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Le conseguenze dell’amore – Paolo Sorrentino

Creato il 15 ottobre 2014 da Maxscorda @MaxScorda

15 ottobre 2014 Lascia un commento

Le conseguenze dell'amore
Toni Servillo, il protagonista, vive in un albergo in Svizzera da molti anni. Taciturno, scontroso senza darlo a vedere ma s’intuisce che c’e’ qualcosa che bolle dietro i suoi silenzi, le frasi strappate a forza, i vizi privati e inconfessati.
In apparenza non lavora, il riserbo e’ totale e assieme ad altri ospiti fissi e al personale dell’albergo, osserva un mondo che va e viene e al quale non intende attecchire. Sappiamo che ogni tanto riceve una valigia da depositare in una banca. Le modalita’ sono da agente segreto o da grande complottista,  lavoro non comune e’ chiaro e certamente il pericolo, qualche pericolo, non manca come scopriremo gia’ verso la meta’ del film.
C’e’ una simpatia con una bella barista. Lei lo guarda, lo studia, e’ affascinata dalla su figura taciturna, posata e scostante e lui non e’ indifferente ma qualcosa lo frena, qualcosa di drammaticamente importante.
Ebbene signori, standing ovation.
Finalmente ed e’ una rarita’, un film italiano che non sembra italiano o forse un film italiano come dovrebbe essere se non si fosse proceduto alla sistematica distruzione di ogni forma d’arte ed estro a scapito delle tessere di partito e paraculati sessantottini al potere, quelli del "vi meritate Alberto Sordi" per intenderci.
Sorrentino e’ di un’altra generazione e malgrado gli "amici" siano sempre quelli, e’ riuscito a fare un gran film, forse perche’ a differenza degli altri tesserati, e’ realmente un signor regista.
Soggetto, regia, fotografia, finanche la colonna sonora sa sorprendere, malgrado non riesca a sovrapporre il Sorrentino che usa i Notwist con quello che ringrazia Maradona alla notte degli Oscar.
Soprattutto e diamo qualche elemento in piu’ al concetto gia’ accennato, non e’ un film triste.
Chiarito che per "triste" non s’intente l’accezione letterale del soggetto, quanto la presenza di una cappa da neorealismo consunto, quella patina grigia che s’ottiene infarcendo i film di brigatisti, figli di brigatisti, nipoti di brigatisti, drogati, figli di drogati, disadattati, figli di disadattati ecc., pederasti, antifascismo da salotto, degrado urbano, nichilismo, esistenzialismo e novita’ dell’ultimo decennio, extracomunitari come se piovesse ma Tarantino sul cinema italiano, ha gia’ detto tutto. E’ vero, Sorrentino ci infila un po’ di mafia ma resta un elemento sempre di moda e poi e’ poco piu’ di un pretesto nella definizione complessiva della psicologia dei personaggi.
In sostanza, tolta l’evoluzione della vicenda in senso stretto, il peggio del nostro cinema e’ assente ed e’ come respirare dopo tanto tempo. Finale piu’ poetico che possibile ma anche questo contribuisce al valore aggiunto e ci sta.
Parliamo anche di Servillo. Nulla da eccepire. E’ un attore che devo ancora definire totalmente ma in una scala approssimativa di valori, dico piu’ di Christoph Waltz meno di Sordi, come De Niro meno di Gassman.
Cosi’, tanto per dare un’idea.
Per cio’ che mi concerne e’ uno dei dieci film degni di questo nome che l’Italia riesce a produrre. In un decennio.

Scheda IMDB


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