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Le donne il giorno dopo la festa

Creato il 09 marzo 2015 da Prosumer

festa donna

Passata la festa tra sbornie di clichès, esercizi di retorica e volumi di luoghi comuni, ricominciamo:

la ripresa dell’economia mondiale è nella migliore situazione anemica ma aumentare la partecipazione delle donne nel processo produttivo potrebbe cambiare in meglio la situazione.

Fiuuuuuu. La pensa così Christine Lagarde. Lo dice pure il direttore generale del Fondo monetario internazionale che, in un post riportato dal sito della Cnbc, mostra come una reale parità nella forza lavoro tra uomini e donne aumenterebbe il Pil del 5 per cento negli Stati Uniti, del 9 per cento in Giappone, il 12 per cento negli Emirati Arabi Uniti e il 34 per cento in Egitto.

Cacchio, se lavorano tante donne, quanti uomini, siamo fuori dalla crisi?

Macchè. Facciamo quattro conti. Nel 2014, in Italia, le persone occupate erano meno del 56% della popolazione tra i 15 e i 64 anni con una distanza marcatissima dall’Unione Europea (il 65,5%). Ancora più marcata è la differenza nel tasso di occupazione femminile (il 46%).

Già, c’è un problema al femminile, non il solo però: a conti fatti da noi ci sta un 10% di occupazione femminile in meno tra le persone occupate, che sono comunque il 9,5 % in meno che nel resto dell’Ue. Lì però il 34,5% di gente in età da lavoro non lavora.

Giust’ appunto non sembra esserci solo il problema dell’occupazione di genere; c’è pure quello degenerato della riduzione dei posti di lavoro tout court.

Allora hai voglia a trovare un equilibrio di genere. Equilibrio poi che in economia serve a poco; dentro il ciclo produttivo ancora meno.

Essipperchè, giova rammentarlo, la crescita si fa con la spesa, che siano i maschietti o le femminucce a farla cambia poco.

Il problema non sta in chi lavora ma quanti debbano lavorare perchè si abbiano complessivamente a disposizione redditi idonei ad acquistare quanto prodotto per far funzionare il ciclo e generare crescita quindi occupazione.

Maschile e femminile per me pari son! Anzi faccio l’avvocato del diavolo e da buon maschilista mi tolgo un sassolino dalla scarpa: Proprio pari non son, hanno figli che le distraggono, quando non restano ancora incinte hanno quel fastidioso ciclo, fanno pure le massaie e qual cos’ altro. Essì, proprio pari non son pure quando spendono.

Oh oh se spendono*, un occasione da non perdere.

Quando, insomma, sembra non esserci in giro trippa per gatti e non bastano gli auspici dell’Fmi, manco tentare di fare il lavoro per legge e finanche l’Onu non può fare granchè, viene il bello al mercato.

Essipperchè il mercato invece può, basta mandarci proprio quell’altra metà del cielo, magari quella considerevolmente affrancata dal bisogno. Massì quelle sovrappeso, anche quelle che vestono alla moda, finanche quelle che si muovono in Suv.

Già, tutte al mercato a mostrare quel che sanno e possono fare per poter contrattare, con quelli che hanno da offrire, il prezzo di quel fare la spesa altrimenti sospesa**. Così torneranno a fare la crescita, et voilà pure l’occupazione, magari anche femminile.

Due piccioni con una fava, insomma, non quella dei maschietti però!***

*In un mondo dove tutto quel che serve per vivere si è fatto merce hanno la cura di se, dei figli, del marito, dei nonni e della casa, nella salute e nella malattia. In questo vivere feriale e festivo, tutte occasioni di spesa, Già, proprio la dove la crescita si fa con la spesa: fatevi sotto, chi meglio di voi….

**tra un offerta in eccesso ed una domanda non costretta dal bisogno.

***Messo in nota si nota meno per non suscitare scomposte reazioni di genere quando si mostra più importante, per far funzionare il processo economico, la spesa al femminile che il lavoro al maschile.

Mauro Artibani

http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=la-domanda-comanda-verso-il-capitalismo-dei-consumatori-ben-oltre-la-crisi.



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