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Le luci di Pointe-Noire/Alain Mabankou/66thand2nd,editrice/Il libro del week-end

Creato il 25 ottobre 2014 da Marianna06

 

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Dopo ventitré anni Alain Mabanckou torna nella sua Pointe-Noire.

Invitato dall’Institut français per un ciclo di conferenze, alloggia in un appartamento per artisti e scrittori dove, appeso alla parete del salotto, c’è un quadro che ritrae una donna dallo sguardo triste.

Durante il soggiorno, oltre agli impegni uffciali, si dedica alla scrittura del suo libro di ricordi, ma è bloccato, ha un nodo in gola.

Sa di essere tornato nella città natale non solo per motivi di lavoro, ma soprattutto per riappropriarsi del passato, per riportare alla luce un’infanzia smarrita nel groviglio della memoria, per salutare i membri della sua numerosa famiglia, orfana di mamma Pauline e papà Roger, e per rivedere i luoghi cari – la casetta di legno «reggia» della madre, il cinema Rex «garanzia del sogno», il liceo archivio di episodi dell’adolescenza.

Ma Pointe-Noire non è più la stessa: la casetta è cadente, rovinata dal tempo, il cinema è diventato una chiesa pentecostale, il liceo ha un altro nome e gli appare come un labirinto. Per di più tra i familiari ci sono dissapori, e sembrano interessati solo ai suoi soldi.

Alain è scosso, disorientato, ma nel mostrare a un amico una foto che si è fatto scattare con i nipoti si rende conto che quei bambini sono liberi e felici, come in fondo lo era lui da piccolo, e non baratterebbero la loro infanzia con niente al mondo.

E al momento di ripartire la donna del quadro lo saluterà con un sorriso e avrà i lineamenti della sua amata mamma. (dal web)

 

Reading da “Le luci di Pointe-Noire” di Alain Mabanckou

Faccio un rapido calcolo mentale :sono tornato in questa città diciassette anni dopo la morte di mia madre, sette dopo la morte di mio padre e ventitré dopo la mia partenza per la Francia.

Tuttavia non mi sono accorto del passare del tempo. Sono una cicogna nera le cui peregrinazioni sono talmente lunghe che ormai superano la durata media della vita umana.

Mi sono fermato sulle rive del ruscello delle origini, il passo sospeso, sperando di poter arrestare il corso di un’esistenza turbata da questa pioggia di foglie cadute dall’albero genealogico.(pag. 155)

 

                  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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