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Le mie tre ragioni per votare NO ai referendum del 12 e 13 giugno

Creato il 08 giugno 2011 da Iljester

Le mie tre ragioni per votare NO ai referendum del 12 e 13 giugno

Anche astenersi dall’andare a votare ai referendum è un diritto. Perché l’astensione dal voto nelle consultazioni referendarie ha un suo preciso significato: esprime la volontà dell’elettore di non permettere il raggiungimento del quorum, e dunque la sua decisione di far fallire il referendum. Il fallimento referendario in questo caso può avere anche un altro significato: impedirebbe ai cosiddetti comitati promotori dei referendum di incassare i rimborsi che la legge prevede a loro favore in caso di raggiungimento del quorum. Pochi sanno infatti che il comma 4, art. 1, L. 157 del 3 giugno 1999, prevede il «rimborso spese per le consultazioni elettorali e referendarie»: in caso di raggiungimento del quorum è attribuito ai comitati promotori un rimborso pari a € 0,52 per ogni firma valida.
Qualcuno potrebbe però sostenere che non andare a votare è uno spregio al dovere civico del voto. È vero. Per principio costituzionale ogni cittadino ha il diritto/dovere di recarsi alle urne per votare. Ma si tratta appunto di un diritto/dovere. Non di un obbligo. La volontà democratica del cittadino è assolutamente libera e può esprimersi anche nella decisione di non votare. Personalmente, ritengo sia un dovere votare non solo civico ma anche morale ed etico. Ogni cittadino dovrebbe sempre recarsi alle urne, perché quando il cittadino rinuncia a esercitare il proprio diritto di voto, lascia agli altri il potere di decidere per lui.
Eppure nei referendum questa regola non è completamente applicabile e valida. Il meccanismo del quorum infatti attribuisce anche al non voto – come ho detto – un suo preciso significato. Quello più su anzidetto. Non così nelle altre consultazioni elettorali, dove il voto mancato è sempre un voto perso. È sempre un’occasione democratica gettata alle ortiche.
Ma vengo al cuore di questo post. Ipotizzando che il 12 e il 13 giugno il cittadino decida di andare a votare, ecco in sintesi le mie tre e personali ragioni per votare NO ai referendum proposti. Non voglio approfondire il discorso, perché dovrei scriverci un libro. Voglio solo esprimere la mia opinione (ragionata) sul perché mettere la croce sul NO è più utile e conveniente che metterla sul SI.
Referendum sull’Acqua: NO. Il motivo per cui – secondo me – è opportuno votare NO nei quesiti referendari, l’ho già ampiamente spiegato in un mio precedente post. Qui posso dire che votare NO significa rendere sul serio l’acqua un servizio pubblico e non uno strumento del clientelismo politico a nostre spese, attraverso aziende pubbliche politicizzate, clientalari, che lavorano in perdita e che spesso e volentieri hanno un’altra attività: quella di stipendifici partitocratici. Lo slogan dei Comitati del SI «L’acqua è un bene pubblico, e non un bene privato», deve essere interpretato per chi vota NO come «L’acqua è un bene pubblico, e non un bene politico».
Referendum sul Nucleare: NO. Per quanto riguarda il nucleare, il NO è d’obbligo semplicemente perché il decreto Omnibus ha già abrogato le norme che prevedevano la localizzazione e la costruzione di centrali nucleari. La Corte di Cassazione prima e la Corte Costituzionale poi hanno ritenuto legittimo la riformulazione del referendum a seguito dell’abrogazione delle vecchie norme, ma è chiaro che si tratta di una forzatura costituzionale: hanno trasformato di fatto un referendum abrogativo in un referendum surrettiziamente consultivo, non ammesso né previsto dalla nostra Carta. Il nuovo quesito referendario di fatto non abroga le norme che prevedono la costruzione di centrali atomiche o lo sfruttamento dell’energia atomica, perché sono già state cancellate, ma va a colpire il diritto/dovere del Governo italiano (di qualunque colore esso sia) di prevedere un piano energetico nazionale per diversificare le fonti energetiche, con grave danno alla collettività, e grave pregiudizio per l’autonomia energetica del nostro paese, già fortemente piegata dallo scellerato referendum anti-nucleare degli anni ’80.
Referendum sul Legittimo Impedimento: NO. Il NO a questo referendum è un no a favore dell’equilibrio fra i poteri dello Stato. Oggi abbiamo un potere giudiziario che non ha limiti né confini. Un potere capace di condizionare gli equilibri politici di un paese con un semplice avviso di garanzia non è un potere che garantisce la vita democratica, ma è un potere capace di alterarla e piegarla a seconda delle diverse esigenze politiche. Il legittimo impedimento per i membri del governo non è una legge ad personam, ma è una risposta a questo strapotere, limitata e oggettivamente insufficiente, ma pur sempre una risposta a garanzia delle scelte elettorali del cittadino. Peraltro la legge scadrà a settembre poiché l’art. 2, comma 1, prevede appunto che la durata massima della legge è 18 mesi. Che senso ha oggi votare SI per abrogare una legge che fra un paio di mesi non avrà più efficacia?
In ultimo, e non meno importante, si deve aggiungere che molti dei signori che oggi sono per il SI all’abrogazione delle norme sul nucleare e sul servizio idrico libero, ieri e l’altro ieri, erano favorevoli sia all’uno che all’altro. Ecco dunque le mie domande: perché oggi questi signori sono invece contro la liberalizzazione del servizio idrico e contro le centrali nucleari? Qual è il reale motivo che ha fatto cambiare loro idea? Magari un motivo di mera opposizione e boicottaggio politico che nulla c’entra con la reale tutela degli interessi energetici e idrici degli italiani?

di Martino © 2011 Il Jester 


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