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Le palme sono parte del problema

Creato il 21 luglio 2010 da Sogniebisogni

Troppe palme in giro

Muore ignominiosamente la repubblica, mentre La Repubblica, quella con la R maiuscola, si dedica a giochi di società filosofici, progettando platonismi da fantascienza golden age come la ricostruzione di un’intera Laputa governata da volenterosi scribacchini scalfariani che pur venendo in essere si inabisserebbe beccheggiando e sbuffando nelle acque torride del Mediterraneo causa imperizia dei suoi sedicenti nostromi.

Il Re De’Nanis, credendosi Cesare si è ormai metamorfizzato in un Nerone canterino degno di un Dalì prigioniero di una pellicola di Steno. Truccato da Joker si esibisce sul tetto del Duomo con Aznavour, mentre il paese va a puttane metaforicamente e anche praticamente e bisogna solo sperare che lo faccia almeno con il pannolone e non cacandosi addosso completamente nudo in diretta TV a reti unificate.

Gli accoliti del De’Nanis, lacchè miracolati, plurinquisiti, diuturnamente beccati con le mani nel saccheggio alla luce di qualsivoglia grossolana investigazione, pregano in silenzio l’arrivo di un bavaglione giuridico che possa far calare una cortina di ferro sulla pubblicità dei loro maldestri malaffari e consenta l’etterna continuazione dell’immane coca-party con trans, nani e mignotte minorenni che stanno montando dal lontano 2001. Purtroppo per loro sono troppo miopi per pregare o anche solo immaginare un improvviso colpo di genio politico-economico che consenta ai rubinetti dei soldi di restare aperti e scroscianti come la piattaforma impazzita della BP. L’unica cosa che conta è rompere tutti gli specchi per non vedere le forme mostruose e distorte che questo aborto di società teratogena va assumendo.

Spunta D’Alema e annuncia non richiesto che in caso di crisi farà il governo con chiunque: con Fini, con Casini, col Pinguino, con Loretta Goggi, con Bossi, con Kappler, con Che Guevara o con Madre Teresa, persino col PD. È la chiusura degna di una tragica giornata, tragica soprattutto per la sua costante pervicacia a debordare nel comico, a soffocare pianti e lamenti con improvvisi assoli di caccavella e sinfonie di pernacchie che più tardi trascolorano, in un fluire di tinte, nei proverbiali tarallucci e vino della sera. Sarà il caldo, penso, che rende poco credibile vivere in Italia e fa venire più in mente il Parapagál. Il caldo, la gente sudata e disfatta in mutande e canotta, abbronzatura necrotica e puzzo di balsamo del discount, le palme che quei dannati piemontesi hanno piantato dappertutto come a sottolineare che a Roma andavano a costruirsi una città coloniale di chi sa quale irredento sprofondo continentale. Le palme. Secondo me le palme sono parte del problema.


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