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Le ragioni dei vinti

Creato il 29 aprile 2015 da Albix

Le ragioni dei vintiInsegno da circa trenta negli Istituti Tecnici che un tempo formavano i ragionieri (oggi si parla di programmatori e periti contabili).

Non ho mai mentito ai miei studenti. Ho sempre cercato di trasmettere loro la mia piccola scienza giuridico-economica e qualche frammento della mia grande coscienza civica.

Per il 70.mo anniversario della Liberazione la mia scuola ha organizzato,  per le quinte classi,  un programma teatrale che è stato prodotto  per le scuole da un gruppo culturale e che ha per  titolo “Partigiani Fratelli Maggiori” ispirato a un’idea teatrale di Gianfranco Macciotta.

In Consiglio di Classe, nell’aderire alla importante iniziativa, avevamo deliberato di affrontare l’argomento della Resistenza da diversi punti di vista, senza tralasciare i collegamenti tra il diversi movimenti di liberazione e il dettato costituzionale che scaturì dal confronto tra le diverse componenti ideologiche che, unite, si opposero al nazifascismo.

In classe, all’inizio della discussione, una maturanda, nella sua consueta forma, alquanto arguta e battagliera, ha esordito dicendo che lei era stufa di sentire ripetere le vuote formule della retorica resistenziale e che,  per di più,  non considerava giusto che questi qui (riferito al gruppo culturale che li attendeva in Aula Magna alle 11,30), si presentassero senza un’adeguata controparte, un contraltare ideologico,  che esponesse anche le ragioni degli sconfitti.

Vari altri studenti sono intervenuti successivamente, vivacizzando una discussione proficua e costruttiva.

Io ho cercato di mediare tra le due fazioni che sembrano contrapporsi nel dibattito: quella che considerava ormai superata e da archiviare l’esperienza dei partigiani e della loro resistenza al nazifascismo e quella che, al contrario, riteneva ancora doveroso tributare un ricordo di elogio e gratitudione a chi aveva combattutto per le libertà di cui abbiamo goduto in questi sette decenni di dopoguerra.

Ho convenuto ora con gli uni, ora con gli altri.

Naturalmente ho fatto anche presente, su un piano meramente tecnico o informativo, che nella Costituzione si potevano rinvenire, scorrendo i diversi articoli, le tracce delle differenti ideologie che in quella stagione si ritrovarono unite a combattere in un sol fronte contro il nazifascismo, a fianco degli alleati americani: la componente socialcomunista, quella cattolica e quella liberale sopra le altre.

A un certo punto, la stessa studentessa che aveva acceso il dibattito in avvio di discussione,  ha esclamato che anche i partigiani avevano ucciso e fatto delle vittime, magari anche innocenti.

Lì non ho potuto astenermi dal dire che anche io piangevo i morti dell’altra parte.

I morti meritano tutti rispetto, anche quando combattevano nella parte che la storia ha visto sconfitta; e ancor di più quando combattevanop per degli ideali in cui essi sinceramente  credevano.

Ecco, forse manca proprio questo, per una completa ricomposizione dell’unità nazionale e per una festa della Liberazione pienamente condivisa: il riconoscimento delle ragioni dei vinti.

 


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