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Le proteste nel mondo contro Charlie Hebdo

Creato il 18 gennaio 2015 da Tafanus

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Quando, qualche giorno fa, ho pubblicato provocatoriamente sui "social" e sul blog questo cartello, in polemica con l'alluvione di "Je suis Charlie Hebdo", e ho spiegato perchè mi dissociavo non già dalla condanna della strage, ma dalla difesa acritica delle volgarissime (e spesso neanche divertenti) vignette che erano la cifra di Charlie Hebdo, ho avuto moltissime condivisionim ma anche molti commenti di chi provava a far finta di non avre capito.

In realtà, avevano capito benissimo. Ma quando si ricomincia a ritirar fuori il liso aforisma di Voltaire sulla libertà d'espressione, io mi dissocio, perchè provo ancora a tener separate la libertà d'opinione dalla libertà di insulto.

Un paio di giorni fa è arrivato casualmente in mio aiuto nientemeno che Papa Francesco: un tizio al quale nessuno darebbe dell'estremista, o del tifoso degli stragisti appartenenti ad una delle tante categorie di "fondamentalisti islamici". Un assoluto difensore della libertà di pensiero. DI PENSIERO, non di insulto alle altre religioni. Quella, ha detto, non è satira. La  strage è insensata è disumana, ma quella di Charlie Hebdo spesso era satira che virava nell'insulto. Non avrebbe potuto scolpire meglio.

Nei giorni successivi alla strage, il mantra "Je suis Charlie" si è molto rapidamente spento, e sono cominciate ad emergere sempre più numerose le voci in dissenso. Come la nostra, emersa a caldo, quando andare contro "Charlie" era come parlar male della mamma, o della Madonna di Medjugorje. E come quella di tanti opinionisti che erano anch'essi Charlie, e che adesso, a freddo, scorrendo le vignette di Charlie nelle raccolte o su Internet, scoprono all'improvviso che in una vignetta che mostra Maometto che inchiappetta una maiala non c'è niente da ridere, e c'è molta benzina versata sul fuoco dell'estremismo.

Oggi arriva un altro contributo. Il magazine di geopolitica "Internazionale" pubblica una istruttiva carrellata su cosa sta succedendo in giro per il mondo, dove anche i paesi dell'Islam c.d. "moderato" hanno tratto, dalla diffusione delle vignette di Charlie Hebdo, nuovo carburante da offrire all'estremismo della Jihad:

Le proteste in giro per il mondo contro Charlie Hebdo

Manifestazioni, divieti, condanne e inchieste aperte contro giornali che hanno ripubblicato le vignette del settimanale francese Charlie Hebdo. Algeria, Sudan, Tunisia, Giordania, Gerusalemme Est, Pakistan, Afghanistan, Turchia, Iran, Senegal ed Egitto: le diverse reazioni alle vignette dell’ultimo numero del giornale satirico.

