli che penso io: cappe, pelle, quel maglione con le maniche bianche e blu... pari pari. questo).
Il concetto che c'è dietro è quello di una couture al maschile. Ci sono le pellicce (mah), che addirittura mimano, su un maglione, il motivo a intarsia. Ci sono le cappe con pelli termosaldate, i l motivo tartan viene stampato in modo da dare un'idea di maggior profondità. Una collezione a metà strada tra l'artigianato Italiano e la sartoria di Saville Row, con un deciso mood mod ( non ce l'ho fatta, dovevo scriverlo. Perdonatemi).
Un po' noiose le scarpe con le borchie, che corrono il rischio della ripetitività (come accennato sopra), così come il Camouflage: simboli, insieme al teschio, ormai diventati il massimo del conformismo tra fashionisti. Il rischio di Valentino, ci tengo a ribadirlo, è quello di un piatto di pasta gustosissimo, ma ricco di ingredienti non mischiati alla perfezione, che diventa improvvisamente pesante.
Comunque molti gran pezzi, la preferita di giornata. Finisco incollandovi paro paro la recensione di Nowfashion, che trovo molto ben fatta:
The rush backstage after the Valentino menswear show by journalists keen on getting a look at designers Maria Grazia Chiuri and Pierpaolo Piccioli mood board for a visual glimpse into their shared sartorial psyche was rather impressive. And so was the board. Black and white images of David Bowie, Mick Jagger and the Rolling Stones, and Sean Connery à la James Bond, all in their creative prime in the 1960s, were plastered on a massive backboard.[...]
"It's a cocktail of the two cultures," said Maria Grazia Chiuri "We really believe that before men went in two different ways, traditional or really fashion. I believe that now the new man is between the two worlds. He knows and appreciates traditional craftsmanship but at the same time he wants something that is made in a modern way."
The show's fetish garment, the cape, best illustrated how the designers tried to merge the two worlds together. Crafted out of classic stiff fabrics Chiuri and Piccioli (who himself is no stranger to wearing a cape or two) gave them a modern vitality by heat bonding a band of black leather along the waist. [...]
If the worlds of traditional dress and contemporary design driven fashions are starting to collide, with this collection, the Valentino brand showed how that smash up can produce some seriously sophisticated styles".

Forse, però, la cosa che mi sarei davvero risparmiato sono gli occhialini da Twiggy.

E con questo ho finito,e vi lascio alle immagini!

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Le avventure di un povero blogger che tenta di recensire il primo giorno di sfilate parigine per l'AI 2013-2014

(Bella faccia il Pierpa - le immagini sono ancora di Nowfashion, Style.com e Sonny Photos)

Ps.: Se avete tempo date anche uno sguardo veloce a John Laurence Sullivan, del designer Arashi Yanagawa. Non male. In compenso, siete fortunati, niente post del giorno.
Buone vacanze, ci si rivede verso il 10 agosto! ;)


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