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Le leggi crudeli, parte seconda: Israele e i divorzi infernali

Creato il 02 marzo 2015 da Maria Carla Canta @mcc43_

Marianne Azizi è psicologa, una professionista londinese di successo fino al giorno in cui la sua vita e gli affetti sono stati sconvolti. Sposata con un cittadino israeliano, si è scontrata con le leggi dello stato che impediscono al marito Ilan di raggiungerla in Inghilterra. Ilan non ha commesso nessun crimine. E' ostaggio del nebuloso e aleatorio intreccio di leggi civili e religiose sui rapporti tra coniugi. All'origine delle traversie il matrimonio precedente di Ilan, il divorzio, gli alimenti per il figlio.
Il loro non è un caso limite, fa parte di una piaga sociale che causa agli uomini che divorziano un rischio di suicidio otto volte più alto della media. Un sistema coercitivo e discriminatorio che vieta matrimoni interconfessionali e spinge ogni anno migliaia di cittadini a celebrare le nozze a Cipro o in altri paesi stranieri. Conoscere la travagliata vicenda di Marianne e Ilan, che rappresenta una moltitudine di casi simili, è entrare nel clima sociale ed etico dello stato di Israele.

Qui di seguito la lettera aperta al Governo di Israele che Marianne ha indirizzato nel 2014 alla patria di Ilan che è anche spiritualmente la sua, essendosi lei convertita alla religione ebraica. E' un quadro sconfortante, con dettagli disonorevoli per le autorità israeliane, che provoca indignazione verso uno stato, intenzionalmente democratico ma praticamente autoritario, come si è visto nella prima parte dell'articolo riferita alla sottrazione dei figli alle famiglie in difficoltà, che agisce in maniera arbitraria e persecutoria verso i propri cittadini. La battaglia che Marianne conduce in Israele e nelle Organizzazioni Internazionali non è solo, e sarebbe già moltissimo, per vivere con suo marito. E', letteralmente, una lotta per salvargli la vita. Ciò che colpisce dell'ordinamento giudiziario, è il potere del Tribunale religioso (ndr. vedere ) che condiziona quello statale e invade coercitivamente la vita intima delle persone. La lettera originale in inglese è a questo link.

Gentile Signora Marianne Azizi,
Abbiamo ricevuto la sua email all'ufficio del Presidente della Knesset, Reuven MK (Rubi) Rivlin. Siamo rimasti profondamente commossi e tristi per la complessità della situazione. Distintamente, Chaim M. Neria, Ufficio del Presidente della Knesset Tuttavia, il sistema giudiziario in Israele è totalmente indipendente e un membro del Parlamento non può intervenire in alcun modo. Ci auguriamo che presto sarà in grado di essere di nuovo insieme a suo marito.

