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Le origini del cinema in dvd per Dynit

Creato il 26 aprile 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Undici cortometraggi realizzati tra il 1923 e il 1930 per oltre due ore e mezza di visione atte ad esplorare l’Avanguardia Cinematografica, che fece la propria apparizione in diversi paesi più o meno negli stessi anni, ma che soprattutto in Francia – luogo d’irradiamento delle principali avanguardie del Novecento, dal cubismo al surrealismo, passando per il dadaismo – ha avuto modo di vedere cineasti sperimentali di varia provenienza trovare il clima adatto a favorire le loro ricerche e, in alcuni casi, eleganti e generosi mecenati disposti a finanziarle.
È ciò che viene proposto nel dvd Il cinema delle avanguardie distribuito da Dynit, che, corredato di biografie, filmografie e curiosità inedite nella sezione riservata ai contenuti extra, apre con il brevissimo Le retour à la raison (1923) di Man Ray, pioniere della tecnica della rayografia, ovvero la fotografia a contatto.
Infatti, è proprio attraverso essa che tratta molle, chiodi e cimicette mostrati nel filmato, tra giochi di luci e ombre, insieme a fumo di sigaretta e al corpo nudo della modella Kiki de Montparnasse; prima che si passi a Emak-Bakia (1926), cinepoema sempre a firma di Ray, il quale fornisce anche la sua visione di una poesia di Robert Desnos tramite L’étoile de mer (1928), ricco di giochi di parole nelle didascalie.

il cinema delle vanguardie 2

Del tedesco Hans Richter, che nei suoi primi esperimenti filmò attraverso la tecnica dell’animazione a carton decoupé figure astratte, pure e regolari, sono presenti, invece, Rhytmus 21 (1921) e il satirico Vormittagsspuk (1928), privo di coerenza narrativa e che, oltre a bizzarri cappelli svolazzanti, include animazione in stop motion.
Con dischi ottici rotanti alternati tra spirali ipnotiche ed altri riportanti frasi senza senso, Anémic cinéma (1926) di Marcel Duchamp (ma con la collaborazione del già citato Ray) precede Ballet mecanique (1924) di Fernand Léger, esempio di cinema cubista introdotto da uno Charlot composto da ritagli geometrici e che, sprovvisto di trama, tira in ballo oggetti animati e inanimati, in una varietà di ruote, bottiglie, pendoli e altalene.
Storia di una donna preoccupata per il suo fidanzato che è fuori, in mare, durante una tempesta, Le tempestaire (1947) di Jean Epstein è l’unico lavoro sonoro del mucchio insieme a Romance sentimentale (1930), diretto a quattro mani da Sergej Michajlovič Ėjzenštein e Grigorij Alexandrov e volto ad alternare una donna impegnata a cantare una canzone russa con riprese di alberi, onde che si infrangono, cigni e sculture di Auguste Rodin.
Mucchio che si conclude con le allucinazioni del lussurioso sacerdote protagonista di La coquille et le clergyman (1928) di Germaine Dulac, impreziosito da un’atmosfera quasi horror, e Regen (1929) di Joris Ivens, documentario finalizzato a descrivere in pochi minuti lo scatenarsi di un temporale.
Per cinefili con la “c” maiuscola!

Francesco Lomuscio


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