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Le differenze tra gli approcci dei poliziotti romani e le "10 ore di camminata a New York"

Creato il 21 dicembre 2015 da Redatagli

In questi giorni almeno una decina di persone mi ha segnalato il video di Repubblica che mostra alcuni membri delle forze dell'ordine fare commenti più o meno educati nei confronti di ragazze sole che passeggiano per la capitale.
Me lo hanno segnalato perché nella mia cerchia è risaputa la mia... chiamiamola "attenzione" (understatement dell'anno!) alle derive protofemministe - e soprattutto perché qualche tempo fa ho scritto un pezzo pacato e conciliante dal titolo altrettanto sereno: "Ho il cazzo e non mi sento in colpa".

Viene spontaneo infatti il paragone con il video americano di circa un anno fa, in cui una ragazza veniva ripresa mentre passeggiava per New York e anche in quel caso riceveva attenzioni maschili di vario genere: video sul quale, come detto, avevo scritto un articolo in toni non esattamente elegiaci.
Tuttavia, il video diffuso da Repubblica, rispetto a quello americano è profondamente diverso, tanto come metodologia quanto come contenuto: per onestà intellettuale, bisogna analizare anche questo.

Punto primo: il video americano (ricordiamolo, girato per il sito femminista Hollaback) chiamava senza mezzi termini tutte le interazioni uomo-donna che avvenivano per strada con un unico termine piuttosto forte: "molestie sessuali". Nel video di Repubblica questa espressione non viene mai usata, il che depone a favore dell'onestà intellettuale di chi lo ha girato.
Non che le molestie sessuali non esistano, sia chiaro, ma quando si usa un termine del genere riferito ad un'interazione per strada, solitamente ci si riferisce a comportamenti più gravi di un semplice commento, ancorché maleducato.
Le molestie, giuridicamente, si configurano quando si ha prolungata e petulante insistenza, quando vi è un'esplicita interazione sessuale non richiesta (la famosa apertura di impermeabile) o quando si ha un contatto fisico non richiesto (l'altrettanto famosa mano sul culo).
Anche a livello di linguaggio, il termine "molestie sessuali" indica generalmente un comportamento grave, decisamente più inquietante di un "ciao bella": mentre il video di Hollaback riconduceva tutto alla medesima categoria a scopo propagandistico, quello di Repubblica evita di scadere in questa generalizzazione.
Questo segna già una differenza abissale tra il video americano e quello italiano.

Punto secondo: la propaganda femminista tenta di far passare la donna come vittima poiché, di fronte ad un'attenzione maschile indesiderata, non ha modo di difendersi. Questo, banalmente, è falso: a meno di situazioni particolarmente inquietanti (il classico vicolo buio di notte con nessuno in giro), non esiste nulla che impedisca ad una ragazza di mandare a quel paese un maleducato che insiste in un approccio.
La meravigliosa complessità della lingua italiana offre decine e decine di possibilità diverse per mandare una persona a fare in culo, dal linguaggio dotto e desueto: "invito la signoria vostra a intraprendere il lungo cammino che porta alla stimolazione prostatica tramite coito anale", al dialettale - che può andare dal ligure "senti, stai caramellando il belino", al romagnolo "soccia se m'hai rotto i maroni, m'hai rotto", al siciliano "va sucati un pruno". Tengo dei corsi, se siete interessati/e, ho anni di esperienza acquisiti con testimoni di Geova, venditori di rose e quelli che tentano di convincerti a passare a Vodafone (a ricevere attenzioni per strada non sono solo le fanciulle, apparentemente).

Tuttavia, mentre molte di queste espressioni avrebbero funzionato a pennello nel video americano, nessuna di queste sarebbe risultata efficace nel video di Repubblica, a causa di un semplice fatto: i simpatici commentatori di culi erano agenti delle forze dell'ordine o militari, in divisa e armati.
Un tutore dell'ordine in servizio e un normale cittadino non sono sullo stesso piano: se un maleducato dice ad una ragazza di passaggio "fermati, fatti guardare", lei può alzargli il terzo dito e non fermarsi.
Se un carabiniere dice ad una persona di fermarsi, quella persona è tenuta a fermarsi, e eventualmente a fornire le generalità, e a mostrare i documenti.

Se io mando a fare in culo un poliziotto o un carabiniere in servizio, commetto reato di oltraggio a pubblico ufficiale; se rifiuto di fornire le mie generalità o fornisco un indirizzo falso, perché non ho voglia di ritrovarmi quelle persone sotto casa mia, sto di nuovo violando la legge.
Un agente in servizio NON PUO' e NON DEVE permettersi di commentare una ragazza (o chiunque) di passaggio. Deve fare il suo lavoro, che non risulta includa esternazioni sull'estetica dei comuni cittadini.

Punto terzo: quanto detto sopra vale a prescindere da come l'oggetto delle attenzioni reagisce. Nel video di Repubblica alcune ragazze si dichiarano a disagio, altre invece dicono che invece non crea loro nessun fastidio, due addirittura dicono che fa loro piacere "perché comunque i militari italiani sono belli" (se fossero stati brutti evidentemente sarebbe stata molestia sessuale: vi prego, parlatemi di oggettivizzazione del corpo maschile adesso, ho voglia di ridere).
Tutti questi commenti sono assolutamente irrilevanti: così come un saluto non può essere considerato molestia sessuale anche se la ragazza salutata "si sente violata", allo stesso modo un abuso di potere da parte di un pubblico ufficiale rimane un abuso di potere anche se l'oggetto di tale abuso si sente lusingato.
Se proprio dovete dire "a' bbella, te farei na foto", approccio che tra l'altro non si colloca esattamente a due passi dal dolce stil novo, lo fate quando non indossate una divisa e non portate un mitra a tracolla.

Luca Romano 

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