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Le poltrone di Cota

Creato il 02 luglio 2010 da Aimoneale

Tra meno di due settimane i piemontesi potrebbero essere nuovamente chiamati alle urne, a soli tre mesi dalle ultime consultazioni; il 15 luglio, infatti, è prevista la decisione del Tar sull’ammissibilità dei ricorsi per l’annullamento delle elezioni regionali.

Questi i fatti: Michele Giovine, leader del movimento “Pensionati per Cota” che lo scorso marzo ha ottenuto oltre 27 mila voti – tre volte tanto la differenza che ha separato Roberto Cota da Mercedes Bresso, segnando così la vittoria del centrodestra – avrebbe presentato una lista falsa e per questo è stato indagato (insieme al padre Carlo) dalla Procura di Torino. L’accusa che viene rivolta ai due è di aver falsificato 11 delle 19 firme dei candidati alla carica di consigliere regionale.
Per legge poi, le firme avrebbero dovuto essere apposte e certificate nei comuni di Gurro (Vb) e Miasino (No), dove ricoprono la carica di consiglieri comunali, peccato che incrociando i tabulati telefonici con le date delle certificazioni delle firme risultino evidenti disparità di localizzazione.
Inoltre pare che nella lista ci siano nomi di persone che non hanno mai firmato la dichiarazione di accettazione della candidatura, che lo hanno fatto in luogo diverso da quello previsto dalla legge o che non risiedono neanche in Piemonte.
E come se non bastasse la Procura ha raccolto durante le indagini interessanti dichiarazioni di alcuni firmatari della lista – o presunti tali, che vanno da spaesati parenti (“Lo abbiamo fatto per fare un favore a Michele, io e mia moglie non ci intendiamo di politica, sa… Giovine Carlo è cugino primo di mia moglie”), ad ex fidanzate milanesi (“Non è la mia firma, non so nemmeno dove sia Gurro”), alla povera prozia, classe 1919, che ha rivelato “Ho firmato quello che mi chiedeva Michele, ma non sapevo cosa fosse”.

Padre e figlio saranno processati con giudizio immediato (quello che il Gip concede quando la prova del reato è talmente evidente da rendere superflua l’udienza preliminare) il 15 dicembre, ed è difficile pensare i giudici del Tar non tengano conto del materiale raccolto dalla Procura. Se il ricorso venisse accolto le elezioni diventerebbero nulle e quindi da ripetere.

L’attuale governatore piemontese ha messo fin da subito le mani avanti chiamando a raccolta i leghisti della Regione per una fiaccolata notturna e attaccando il Tar dichiarando che l’annullamento delle elezioni “sarebbe un golpe giudiziario” e che il ricorso presentato “è semplicemente vergognoso”; Berlusconi docet.
Ma nonostante le uscite poco felici nei confronti dei magistrati che svolgono nient’altro che il loro lavoro, Cota appare visibilmente nervoso, e benché si prodighi nel tentativo di rassicurare i suoi è curioso osservare come a distanza di tre mesi dai risultati elettorali non abbia ancora deciso di dimettersi da deputato, atto dovuto poiché la legge gli impone di lasciare l’incarico a Roma in quanto governatore regionale.
Forse, ma questa è solo un’ipotesi, il sospetto di essere in torto marcio e di aver vinto in modo irregolare è più vivo che mai e la paura di perdere sia il posto in Regione che l’incarico a Montecitorio, cosa che lo costringerebbe a rivestire i panni del normale cittadino, è quanto mai reale. Come dire, Roma sarà anche ladrona, ma le poltrone fanno sempre comodo.

Alessandro Aimone ©2010


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