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Le Orchidee assordanti di Pippo Delbono

Creato il 07 marzo 2015 da Scatolaemozionale

“noi siamo animali molto soli”
Le Orchidee assordanti di Pippo DelbonoCapita di uscire da teatro impassibili, entusiasti, delusi, desolati, felici.
Capita di dover lasciar passare qualche ora (se non qualche giorno) a sedimentare ciò che si è visto, senza intaccarlo con commenti, discussioni, oppure urge il bisogno di confrontarsi, di discutere ciò che si è appena visto. Capita di scriverci sopra dopo due, tre giorni, con ricordi ancora vivi, ma un po’ più sbiaditi che ti permettono di raggiungere la giusta dimensione delle cose.
Oppure capita di ritornare a casa e di dover trascrivere le più istantanee suggestioni, immagini, emozioni che sono state appena vissute, per paura di perderle, di non ritrovarle, di lasciarle andare.
Capita una sera a teatro, al Teatro Stabile di Padova, nel cuore di questa città forse ancora troppo imborghesita, di imbattersi nello spettacolo di Pippo Delbono e le sue devastanti Orchidee.Le Orchidee assordanti di Pippo DelbonoHo ritrovato Delbono dopo quasi 3 anni, e sempre al Verdi di Padova, me lo ricordavo stropicciato e intenso.
Stasera,il 5 di marzo, dopo aver vissuto il suo lavoro, sono uscita stropicciata e rivoltata come un calzino e consiglierei indigestioni di Orchidee a chiunque.
La potenza di un palco vuoto riempito da una voce pazzesca in fondo sala che racconta, che si interfaccia col pubblico che riempie quel teatro di bellezze assurde: passione, ricordi, amore, ironia, dolore, rabbia, rituali.
Le Orchidee assordanti di Pippo Delbono
Le Orchidee assordanti di Pippo DelbonoAlle volte ci troviamo di fronte a spettacoli cosi intensi che è difficile descriverli, dare un senso e un valore a quello che si è visto a chi non ha visto, mancano le parole, perché non stiamo solo guardando, stiamo sentendo ma non solo con le orecchie, ma con tutto il corpo. Questo differenzia il teatro che ancora troppo poco non si è abituati a vedere, questo è il teatro che fa la differenza, che vale la pena amare fino alla fine.
Quello che ti fa uscire un po’ devastata, molto confusa, stordita e felice allo stesso tempo, piena e incredula, quello che ti fa riflettere, che ti lascia un sorriso inebetito sulla faccia, una lacrima che sgorga sulla guancia inarrestabile, incontenibile, quel groviglio di emozioni che ti attanaglia nella gola, che parte dallo stomaco e che percepisci sin sulla superficie della pelle.
Un viaggio.
Questo è stato Orchidee, un tripudio, un elogio alla vita, all’amore, al dolore, alla morte.
Immagini rubate, frammenti di vita, di fine, danze arrabbiate, urla liberatorie, abbracci avvolgenti. Condivisioni, racconti molto personali ma allo stesso tempo di tutti. Un atto di fiducia, che Pippo Delbono fa, verso il pubblico che rischiosamente può non accogliere quello che sente e vede, o che può lasciarsi andare nel turbine delle parole e dei corpi cosi sinceri e intensi.
Le Orchidee assordanti di Pippo DelbonoLa difficoltà di accettazione da parte di un pubblico imborghesito e indignato (abbonati del TURNO A e forse anche turno B ma tutti gli abbonati in genere) sta tutta nel continuare a frequentare la platea dello Stabile (ma non solo) per puro diletto, per passatempo e ridicolo bon ton. Per continuare a ricercare quel teatro finto/morto, dove tutto è un po’ ricoperto di “polvere”, dove si continua a mantenere un distacco non solo fisico ma anche emotivo, dove si va per “una piacevole serata”.
Io a teatro ci vado per rubargli la vita, lo vivo nell’animo, lo vivo nel corpo, deve essere assordante, anche violento, ma soprattutto sincero, diretto e vivo.  Deve scuotere, risvegliare, lasciare qualcosa dentro che ti renda in qualche modo uno spettatore consapevole. Al di la della tecnica, della preparazione, della ricerca sul testo classico nel teatro di Pippo Delbono e della sua compagnia si scoprono personaggi e attori davvero unici, con un vissuto potente e spiazzante. Una ricerca che affonda le radici in un classico dirompente sempre presente nei suoi testi, nelle citazioni ma che riesce a inglobarsi nella contemporaneità in modo attuale, tagliente e scomodo.
“A me piacciono troppe cose e mi ritrovo sempre cosi confuso e imbambolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. Questa è una lunga notte e io non so che cosa mi prospetta il futuro non ho niente da offrire a nessuno eccetto questa mia confusione”
Le prossime tappe di Orchidee: 14 marzo: Teatro Sociale di Como
17 marzo: Teatro Donizetti di Bergamo
dal 19 al 22 marzo: Teatro Comunale di Bolzano
dal 24 al 29 marzo: Teatro Bellini di Napoli
31 marzo e 1 aprile: Teatro Alighieri di Ravenna

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