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Le gioie che il fondo Prelios ci darà. Lo garantisce il giornale La Repubblica

Creato il 14 ottobre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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Nell’articolo seguente, skalfarista, guelfo, sobbollente, il fondo Prelios si ricertifica da solo: ci garantisce, parlando di se stesso, che tutto andrà bene. Scontato, ovvio. Nemmeno un dubbio in un mondo così imprevedibile. Nel testo si trova anche l’ipotesi di uno slittamento al 2018 per un eventuale perdurare della crisi del settore immobiliare. I prezzi caleranno. Si possono coinvolgere enormi asset tedeschi ma anche di molte altre nazioni, tuttavia si resta sempre di fronte al singolo triste edificio della Provincia, che nessuno vuole. Qui non si fa il tifo contro: l’amministrazione provinciale doveva permanere e i suoi edifici non dovevano quindi finire nel calderone dei magonzoli di borsa. Gli edifici pubblici andrebbero pubblicamente utilizzati non sfruttati dai furbastri. E chi paga la manutenzione eccetera? Le tasse, non il denaro finto che circola da quarant’anni. Finto ma con conseguenze manipolabili e soprattutto reali, come il governo monti ha efficacemente insegnato.

Prelios cambia pelle addio finanza, si riparte da tre diversi filoni
DOPO L’INGRESSO NELLA SOCIETÀ DI NUOVI SOCI E L’AUMENTO DI CAPITALE LA EX PIRELLI REAL ESTATE HA RIFOCALIZZATO IL PROPRIO BUSINESS PUNTANDO A UNA GESTIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE MENO VOLATILE
Milano D alla finanza alla gestione del patrimonio immobiliare. E’ la trasformazione compiuta da Prelios nell’ultimo anno, che ha portato un riposizionamento verso un business meno volatile. Una storia emblematica, quella della ex-Pirelli Re, di come stanno mutando le opportunità di business nel mondo del mattone. Nel 2010, dopo lo spin-off tra le attività immobiliari e il business degli pneumatici della Bicocca, la società è stata ridenominata e quest’estate è stato aperto il capitale a nuovi soci: è arrivato un partner industriale come Feidos 11, oltre a Intesa San Paolo e Unicredit, che hanno affiancato i soci storici Camfin, Generali, Invesco, Mediobanca e Pirelli. Un ingresso sancito dall’aumento di capitale da 185 milioni di euro (di cui 115 per cassa), che si è concluso nelle scorse settimane. Un’operazione necessaria per rimettere in sesto un bilancio penalizzato nella passata gestione dalla crisi dell’immobiliare. La stessa ragione ha spinto anche a rimodulare il debito da 560 a 250 milioni di euro, in modo da renderlo più sostenibile nel tempo. Proprio l’esposizione finanziaria rappresenta una delle grandi sfide per il gruppo nei prossimi mesi, secondo un’analisi di Mediobanca Securities. Il rinnovamento passa anche per alcune posizioni chiave: il ruolo di ceo è stato affidato a Sergio Iasi, con Giorgio Bruno presidente e Massimo Caputi suo vice, con delega allo sviluppo del business. I nuovi volti hanno accompagnato la rifocalizzazione del
business, con la finanza finita in cantina per lasciare il posto a tre filoni: la gestione dei fondi immobiliari attraverso Prelios Sgr; i servizi immobiliari integrati con Prelios Integrated Services; infine la gestione di crediti non performing a opera di Prelios Credit Servicing. Ai quali va aggiunta la piattaforma tedesca con 4 miliardi di asset in gestione. Così, alla fine del percorso la società si è riposizionata secondo un modello di pure management company, a bassa intensità di capitale e con una minore esposizione alla volatilità del mercato. Il settore italiano dei fondi immobiliari si trova davanti a un punto di svolta. Molti dei prodotti quotati sono vicini alla scadenza naturale, ma nel frattempo gli asset gestiti hanno perso valore a causa della crisi che ha colpito l’immobiliare. Da qui l’ipotesi, avanzata dalla stessa Consob, di spostare la scadenza al 2018, in modo da consentire ai fondi di dismettere con più calma gli asset, con l’auspicio che nel frattempo arrivino gli attesi segnali di risveglio dal settore. «Si tratta di un’ipotesi percorribile, considerato anche il difficile momento che il settore sta attraversando — secondo Paolo Scordino, ammini-stratore delegato di Prelios Sgr, che gestisce 23 fondi con circa 4,5 miliardi di euro di valore — Per quanto ci riguarda abbiamo rivisto completamente il business plan dei nostri fondi: non basta spostare la scadenza perché il mercato è mutato in maniera strutturale. Oggi l’obiettivo è migliorare gli asset in portafogli per migliorarne l’appetibilità». Al di là degli interventi di tipo industriale e finanziario, per Scordino la sfida si gioca anche su una migliore comunicazione con gli azionisti presenti nei fondi «perché si trovi una soluzione condivisa ». Strategia che passa anche per una riduzione delle commissioni di gestione. Intanto la società ha ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001: 2008, «che è un requisito premiante nelle gare pubbliche ed è un elemento di selezione anche per gli investitori istituzionali », aggiunge Scordino. Nelle scorse settimane, intanto, la società ha siglato un accordo con Ubs per il lancio di un fondo di fondi che investirà all’estero e ha debuttato nella gestione di fondi immobiliari con sottostante imnpianti per le energie rinnovabili. Quanto ai servizi immobiliari, la società della Bicocca ha deciso di creare un’unica regia, con la nascita di Prelios Integra. «Abbiamo creato una nuova società per integrare i servizi di property, project per lo sviluppo, facility ed energia — spiega l’ad Andrea Boeri — Questa realtà opera al fianco di Valuations, altra società del gruppo che svolge perizie per conto di banche e operatori del settore, e di Prelios Agency, intermediatore b2b. Rispetto al vecchio modello, ora Prelios Integra è la società capofila di tutti i servizi immobiliari del gruppo in Italia. Possiamo quindi proporre un’unica offerta integrata, e un’unica figura di riferimento: il key account permette di unire in un unico team i differenti professionisti del settore, per loro natura specializzati e individualisti ». Infine Riccardo Serrini, amministratore delegato di Prelios Credit Servicing, spiega la scelta di focalizzarci sul business dei crediti in sofferenza, con la volontà di cavalcare un filone di importanza crescente in questo periodo di crisi. Basti pensare che gli istituti di credito italiani si trovano a fare i conti con sofferenze (voce di bilancio con cui le banche indicano i crediti di difficile riscossione) 130 miliardi di euro, l’8,5% del Pil, quasi il triplo rispetto al 2008. «Con la recessione prolungata, c’è il rischio che il dato possa crescere ancora nei mesi a venire — commenta Serrini — La presenza dei principali gruppi bancari italiani nel nostro capitale ci ha spinti a entrare in questo business, proponendoci a due tipologie di clientela: agli istituti per gestire i loro crediti in sofferenza, ai fondi speculativi interessati a investire in questi asset. In entrambi i casi operiamo come gestori, con un portafoglio arrivato a quota 8,5 miliardo di euro, senza rilevare direttamente i crediti». Intanto nei giorni scorsi i manager della divisione business development hanno avviato un roadshow internazionale, per incontrare i principali fondi stranieri: in calendario è prevista una serie di meeting che culminerà con l’appuntamento di ottobre all’Expo Real di Monaco. (l.d.o.) Dai due mesi centrali dell’estate arriva la speranza per l’edilizia: dopo una lunga fila di segno meno, è tornato il più.
(30 settembre 2013)

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