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Le Quirinarie di Grillo

Creato il 13 aprile 2013 da Casarrubea
Quirinale

Quirinale

Se ci fosse stato bisogno di una prova gernerale per capire quanto inservibile sia il sistema della rete per operazioni politiche in cui si decide la sorte degli italiani e delle loro istituzioni, sarebbe stato sufficiente osservare l’andazzo preso dalla cosiddette quirinarie, che con gergo spregiativo Grillo e i grillini (non vedo in quale altro modo possano essere chiamati i seguaci di questo imprevedibile comico) hanno tenuto nella giornata odierna in nome della Rete e della democrazia.
Forse è bene ricordare ai quarantottomila iscritti al M5S che hanno votato, che per eleggere un presidente della Repubblica, da quando esiste questa nostra Carta costituzionale, si devono riunire non un manipolo di ragazzi o adulti di ambo i sessi, che stando seduti comodamente sulla loro poltroncina di casa, davanti al loro bel computerino, scelgono chi più gli aggrada, ma tutti quei deputati e senatori che convocati dai presidenti di Camera e Senato si radunino in seduta congiunta, per adempiere a un atto senza il quale non c’è processo di nulla. Perché tutto si blocca, il governo si rende impossibile, e gli stessi parlamentari non possono neanche levarsi il cappello per posarlo sullo scranno per dire: – il posto è occupato.
La finzione di eleggere il presidente della Repubblica per chiamata diretta, come pare vogliono suggerire quelli del M5S, è perciò un turpiloquio solitario, interno solo a questo movimento in cui pare che un comico abbia deciso di continuare la sua farsa grottesca prendendo per i fondelli gli italiani.
Capisco che entrando nell’attuale parlamento c’è da turarsi il naso, ma io non ho visto grandi spinte di massa in questo movimento per cambiare la legge elettorale e fare in modo che a rappresentare il popolo ci sia veramente chi è stato designato dalle strutture che il popolo medesimo si è dato per farsi rappresentare, secondo il modello, fino a prova contraria, della democrazia rappresentativa e non quello della Città del Sole del domenicano Tommaso Campanella.
Prova diretta dell’impossibilità di una società platonica al tempo di internet ci è data infatti dalla stessa rete di Grillo. Una sorta di comunità di mormoni alla rovescia, di volti sconosciuti, ciascuno dei quali esiste potenzialmente sul piano territoriale locale, ma al quale è impedito l’accesso all’azione universale mediante il potere decisionale. Dunque, la base territoriale frammentata ha scelto dieci nomi e la rete di Grillo ce li ha comunicati, senza dirci come è stata compilata la graduatoria e quanti voti ciascuno dei designati ha ricevuto. A questo limite si deve sommare ancora quello che deriva dal fatto che la designazione prescinde dalla volontà dei fortunati destinatari del prezioso dono della dea bendata. Tant’è che almeno la metà dei designati ha fatto sapere (e bene ha fatto) di non essere disponibile a una simile candidatura. Per alcuni altri si sono sollevate le critiche di base della comunità, perché avendo a che fare con una società di illibati cittadini, ognuno si sente più puro dell’altro e pare che avverta l’ obbligo inquisitorio di andare a cercare vecchie storie, per turarsi il naso ed eliminare le nefandezze altrui.
Così sappiamo che i quarantotto mila che hanno votato, dopo avere avuto tutta la bella comodità di fare le loro ricerche nella rete tanto millantata, hanno scelto nell’ordine: Bonino Emma, Caselli Gian Carlo, Fo Dario, Gabanelli Milena Jola, Grillo Giuseppe Piero detto Beppe, Imposimato Ferdinando, Prodi Romano, Rodotà Stefano, Strada Luigi, detto Gino, Zagrebelsky Gustavo. Con il piccolo inconveniente che, tranne Grillo e Fo, nessuno di loro sapeva di essere al centro degli interessi più alti dei grillini. E neanche che su ciascun nome si sarebbero sollevate delle critiche, tranne forse il caso di quel galantuomo di Imposimato e qualche altro le cui qualità sono indiscutibili certamente non per merito di Grillo detto Beppe.
Ma tutti questi candidati designati si rendono ben conto di trovarsi al centro di un’opera farsesca impresentabile, perché ciascuno di loro sa benissimo che non sono le assemblee popolari che designano i presidenti della Repubblica, ma i parlamentari. Perciò molti hanno già cominciato a dire che la cosa non li riguarda. E hanno fatto bene. Perché se non l’hanno precisato quale credibilità possono avere accettando il gioco dei grillini?
Giuseppe Casarrubea


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