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Le intolleranze alimentari nascono dalla psiche

Da Stivalepensante @StivalePensante

by Agostino Nicolò

Spesso confuse con le allergie ad alcuni alimenti, le intolleranze sono in crescita: secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità il 7,5-8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta soffre di ‘reazioni avverse ad uno o più cibi’, che si manifestano con dolori addominali, crampi, diarrea, vomito.

(greensaver.eu)

(greensaver.eu)

Nonostante solo un terzo delle intolleranze sia diagnosticato con il Test della provocazione orale, gran parte della popolazione ritiene di essere ‘intollerante’ a qualche alimento. Ora una singolare ipotesi eziologica è quella di Edi Salvadori, psicopedagogista e counselor: dietro al rifiuto di un cibo da parte dell’organismo ci sarebbe una emozione non riconosciuta e riconducibile all’alimento stesso.

Ne consegue che alla rimozione del blocco emotivo, il sintomo scompaia. “Nella mia esperienza professionale – sostiene Salvadori in una nota – mi sono accorta che le intolleranze alimentari nascono, essenzialmente, dalla nostra incapacità di ascoltarci, di ascoltare i nostri desideri più profondi, di dare fiducia alla saggezza antica del nostro corpo”.

Ecco dalla mela al latte, fino al glutine, quali sono, secondo l’esperta, le più comuni intolleranze e le relative correlazioni sintomatiche:

Mela = Senso di colpa. La correlazione nasce dalla simbologia che associa questo frutto al peccato. Le persone che si sentono in colpa perché hanno atteggiamenti arroganti nei confronti delle persone con cui hanno un legame affettivo più profondo e scagliano su di loro la rabbia inespressa possono sviluppare questa intolleranza, che si manifesta con gonfiore a livello addominale o crampi.

Latte = Legame figura materna. Legata alla presenza di una madre ansiosa o assente. Le persone sviluppano insicurezza e spesso intolleranza verso l’alimento che li ha nutriti, perché si carica di stati emotivi che l’organismo non riesce più a ‘digerire’. Disturbi digestivi, senso di gonfiore o peso diventano i compagni di vita di queste persone. L’intestino è correlato al secondo chakra che, a sua volta, è correlato alla relazione con la figura materna, per cui una sua distorsione genera un blocco energetico che può provocare la sintomatologia. L’intolleranza al latte, che compare in età adulta, può esprimere un conflitto irrisolto. Trovarsi nella condizione di dover eliminare il latte dalla propria dieta vuol dire ‘stare alla larga’ dagli zuccheri che compongono il latte e che simbolicamente, possiamo associare al bisogno di dolcezza/affetto.

Glutine = Difficoltà di intessere relazioni stabili e paura dell”invischiamento, soprattutto nel contesto familiare. Solitamente i soggetti che sviluppano questa intolleranza sono persone vissute all’interno di contesti familiari particolarmente ‘fagocitanti’, dove non è stato facile rivendicare la propria individualità. I sintomi fisici sono a livello gastrico ed intestinale.

Prezzemolo = Difficoltà di porre dei confini. Questa intolleranza può insorgere in quelle persone particolarmente disponibili, gentili, responsabili, sempre pronte a mettere da parte il proprio sentire, al punto tale che non pongono dei confini per cui si lasciano invadere continuamente. Questa intolleranza deve indurre la persona a riflettere che è arrivato il momento di scrollarsi di dosso delle responsabilità eccessive di cui si sta caricando, per eccesso di disponibilità, iniziando a dire dei no.

Carne = Stile di vita frenetico e caotico. Fare tante cose contemporaneamente, non riuscire a stare fermi e quando lo si fa sentirsi in ansia, con un forte stato di angoscia, ci può portare a prestare attenzione verso il fare e non il sentire. “L’azione ci impedisce di pensare, di ascoltare il disagio che c’è dentro di noi. Quando il corpo non regge più questo meccanismo, in quanto emerge un forte stato di stress e di stanchezza, anche come conseguenza di un sovraccarico energetico del fegato. Questa intolleranza può essere l’espressione di persone che non si concedono nemmeno il tempo per nutrirsi, proprio perché la carne necessita di tempi più lunghi per la masticazione e l’assimilazione”, spiega l’esperta.

Cioccolato fondente = Vita sessuale vissuta come senso del dovere e non del piacere.

Cioccolato al latte = Bisogno di coccole, di affetto, di dolcezze. Il cioccolato, simbolicamente, rappresenta uno dei piaceri della vita, ma quando questa è costellata di dovere non è facile lasciarsi andare nemmeno nell’intimità, così come potremmo non concederci di esternare il nostro bisogno di essere amati. Si tende a compensare ciò che manca con questo alimento, fino al giorno in cui non sarà più sufficiente e il nostro corpo lo esprime con l’intolleranza. “L’intolleranza alla cioccolata e quella alla caffeinainsorgono in persone particolarmente rigide con se stesse, con un grande senso del dovere e con una forte responsabilità”. Soggetti che pensano che ciò che ottengono deve essere sempre il frutto di grandi sacrifici, e se ottengono qualcosa facilmente non se lo godono. Per assurdo gli unici momenti che si concedono potrebbero essere proprio le pause caffè, ma ecco che scatta l’intolleranza


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