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Le "Onde"...

Creato il 04 ottobre 2010 da Giovannipaoloferrari
Le
Una mattina, mi svegliai e entrai in cucina per far colazione, accesi la radio: un giornalista stava intervistando di buon'ora un compositore, un musicista, italiano pensai:
- "La sua musica è molto visuale..."
- "È vero, perché tramite la musica cerco di disegnare un panorama interiore, tentando di ricucire un
mio personalissimo senso di disagio nei confronti della vita e del mondo.L'unico modo in cui riesco ad esprimere ciò che vedo e ciò che sento è attraverso il suono. Questi sentimenti arrivano a chi ascolta la mia musica, consentendo a loro di pensare e di "vedere" immagini che io ho impresso inconsciamente nelle mie note. L'immaginazione attraverso i suoni è un aspetto molto importante del mio lavoro".
"Mi piace!" Pensai... nel frattempo l'annunciatore aveva appena pronunziato il titolo del brano che il compositore stava per eseguire: il pianoforte inizio ad emanare e diffondere le sue dolci ed ovattate note, la stanza si riempì di musica ed io fui pervaso da una sensazione indescrivibile che arrivò subito a toccare il cuore come poche volte succede. Chiusi gli occhi ed ascoltai: sconvolto da quella melodia che somigliava tanto a quella che portavo dentro fin da bambino!
Nel medesimo istante avvertivo in quella musica una malinconia ed una tristezza di fondo: un'incredibile sensibilità!
La mia commozione era giunta agli spasimi e non potevo più ascoltare, per paura che le lacrime potessero solcare le mie occhiaie da risveglio mattutino.
Poi l'esecutore smise di spingere i tasti in basso e la tastiera fu di nuovo placida e silenziosa, una voce prese a parlare: "Avete ascoltato, dal suo ultimo lavoro "Eden Roc", Ludovico Einaudi, la sonata per violino e pianoforte si intitolava "Giorni dispari".
Si interruppe di colpo e di nuovo la voce di prima rientrò nell'apparecchio radiofonico:
- "Bene, Ludovico, abbiamo ascoltato questo brano dalla tua ultima fatica, ma un musicista come te che spazia da un genere all'altro a chi si ispira per comporre?"
- "Agli autori classici della musica barocca, Bach, Mozart, Beethoven sono i miei preferiti.
Amo molto i minimalisti americani e la musica rock. Vado a molti concerti rock, perché trovo che qua e là ci siano molte idee interessantissime".
- "Ti piace Philip Glass?"
- "Si, certamente, ma adoro anche gruppi come i Radiohead, mi interessa anche molto la forma della canzone, perché a distanza di secoli è un contenitore di messaggi che vuol dire ancora molto".
"Ora mi piace ancora di più!" - pensai - mentre una voce quasi meccanica, estranea a quell'attimo completamente umano, diceva sicura e senza virgole: "Da "Eden Roc", Ludovico Einaudi eseguirà "Ultimi fuochi"".
La musica si espanse chiara e veloce immergendo i miei sensi in un bagno di suoni ammalianti: archetti nervosi iniziarono a tremare sulle corde dei violini, con agili e precisi movimenti; la mano sinistra, ferma, col pollice sotto a sostenere le altre dita, che correvano articolandosi veementemente sulla tastiera di buon legno lavorata da ottimi liutai.
In un crescendo frenetico di archi trionfanti, improvvisamente, il suono del piano entrò in maniera prepotente a rompere l'idillio della melodia: ora erano i violini a fare da contraltare, da sottofondo al piano, che imperioso riempiva il vuoto lasciato dai bassi e dagli acuti.
Leggerezza e soavità emergevano da quella musica, ma anche impeto e slancio ne venivano fuori: erano quelli gli ultimi fuochi ricordati nel titolo: grandi slanci e repentini frenate.
Inebriato dall'ultimo brano non mi accorsi che si era concluso, e già la voce "intervistatrice" aveva "riattaccato bottone", questa volta per i saluti.
Mi precipitai in una discoteca e chiesi di questo "sconosciuto": dopo qualche ricerca, la commessa mi rispose: "Abbiamo solo "questo" se ti interessa?..." e mi sventolò sotto il naso un CD, lo presi in mano prontamente e vidi un'immagine di una spiaggia, un particolare; un mare sereno, qualche uccello qua e là, probabilmente gabbiani, sopra il nome dell'autore e in basso, a destra, in minuscolo si poteva leggere: "Le Onde".
Tornai a casa con il compact, lo scartai e subito lo inserii nel lettore.
Una musica di altri tempi mi prese e mi trasportò in una corte medioevale: era il primo pezzo, una rielaborazione di una canzone popolare del 1500 circa, giusto di un minuto, ma così intenso ed emozionante, che per me poteva già concludersi lì l'ascolto dell'album.
E in quel momento ripensai all'intervista e al deejay che aveva accennato a questo lavoro, a "Le Onde" e commentando diceva: "Se qualcosa "Le Onde" evoca, è la verità dei nostri grandi significati nel breve attimo del loro apparire".
Poi, giunse, così naturale come inaspettata, un'esperienza musicale, che psichedelica e dir poco: l'opposto delle sonorità distorte dal "wa - wa" di Jimi Hendrix e pur così vicine ad esse per la visionarietà e per il sogno fantastico che mi portò a percorrere, il suono del pianoforte assoluto e niente più, niente più di questo, un solo strumento, ma all'ascolto quelle ballate mi sembrarono orchestrate da cinquanta elementi; in tutto il percorso musicale il piano non fu mai lasciato solo, perché le sue note erano rincorse dai pensieri del compositore e da quelli che ascoltavano, fortunati, sì tale musica preziosa.
Arrivati a "Passaggio" il viaggio si era quasi concluso, ma ancora una volta Einaudi voleva lasciare aperte tutte le porte alla sua poesia musicale attraverso, appunto, un passaggio:
- "Se fosse una storia sarebbe ambientate su un lungomare di una spiaggia lunghissima. Una spiaggia senza inizio e senza fine. La storia di un uomo che cammina lungo questa riva e forse non incontra mai nessuno. Il suo sguardo si sofferma ogni tanto ad osservare qualche oggetto o frammento portato dal mare. Le impronte di un granchio, un gabbiano solitario. Il paesaggio è sempre la sabbia, il cielo, qualche nuvola, il mare. Cambiano solo le onde, sempre uguali e sempre diverse, più piccole, più grandi, più corte, più lunghe.
L.E."
Di Ludovico Einaudi:
"Time Out", BMG Ricordi, collane "Confini e oltre"
"Stanze", idem
"Salgari", idem
"Le Onde", idem
"Eden Roc", idem
"Fuori del mondo", colonna sonora del film omonimo di Piccioni, 1999.

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