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Le combine di Doni. L’ex attaccante dell’Atalanta confessa : «ho dato il mio assenso e puntato per interposta persona, la mia società non sapeva nulla» così ottiene gli arresti domiciliari.

Creato il 24 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Giuseppe Parente
 Le combine di Doni. L’ex attaccante dell’Atalanta confessa : «ho dato il mio assenso e puntato per interposta persona, la mia società non sapeva nulla» così ottiene gli arresti domiciliari.L’interrogatorio di Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta,davanti al gip Salvini e al pm Di Martino, termina con un clamoroso abbraccio al poliziotto che lo ha arrestato. Un gesto che ricorda la fine di ogni partita di calcio, quando i giocatori di calcio dopo aver combattuto per novanta minuti gli uni contro gli altri, al triplice fischio, si abbracciano e si scambiano le maglie da gioco. 
Questa “partita” Doni decide di giocarla nel modo migliore possibile scegliendo di collaborare con la giustizia, raccontando, dopo sei mesi di non ho fatto nulla, una verità ben diversa, che cancella di fatto il calciatore, ma pare una strada meno gravosa all’indagato. 
Infatti, grazie alla collaborazione con la giustizia, al processo potrebbe rispondere solo di frode sportiva, e non anche di associazione a delinquere. 
Nel corso dell’interrogatorio Cristiano Doni ammette di aver dato il proprio assenso alla combine di Atalanta –Piacenza scommettendo anche per interposta persona, in quanto dalla combine l’Atalanta poteva soltanto trarre un vantaggio, in quanto «mai e poi mai avrei dato ascolto a chiunque mi avesse proposto dei soldi per far perdere la mia squadra, di cui sono anche il capitano». 
Per quanto riguarda la scommessa Doni ammette di aver sbagliato, di non riuscire più a guardarsi allo specchio, pensando al dolore che ha dato alla sua famiglia ed ai tifosi dell’Atalanta che non lo perdoneranno mai, ma precisa di aver accettato la proposta in quanto vincendo con il Piacenza, la squadra conquistava la matematica certezza della promozione in serie A. 
Cristiano Doni ha ammesso, inoltre, anche la combine di Ascoli Atalanta terminata con il risultato di 1-1 mentre non è a conoscenza di alcun tentativo di partita truccata per la partita contro il Padova. Per quanto riguarda la storia dei soldi dati a Santoni, Doni precisa di aver aiutato un amico in difficoltà che era comunque nelle sue stesse condizioni di indagato. 
Nelle prossime ore gli inquirenti faranno altri accertamenti e confronteranno le dichiarazioni. In questa prima fase, nulla è escluso, neppure che altri giocatori o persone vicine alla squadra fossero a conoscenza delle iniziative del loro capitano. I giudici dovranno comprendere, inoltre, se effettivamente l’Atalanta fosse all’oscuro di questi tentativi come dichiara Doni. 
Inutile dire che da ciò dipenderà anche il futuro sportivo dell’Atalanta. Il futuro di Doni invece si fa presto ad inquadrare: dal punto di vista sportivo verrà radiato e quindi non potrà più né giocare al calcio né tanto meno allenare una squadra o esserne dirigente; dal punto di vista penale, la sua posizione potrebbe diventare meno grave in quanto probabilmente accusato solo di frode sportiva e non di associazione a delinquere, grazie alla collaborazione con la giustizia.
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