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le colline cave

Creato il 26 febbraio 2014 da Strettalafoglia @strettafoglia

«Terrapieni, forti e colli antichi sono le dimore tradizionali delle Fate. La parola gaelica che indica le Fate è Sidhe (Shee), che significa popolo delle colline. Di notte le colline abitate dalle Fate si vedono spesso risplendere di miriadi di luci scintillanti. Talvolta la collina si solleva su pilastri, rivelando le luci vivide delle Fate che lentamente si allontanano in processione verso un’altra collina».
Brian Froud e Alan Lee (in Fate) corredano questa dichiarazione con un’immagine abbastanza chiara: «Ancient earthworks, forts and barrows are the traditional home of faeries. The Gaelic for faerie is Sidhe (Shee) meaning people of the hills. At night faerie hills are often seen ablaze with myriad sparkling lights. Sometimes the hill may raise itself up on pillars to reveal the brilliant lights of Faerie which gradually move off in procession towards another hill».
Brian Froud and Alan Lee (in Faeries) supply this announcement with a rather clear picture:

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Faeries, Brian Froud and Alan Lee

In nota alla Leggenda di Knockgrafton (in Racconti di fate e tradizioni irlandesi, tradotto da Francesca Diano), Thomas C. Croker precisa che:
«Nelle leggende di ogni paese i fianchi delle colline sono mobili quanto la porta di casa del contadino; in quelle della Scandinavia non soltanto il fianco della collina si apre, cosa di ordinaria amministrazione, ma durante solenni festività, come la notte di Capodanno o la vigilia di San Giovanni, la collina stessa viene issata su dei pilastri e sospesa come un baldacchino sulla testa dei suoi abitanti, che sotto di essa danzano e gozzovigliano». In a post note of The Legend of Knockgrafton (in Fairy Legends and Traditions of the South of Ireland), Thomas C. Croker explains:
«In the legends of all countries, hill-sides are as moveable as the door of the peasant’s own habitation; and in those of Scandinavia, not only does the hill-side open, which is a matter of common and daily occurrence; but on solemn festivals, such as New Year’s night and Saint John’s eve, the whole hill itself is lifted up on pillars ad suspended like a canopy over the heads of its inhabitants, who dance and revel beneath».

Le colline fatate hanno un’altra caratteristica: nascondono un tesoro.
Sempre Croker scrive, a proposito della Leggenda di Bottle-Hill:
«Poche sono le antiche rovine che non siano state esplorate nella speranza di trovarvi sepolto qualche tesoro nascosto; qualche volta è successo che l’edificio sia stato, per questa ragione, completamente distrutto a forza di scavi. A circa tre miglia a sud di Cork, vicino al villaggio di Douglas, c’è una collina chiamata Castello del Tesoro, dove chi scrive ha potuto assistere varie volte di persona alle fatiche di una vecchia in cerca “del piccolo orcio pieno d’oro” che, secondo la tradizione, dovrebbe essere sotterrato in quel luogo. Alcuni anni fa la scoperta di una rozza urna di argilla e di due o tre oggetti di ottone attrasse in quel luogo, per un certo tempo, un gran numero di persone; ed è tuttora opinione corrente che ”il piccolo orcio pieno d’oro” rimanga nascosto nella collina per premiare qualche fortunato». Here’s another feature of fairy hills: they always hide a treasure.
Croker, talking of The Legend of Bottle-Hill, says:
«There are few old ruins in and about which, excavations have not been made in the expectation of discovering hidden wealth; in some instances the consequence is, the destruction of the building, which has been actually undermined. About three miles south of Cork, near the village of Douglas, is a hill called Castle Treasure, where the writer has more than once witnessed the labours of a old woman in search of “a little crock of gold”, which, according to tradition, is buried there. The discovery, a few years since, of a rudely-formed clay urn and two or three brazen implements, attracted, for some time, great crowds to the spot; and it is still a prevalent opinion, that “the little crock of gold” at Castle Treasure remains to reward some lucky person».

Perché le fate vivono nelle colline? C’è una spiegazione.
Secoli fa si chiamavano Tuatha Dé Danaan. Dei umanizzati o eroi divinizzati, arrivarono in Irlanda dal mare ed erano determinati a non tornare mai più indietro – tanto da dare fuoco a tutte le loro navi. Si diceva fossero superiori a tutti i popoli della terra per la loro abilità nelle arti.
Quando furono sconfitti dai Milesi, un nuovo popolo di invasori, il loro mondo fu diviso in due parti: «la superficie toccò agli ordinari e mortali Milesi e alla loro progenie, mentre i Tuatha Dé Danaan andarono a vivere sottoterra, facendosi strada all’interno delle colline» (Marie Haney in The Names Upon the Arp).
Lontani dalla luce del sole, rimpicciolirono di statura, e per questo furono chiamati Piccolo Popolo.
Di tanto in tanto, «tornano tra gli umani per mischiarsi con loro e intromettersi nei loro affari. Ma tornano sempre al loro regno sotterraneo, l’altrove felice, la Terra della Giovinezza» (ibidem). Why do fairies live in hills? Here’s the reason.
Many centuries ago, their name was Tuatha Dé Danaan. As humanized gods or deified heroes, they arrived in Ireland from the sea and so determined they were to never go back that they burned all their ships. People said they were excelling in their proficiency in every art.
As they were defeated by Milesians, a new invader people, their world was split in two: «the surface going to the ordinary, mortal Milesians and their progeny while the Tuatha Dé Danaan live underground, the route to which is the sídh» (Marie Haney in The Names Upon the Arp).
Away from the sunshine, they became smaller and so they were called Little Folk.
Sometimes, they return «to mingle with humans and come and go in their affairs. but they always returned to their kingdom under the earth, that happy otherworld, the Land of Youth» (ibidem).

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Faeries, Brian Froud and Alan Lee


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