Io non sono un'antisemita arrabbiata, mi sono convertita al Giudaismo più di 25 anni fa e per questo ho pagato in Israele una cospicua somma. Vi ho perdonato a Ginevra quando ero all' UNHRC, insieme alla missione Onu, mentre il vostro governo - pur invitato a farlo - ha rifiutato di abrogare la Tender Years Assunption, quella pratica draconiana che causa tanto dolore e sofferenza nelle famiglie. E ho perdonato Arthur Lenke, il capo della vostra rappresentanza presso l'UNHRC, per il suo comportamento sprezzante e offensivo verso di me, in aggiunta al fatto che solo poche settimane prima del tentativo di suicidio di Ilan non gli importava di ascoltare e di riconoscere i suicidi che in Israele avvengono a causa della vostra legislazione sulla famiglia. Non vi perdono di ignorare la Legge Halakhah e costringere lui e me a divorziare sotto costrizione, per di più senza darmi una sufficiente traduzione in inglese che mi mettesse nelle condizioni di pensare e porre le domande necessarie a comprendere l'enormità dell'ingiustizia. Il vostro tribunale religioso ha gestito la faccenda in poche ore durante la mia visita, basandosi su una valutazione dei vostri servizi sociali sulla condizione psicologica di Ilan, valutazione che in realtà non hanno effettuato. Non vi perdonerò ora di trovarmi, io, nella condizione di non ottenere giustizia poiché voi non avete firmato nessun trattato internazionale per i Diritti Umani, rendendomi impotente a presentare un reclamo contro di voi che avete violato il vostro stesso statuto fondamentale. Ora io chiedo a voi, cosa devo fare? Prendere le cose come sono e accettare l'evidente abuso dei miei diritti, della vita di Ilan, e l'uso che Israele fa della negazione e delle bugie, perdere tutti i soldi che ho investito per salvarlo?
Il potente stato d' Israele, così potente che ha dimenticato le sue radici, il suo patrimonio, si costruisce sul sangue, il cuore e l'anima pur di continuare a esistere. Beh, un successo l'avete, e molte altre migliaia come Ilan. Esistere è la parola che usate in continuazione. Il diritto di Israele ad esistere. Io so la differenza tra l'esistenza e la vita, e, per quanto voi possiate sentire il battito, non c'è la vita.
La lettera cui fa riferimento Marianne è del 2011, scritta a ridosso del tentativo di suicidio di Ilan. Altrettanto toccante e ferma, permette di comprendere meglio meccanismi che in quella del 2014 sono appena accennati.
Marianne e Ilan si sono sposati nel 2008, ma sul divorzio di Ilan dalla prima moglie pendevano questioni irrisolte, da qui il divieto impostogli dalle autorità di lasciare Israele. E' l'inizio del calvario. L'obbligo di chiudere il loro matrimonio nella speranza di far uscire Ilan dal labirinto.
La possibilità per coniugi vendicativi di servirsi delle leggi al punto di distruggere l'ex-partner.
" Ilan disoccupato, non ha casa propria, nè conto in banca, è nella situazione di molte persone tradite da un sistema di cui, purtroppo, voi stessi affermate di non avere alcuna conoscenza [...] Fortunatamente, o sfortunatamente per me, ho potuto sostenere e aiutare mio marito dall'estero, e molti sono sconvolti per quello che sta accadendo lì, compresi i rappresentanti delle Nazioni Unite. " .
Qualcuno che dichiara di conoscere bene il sistema giudiziario di Israele, nel sito di Marianne ha scritto questo commento Chi è Marianne, intervista "Una nazione fondata su una profonda ingiustizia verso altri non può prosperare come un paese giusto".
Ho cercato di essere ragionevole in questa richiesta di comunicare con me perché io non posso sostenere il milione , e più, di shekel che vi siete già presi. Quant'è il valore di una vita, vi chiedo.
Ecco un link http://tinyurl.com/pqwtvkj all'ultima lettera che vi avevo inviato; può darsi che avrete la decenza di rispondere in modo diverso questa volta. Dovrei trovare altri milioni di shekel e denunciare il vostro Stato alla Corte Suprema, pubblicamente chiedere una perizia psichiatrica che dimostrerà chiaramente il suo disturbo post-traumatico da stress e proverà al di là di ogni dubbio il suo trauma emotivo e l'incapacità di affrontare qualsiasi realtà diversa da quella dell'immediato. Il sistema è colpevole.
Ho sofferto abusi umilianti, come il dovermi spogliare nuda davanti ai rabbini, persone di sesso maschile. Ho perdonato.
Ho cercato di perdonare il vostro sistema che è in collusione con i cittadini vendicativi che possono servirsene per spezzare uomini, donne e bambini in modo inumano. Ho cercato di perdonare persone e comunità che mi hanno usata come cassaforte cui attingere, sfruttando il mio amore e la disperazione per il declino emotivo e mentale di Ilan, nella disperazione di vedersi negata una vita normale.

Forse potreste leggere il mio libro 'Sour Milk e Stolen Honey', perché la vostra terra non ha rispettato il suo sogno di essere giusti, di valorizzare la libertà e la dignità, solo perché questo costa. Vi potrete leggere la tragedia e capire la mancanza di valori che filtra dalle vostre politiche giù fino alle corti, e in molte dispute familiari tra la popolazione. Se il vostro ex primo ministro Olmert ora viene condannato [ndr. per corruzione] perché non anche i vostri tribunali e i sistemi che l'hanno reso così facile? La mia storia è apertamente leggibile in tutto il mondo.
Devo condividere di più e chiedere a tutte le altre persone nel mondo di unirsi a me per denunciare le vostre leggi familiari abusive? Devo riunire tutte le persone distrutte in Israele, le cui vite sono rovinate, e insieme farne un caso pubblico da far conoscere al mondo? La vita dei cittadini non israeliani è altrettanto a brandelli, per l'ingenua fiducia data alla vostra dichiarazione di essere una democrazia. Potrei chiedere loro di unirsi a me in questa azione.

" Non ho altra scelta che andare avanti con la richiesta di divorzio, quando solo poche settimane fa progettavamo di rinnovare i nostri voti di nozze e regalarci una vera luna di miele. Nei pochi giorni di attesa dopo la sua domanda di lasciare il paese, la ex-moglie ha sfruttato il sistema e ... di nuovo non abbiamo potuto. [...] Vorrei rispettosamente chiedere, anche se ora siamo di fronte al divorzio - sebbene ci amiamo, e ne abbiamo fatto voto davanti a Dio in Israele, voto che conservo e tengo caro - di non dovervi scrivere ancora in futuro con la notizia della sua morte. Non credo che l'essersi arreso a questa situazione senza futuro continuerà, né sono economicamente in grado di affrontare le crescenti domande di riscatto del vostro sistema giudiziario".

La situazione psicologica di Ilan e la necessità per loro di divorziare sono chiarite da un articolo di Marianne "Conversazione con un ostaggio"
"Guardo il sole al tramonto e ricordo le sue parole "Non mi è permesso di essere sposato con te in qualsiasi parte del mondo. Devo fare come mi dicono. Delle persone potrebbero morire se io lascio Israele. Ma promettimi di non rinunciare mai a me, promettimelo".
Con brutale coercizione siamo stati costretti al divorzio. "E' una vita inferiore" ha dichiarato il Tribunale religioso e poi "Prendi un nuovo marito." mi hanno consigliato.


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