  • Algeria. In diverse città i manifestanti si sono riuniti con lo slogan “Io sono Mohammed”, diffuso sui social network, in risposta a “Je suis Charlie”. Ad Algeri migliaia di persone sono scese in strada oggi dopo la preghiera del venerdì, in risposta all’appello lanciato dai partiti e dalle organizzazioni islamiche.
  • Sudan. A Khartoum oggi centinaia di fedeli hanno manifestato dopo la preghiera. “Il governo francese deve presentare le sue scuse”, si leggeva su un cartello.
  • Tunisia. A Tunisi oggi alcuni fedeli hanno abbandonato la moschea El Fath in polemica contro l’imam Noureddine Khadmi, che durante la preghiera ha sostenuto che le offese al profeta non possono giustificare l’attentato di Parigi. L’attacco, ha detto Khadmi, è contrario a principi dell’islam e ha messo in pericolo tutti i musulmani che vivono all’estero. Alcuni fedeli hanno interrotto l’imam, affermando che i giornalisti di Charlie Hebdo “meritavano di essere uccisi per avere insultato diverse volte il profeta”.
Le proteste ad Amman, in Giordania, il 16 gennaio. - Muhammad Hamed, Reuters/Contrasto
Le proteste ad Amman, in Giordania
  • Giordania. Ad Amman, 2.500 manifestanti, esponenti dei Fratelli musulmani o di organizzazioni per i giovani musulmani, hanno protestato oggi sorvegliati dalle forze dell’ordine, con cartelli con la scritta “l’offesa al grande profeta favorisce il terrorismo mondiale”. Il re Abdullah II di Giordania ha definito la copertina di Charlie Hebdo “irresponsabile e incosciente”.
  • Gerusalemme Est. Centinaia di palestinesi si sono incontrati oggi sulla Spianata delle moschee, con cartelli con la scritta: “L’islam è una religione pacifica” e “Maometto sarà sempre la nostra guida”. Il 14 gennaio il muftì, la più alta autorità religiosa nei Territori palestinesi, aveva definito “un insulto” la copertina di Charlie Hebdo.
  • Pakistan. I manifestanti hanno protestato il 16 gennaio davanti al consolato francese a Karachi. Erano armati, secondo quanto riportato da un giornalista della Reuters. Gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni e usato idranti per disperdere la folla. Tre persone sono state ferite e sono ricoverate in ospedale. Tra i feriti c’è Asif Hasan, fotografo dell’Afp.
  • Afghanistan. I taliban afgani hanno condannato le vignette su Maometto pubblicate nell’ultimo numero di Charlie Hebdo perché “offendono la sensibilità di un miliardo e mezzo di musulmani”. “Condanniamo questo atto ripugnante e inumano, e consideriamo coloro che l’hanno commesso come nemici dell’umanità”, hanno scritto in un comunicato.
Le proteste a Khartum, in Sudan, il 16 gennaio. - Mohamed Nureldin Abdallah, Reuters/Contrasto
Le proteste a Khartum, in Sudan
  • Turchia. A Istanbul, il 15 gennaio un tribunale ha aperto un’inchiesta sul giornale turco Cumhuriyet per aver pubblicato alcune vignette del nuovo numero del giornale satirico francese Charlie Hebdo. Il giornale non aveva pubblicato la copertina con Maometto. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu, un tribunale locale della provincia di Diyarbakır, nel sudest del paese, ha ordinato di bloccare l’accesso ai siti internet che diffondono la copertina dell’ultimo numero Charlie Hebdo. “Coloro che non rispettano i sacri valori dei musulmani pubblicando immagini che si riferiscono al profeta Maometto stanno chiaramente commettendo una provocazione”, ha scritto il viceministro turco Yalçın Akdoğan su Twitter.
  • Iran. Il 14 gennaio il paese ha condannato il “gesto offensivo” dell’ultimo numero della rivista Charlie Hebdo. Secondo il portavoce della diplomazia iraniana, Marzieh Afkham, la vignetta ferisce “i sentimenti dei musulmani” e “può rilanciare un circolo vizioso del terrorismo”. “Condanniamo il terrorismo in tutto il mondo, ma allo stesso tempo condanniamo il gesto offensivo della rivista”, ha detto Afkham. Una manifestazione di protesta, prevista per domenica 18 gennaio, è stata annullata senza spiegazioni. Secondo l’agenzia di stampa Fars, gli organizzatori hanno annunciato che la protesta si terrà comunque il 19 gennaio davanti all’ambasciata francese a Teheran.
  • Senegal. Il 14 gennaio è stata vietata la diffusione dell’ultimo numero del settimanale satirico Charlie Hebdo e del quotidiano francese Libération per la pubblicazione delle vignette con Maometto. Il divieto di distribuzione e diffusione ha riguardato tutto il territorio nazionale.
  • Egitto. Il 13 gennaio, giorno precedente all’uscita del nuovo numero, Dar al Ifta, un’importante istituzione religiosa egiziana, ha messo in guardia dalla pubblicazione di nuove vignette che rappresentino Maometto sul giornale satirico Charlie Hebdo. “È una provocazione ingiustificata nei confronti di un miliardo e mezzo di musulmani in tutto il mondo”, era scritto in un comunicato dell’organizzazione specializzata in pareri legali. “Questa pubblicazione causerà una nuova ondata di odio nella società francese e in quella occidentale, e questo non aiuta la coesistenza e il dialogo culturale, al quale aspirano i musulmani”, concludeva il comunicato.

(Fonte: "internazionale.it")

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