Magazine Economia

Le facce dell’avidita’ in italia

Creato il 06 settembre 2011 da Tsorsoli

LE FACCE DELL’AVIDITA’ IN ITALIA

ovvero quando l’arte e la bellezza salvavano l’anima

LE FACCE DELL’AVIDITA’ IN ITALIA
Prendo spunto dalla mostra che si aprirà il 16 settembre a Palazzo Strozzi, a Firenze, intitolata:  Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità.

Ma cosa c’entra l’arte con il denaro dei banchieri?

Eccome c’entra: in quel periodo l’etica cristiana(?) tormentava i nuovi banchieri compressi fra l’avidità di ricchezze sempre maggiori, l’esigenza di nascondere il peccato dell’usura con un sistema di cambiali che all’apparenza serviva unicamente a facilitare i trasferimenti in denaro, nascondendo gli interesse sui prestiti, e, infine, i vincoli morali imposti dai dettami del Vangelo.

Per farla breve: Quando Cosimo De’ Medici aveva sottoposto il quesito su come fare a salvarsi l’anima senza dover rinunciare alle proprie ricchezze a papa Eugenio IV si era sentito rispondere “Investi 10 mila fiorini nel restauro del convento di San Marco”.

===============================

Avidità nella Firenze del Quattrocento

===============================

La Firenze del Quattrocento era la capitale economica dello stivale dove si era perfezionato il sistema delle cambiali e dove il fiorino aveva conquisto il primato fra tutte le altre valute. Ma cosa c’entra l’arte? C’entra nella misura in cui l’etica cristiana tormentava i nuovi banchieri: come conciliare la ricchezza e il Vangelo, il capitale e la morale? Quando Cosimo De’ Medici aveva sottoposto il quesito a papa Eugenio IV si era sentito rispondere “Investi 10 mila fiorini nel restauro del convento di San Marco”. 

Certo Firenze non fu la patria della banca moderna. In pieno Medioevo, furono Genova, Siena e Lucca i centri finanziari più fiorenti, e non dimentichiamo che i banchieri italiani venivano definiti ovunque con il termine generico di Lombard.

Firenze, però, tra Trecento e Quattrocento, raggiunse una posizione dominante perfezionando scrupolosamente la ramificazione delle filiali europee e il sistema delle lettere di cambio (o «cambiali»), atte a facilitare versamenti e pagamenti ovunque senza dover spostare fisicamente il danaro. Non ultimo, fece assumere al fiorino – la piccola e preziosa moneta d’oro cittadina – il ruolo di valuta più autorevole d’Europa.

Da tutto ciò derivarono fiumi di denaro ma anche torrenti d’angoscia. I turbamenti erano principalmente di natura morale e religiosa. Il banchiere Cosimo de’ Medici aveva chiesto udienza al suo principale cliente, ovvero a papa Eugenio IV, per porgli un assillante quesito: come fare a salvarsi l’anima senza dover rinunciare alle proprie ricchezze? «Investendo 10 mila fiorini nel restauro del convento di San Marco» fu la secca risposta del papa.

Non dimentichiamoci che a quel tempo la Bibbia imponeva ai villici e a tutti gli uomini di buona volontà (esclusi gli uomini di fede ovviamente) di guadagnarsi da vivere con il (solo) sudore della fronte, e quindi i poveri banchieri  – tormentati dal peccato dell’usura stigmatizzato dalla Chiesa – si ingegnarono nell’inventare alchemici stratagemmi a base di «cambiali» affinché quel che sul piano legale appariva come un semplice trasferimento di denaro da un luogo all’altro e da una valuta all’altra, di fatto diventava un redditizio prestito a interesse.

Ma poichè quei “corvi” di Teologici non smettevano di analizzare ogni strumento finanziario a caccia di eventuali peccati ecco che i (nostri) “paperoni” di denari per salvare l’anima decisero dunque di devolvere grandi somme in opere di carità e soprattutto in commissioni di opere d’arte.

Ma attenzione, attenzione: spendere soldi per l’arte aveva in realtà un duplice, piacevolissimo effetto.

Infatti, garantiva la salvezza eterna e, in contemporanea, soddisfaceva l’umana vanità, permettendo ai ricchi di pavoneggiarsi nel pubblico sfoggio della loro opulenza e del loro gusto.

Ahiloro questo stupendo equilibrio fra avidità e salvezza dell’anima venne lacerato nel 1491 da quel “terrorista” (ndr) sanguigno e implacabile Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola che divenne priore pensaunpò proprio di quel San Marco e che dal pulpito iniziò a lanciare i suoi strali contro l’arroganza della ricchezza. E alle parole seguirono i fatti: in città vennero organizzati numerosi «roghi delle vanità» sopra i quali vennero gettati prodotti di lusso, tra cui molte opere d’arte. Il compromesso tra Chiesa e finanza – che tanta bellezza aveva fatto sin qui scaturire – andò in fumo su quei fanatici roghi.

====================================================================

Oggi, 2011, esempi di avidità nella Milano, nella Roma, nella Napoli, etc dell’inizio Terzo Millennio

====================================================================

qualcosa da suggerire che non ci siamo già detti su Avidità e Bellezza?

Ah già le torri “storte” di CityLife a Milano, disegnate da Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid.

LE FACCE DELL’AVIDITA’ IN ITALIA


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :