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Le Serie de Il Buio In Sala: recensione "The Fall - prima stagione"

Creato il 26 gennaio 2015 da Giuseppe Armellini

Tornano le serie e ovviamente, come regola interna personale, sempre rigorosamente cortissime. 
Questa è di sole 5 puntate da un'ora esatta ciascuno.
Non ho mai visto con attenzione X-Files, a parte qualche sporadicissima puntata.
Per questo ritrovarmi davanti Gillian Anderson 20 anni esatti dopo il primo episodio di quella serie cult non ha avuto per me quell'effetto malinconia che probabilmente colpirà molti.
Ho solo trovato una donna di 45 anni dalla bellezza mozzafiato.
E, per quanto mi riguarda, una grande attrice.
Ancora un'altra serie inglese che sembra americana, ancora un altro ottimo prodotto dal Regno Unito.
Niente per cui stracciarsi le vesti, intendiamoci, soltanto l'ennesima dimostrazione di come gli inglesi sappiano unire perfettamente buone idee, qualità tecnica ed eccellenze attoriali.
The Fall è una classicissima caccia al serial killer costruita interamente sul concetto di parallelo.
Parallele sono le due vicende, quelle delle indagini della polizia, con a capo Stella Gibson (la Anderson) e quelle del serial killer; parallelo è il montaggio, alternato con costanza quasi maniacale, a volte pure in maniera pericolosamente analogica (ad esempio, tra gli innumerevoli casi, quando Stella fa sesso mentre il killer uccide la nuda vittima o quando lo stesso killer fa il bagno alla sua bimba mentre la polizia parla del corpo lavato e pulito della vittima), paralleli, se vogliamo, sono gli stessi due personaggi principali, diversissimi nei ruoli ma molto simili nella sostanza, un uomo e una donna di cui non conosciamo nulla, dalla spiccata intelligenza, dall'assoluta incapacità, almeno apparente, di empatizzare e dal desiderio di prevalere, metaforicamente o no, sugli altri.
E parallelo è lo stesso modo di raccontare il killer (un bellissimo e bravissimo Jamie Dornan, ahimè ora a rischio di una carriera "seria" per colpa delle 50 sfumature), con quell'alternanza tra la vita casalinga di padre (quasi) perfetto e la malattia/ossessione/perversione che lo porta non solo ad uccidere giovani (e belle) donne more, trentenni, single e dai buoni impieghi, no, ma anche a soddisfare le sue perverse fantasie prima, durante e dopo l'omicidio.
The Fall ci mostra il volto dell'omicida sin da subito perchè quello che interessa principalmente in questa serie non è lo scoprire chi e come, ma lo scavo psicologico dei due personaggi principali.
Siamo a Belfast, capitale dell'Irlanda del Nord, una delle città più calde d'Eurupa, da sempre. Città di bombe ed attentati, una polveriera sempre pronta ad esplodere, davvero insolita come ambientazione per un film di serial killer.
Il film prova ancha ad inserire più di una vicenda parallela, come quella della giovane madre che perde il figlio appena nato all'ospedale (che porta forse ad una delle scene più intense ma rimane francamente quasi ininfluente ai fini della trama) o tutte quele realtive a Monroe (marito della prima vittima), con i festini, le collusioni con la polizia e un omicidio che mai si spiegherà fino in fondo.
Tutto questo dà "ciccia" alla serie, la colora, ma a volte si ha la sensazione che la struttura non sia legata perfettamente o comunque che tutto sia solo sfondo e contorno della vicenda principale, senza inficiarla minimamente.
Parecchie le scene buone come ad esempio la bellissima panoramica sopra le stanze di casa nell'episodio 1, con quella telecamera che volteggia da una stanza all'altra per mostrare azioni e spostamenti della famiglia. Molto buone anche le sequenza degli agguati e degli omicidi, costruiti perfettamente e atti a mostrate la maniacale cura con cui Phil, il killer, prepara l'omicidio e poi lo "vive" anche post mortem.
Credo che la forza principale di The Fall sia proprio nella figura di Phil, un uomo bellissimo, apparentemente irreprensibile (anche se almeno a livello sessuale lo è anche nei fatti visto che, oltre a non far sesso con le vittime non prova mai nemmeno nella vita "reale" a tradire la moglie pur avendone, ca va san dire, tutte le possibilità), una persona senza un passato, amante dei bambini ma anche portatore sano di una misantropia e misoginia non assolute, ma selettive. Odia le donne more in carriera ma difende per esempio la ragazza maltrattata dal compagno e sembra provare un sincero affetto, davvero molto simile all'amore per la moglie. Affetto da chari disturbi psicologici e sessuali è un uomo che però, in tutto il resto, sembra possedere molto controllo ed anche dei valori tutt'altro che negativi (l'amore per i figli e l'incapacità di tradimento sopracitato). Anche il lavoro che fa, quello di consulente psicologico per persone colpite da lutti, è veramente perfetto perchè presuppone un "distacco" per il dolore altrui, un saper analizzare freddamente la disperazione, una capacità che lui non possiede solo professionalmente ma molto più profondamente.
Dall'altra parte c'è Stella, una donna abituata a comandare, incapace di manifestare la benchè minima emozione (ma gli occhi parlano di qualcos'altro, parlano di una vita - e non di un animo - che l'ha portata ad esser questo), intelligentissima, colta e femme fatale.
Tutto procede abbastanza linearmente fino a quando nel piano perfetto di Phil non si presenta però un imprevisto, una terza persona nelle scena del delitto. E così, quelli che erano omicidi perfetti, puliti, maniacali, in quel caso si trasformano in un delirio di sangue, nel caos.
Ed ho trovato interessantissimo vedere poi lui bruciare tutto, le "agende" delle vittime, il manichino, qualsiasi cosa. E non tanto per paura di essere scoperto ma perchè quell'ultimo omicidio ha definitivamente distrutto la sua perfezione, la sua immacolata fantasia, il suo progetto privo di errori ed imperfezioni.
La serie si conclude più che in maniera aperta, direi spalancata, in ovvia attesa della seconda stagione.
Niente di miracoloso ma qualcosa da vedere di certo se appassionati della materia.

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