A farsi portavoce di questa importantissima richiesta è la nuova associazione femminile "Insieme per la parità",nata a Douala e che raduna la componente femminile camerunense, la quale chiede al Governo di Yaoundé il rispetto della legge, che prevede il 30% di presenza al femminile nei settori-chiave della vita politica, amministrativa e sociale del Paese.
Impegno preso dal Governo a livello internazionale e da sempre disatteso.
Talora adempiuto con il solito contentino, che è non più, quando viene dato in certi settori modesti, che qualcosa che si avvicina appena al 10%.
Nelle alte cariche della Pubblica Amministrazione si arriva sì e no al 25%.
E parliamo di uffici presenti nei grandi centri urbani, dove le donne hanno quasi tutte nei loro curriculum la frequenza delle scuole superiori e/o dell'università.
Ma i problemi delle donne camerunensi sono presenti anche e sopratutto in realtà particolarmente disagiate come, ad esempio, quelle del nord del Paese, più povero e scarsamente alfabetizzato.
Ed è lì che l'impegno dovrebbe essere maggiore proprio per favorire lo sviluppo delle comunità.
Il documento di richiesta, una dichiarazione firmata appunto dall'associazione "Insieme per la parità", reso noto dalla stampa locale, declina tutta una serie di numeri e cifre, volte ad evidenziare la plateale ingiustizia di cui sono vittime le donne camerunensi.
E questo considerando che in Camerun, il Paese del despota e corrottissimo vetero- presidente Paul Biya, compare degli altrettanto noti Mugame, Zuma e, ultimissimo Wade, le donne sono complessivamente il 51% della popolazione nazionale.
Poiché la speranza di un cambiamento in meglio è sempre l'ultima a morire, ci si augura che l'associazione messa in piedi da Edith Din Mongué, valida attivista per la difesa dei diritti civili e, in particolare di quelli delle donne, riesca a farsi ascoltare.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana )
Nella foto in basso una giovane donna del Nord del Camerun con il suo bambino.
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